sabato 17 ottobre 2020

Il cimitero di Santa Croce

 

a cura di Giuseppe Ruiu


(Articolo n. 60 sulla storia di Cargeghe e dei suoi abitanti)


Alcuni documenti ottocenteschi - di seguito fedelmente trascritti - presenti nell'archivio parrocchiale descrivono la richiesta del rettore di Cargeghe, il teologo Giovanni Scarpa, al vicario generale capitolare della diocesi Turritana (tra il 1806 e il 1819 la sede arcivescovile era vacante) in merito alla concessione delle somme necessarie al fine di costruire un cimitero attiguo all'oratorio di Santa Croce, all'epoca ubicato nella periferia a nord dell'abitato e oggi inglobato al suo interno, da prelevarsi dai fondi dell'oratorio medesimo. 

Il villaggio di Cargeghe aveva già un suo cimitero: "Su cimitoriu de Santu Quirigu", di epoca cinquecentesca e posto tutto intorno alla parrocchiale (anche se l'area in virtù dei ritrovamenti archeologici effettuati nel corso degli anni era adibita a luogo di sepoltura già da epoche ben più remote) dove venivano inumati gli abitanti del paese, ma evidentemente gli spazi di sepoltura dovevano essere ormai esigui e dunque si cercava ulteriore sito adiacente all'altro edificio di culto del paese, in terra consacrata. Le norme di pubblica igiene di epoca napoleonica, che imponevano la sepoltura delle salme al di fuori dei centri abitati e non più intorno, e all'interno, dei luoghi sacri, verranno adottate a Cargeghe solo qualche decennio dopo, nel 1852, con l'inaugurazione del nuovo camposanto a pochi passi dal paese, oggi denominato: "Su campusantu 'ezzu", vecchio poiché nel XX secolo venne edificato il nuovo camposanto, comunemente denominato: "Baiolu Mannu", in condivisione con il confinante paese di Muros.

Nel cimitero di Santa Croce (oggi non più esistente), e come descrive il documento anche all'interno dell'oratorio, venivano sepolti i confratelli dell'antica confraternita della Santa Croce, ma anche altri abitanti del paese, in particolar modo nel corso delle varie epidemie che colpirono Cargeghe. I lavori di costruzione vennero eseguiti da un muratore del luogo, tale Giovanni Solinas.

L'amministratore dei beni dell'oratorio, che su ordine del vicario generale capitolare, elargì le somme necessarie alla realizzazione dell'opera era denominato in lingua sarda: "s'oberaju de s'òbera de Santa Rugue" ("Obrero de Santa Cruz" in castigliano), carica rivestita da un sacerdote (al tempo il reverendo cargeghese Salvatore Simula), mentre la figura di priore della confraternita era appannaggio degli esponenti delle famiglie nobili del paese, in particolare della famiglia dei cavalieri Satta. Una leggenda locale narra che al di sotto dell'oratorio un tunnel sotterraneo risalisse il paese fino a "Mandra" (sito di un deposito comunale) passando forse nei pressi dell'antica dimora dei Satta.


Area del cimitero di Santa Croce adiacente all'oratorio
                            

                                                           

Richiesta somme al vicario generale capitolare

Illustrissimo reverendo signor vicario generale capitolare

Il Teologo Collegiato Giovanni Scarpa Parroco del villaggio di Cargeghe umilmente espone a V[ostra] S[ignoria] Ill[ustrissi]ma e Rev[eren]d[issi]ma qualmente venderebbesi a quella popolazione necessaria la formazione di un picolo cemitero attiguo all'oratorio di Santa Croce, per non esservi sufficiente posto in detto oratorio in cui sono soliti tumularsi i cadaveri di tutti quelli individui.

Le spese necessarie per la costruzione di quell'opera ascenderebbero a scudi sessanta, le quali potrebbero prelevarsi dai fondi dell'istesso oratorio sia perché la Chiesa Parrocchiale non vi potrebbe in conto alcuno accudire per soggiacere più presto a debiti considerevoli, come ne sarebbe a V[ostra] S[ignoria] Ill[ustrissima]ma e Rev[eren]d[issi]ma ben noto, sia perché non lo potrebbero i Parrocchiani a cagione di loro manifesta povertà, ed attesa la sterilità delle trascorse raccolte, neppure il rassegnante parroco.

Epperò supplica si compiaccia V[ostra] S[ignoria] Ill[ustrissi]ma e Rev[eren]d[issi]ma prendere in benigna considerazione l'esposto, in appresso favorevolmente provvedervi. Grazia[?].

Teologo Colleg[ia]to Giovanni Scarpa Rettore.


Accoglimento della richiesta

Essendo Noi pienamente informati della vostra dell'esposto, e sue circostanze, accordiamo al (?) Parroco ricorrente la domanda, ordinando all'amministratore dei beni, e proventi di quel oratorio di sborsare, e corrispondere la chiesta somma necessaria per la formazione di quel detto cemitero, e d'inserire questo Nostro decreto nel libro dell'amministrazione. Sassari lì 23 feb[brai]o 1818.

Puliga V[icari]o capit[olar]e


Ricevuta per lavori

Il sottoscritto muratore Giovanni Solinas domiciliato in questa confessa di aver ricevuto dal (?) Rev[eren]do Salvatore Simula in qualità d'amministratore dei beni dell'Oratorio di Santa Croce la somma di lire cento sessanta quattro e mezza per fatura e materiali necessari alla formazione d'un cimetero attiguo al d[ett]o Oratorio ed in fede.

Cargeghe lì 28 aprile 1818

Giovanni Solina

giovedì 3 settembre 2020

Visite pastorali nella Cargeghe seicentesca

 

a cura di Giuseppe Ruiu


All'interno dei Quinque libri di Cargeghe si trovano alcuni resoconti delle visite pastorali che gli arcivescovi turritani compivano periodicamente nei villaggi della diocesi per amministrare le cresime e prendere visione della situazione generale delle parrocchie.

Le visite pastorali erano scrupolosamente calendarizzate e sovente preparate da una predicazione. La visita, dopo il rito della confermazione, si concludeva con un decreto, che analizzava con scrupolo ciò che fosse da correggere nella liturgia, nell'apparato liturgico e nell'arredo ecclesiastico in dotazione alla parrocchia. Si indicavano anche le novità da introdurre che sarebbero state verificate nella successiva visita.

Per Cargeghe, nel periodo in esame – il seicento –, è stato possibile prendere nota della frequenza delle visite dei vari arcivescovi turritani (singolarmente vi sono anche due visite effettuate dai vescovi di Bosa) succedutesi nel corso degli anni, e per alcune di esse trascrivere e tradurre dal castigliano le relative relazioni finali, presenti in copia sui registri parrocchiali dalle quali è possibile trarre una serie di interessanti informazioni storiche sullo stato dell'edificio di culto in ogni suo ambito e in generale sulla sfera religiosa del villaggio.

Come già accennato in altro lavoro, la prima visita pastorale della quale si fa menzione è quella dell'arcivescovo Alfonso Delorca (De Lorca, Delarca) il 23 aprile del 1598, ma non si conserva copia del resoconto nei registri. Delle visite, nel 1553 e 1555, dell'arcivescovo Salvador Alepus - figura di spicco di erudito, innovatore e mecenate nella Sardegna del XVI secolo - il quale effettuò le prime visite pastorali in assoluto nella diocesi turritana, si hanno resoconti editi molto dettagliati sullo stato delle parrocchie della diocesi, ma a differenza dei villaggi del circondario, egli non visitò la parrocchia di Cargeghe, così anche per quella della vicina Muros.

Tale dato potrebbe indurre a ipotizzare che all'epoca (nel 1555) la chiesa parrocchiale dei Martiri Quirico e Giulitta non fosse stata ancora edificata o completata, e dunque per tale ragione non si effettuò la visita pastorale (anche se andrebbe compreso il motivo per il quale non si visitò nemmeno la vecchia parrocchiale di San Pietro a valle del paese, ancora strutturalmente efficiente e si presume operante). I registri parrocchiali principiano dall'anno 1569 e dunque entro tale data essa fu già edificata e in funzione. Abbiamo così un lasso di tempo (14 anni) nel quale la parrocchiale venne probabilmente eretta, magari su impulso proprio dell'arcivescovo Alepus, e magari anche con il contributo del feudatario del paese, all'epoca don Geronimo Cardona y Castelvì barone di Ploaghe (la cui lastra tombale è ancora oggi visibile murata nel duomo di Alghero). Il lavoro fu con probabilità affidato alle esperte maestranze sassaresi riunite in corporazioni: picapedrers, albaniles, carpinteros, fusters, escultores, doradores, esperti nello stile tardo gotico di provenienza catalana ma dopo secoli riletto in originale chiave sarda, che alla fine del secolo XVI° su impulso dei gesuiti giunti a Sassari qualche decennio prima, verranno gradualmente edotte al nuovo - per la Sardegna - stile rinascimentale.

Elenco delle visite pastorali seicentesche:

1610, 18 novembre, visita pastorale del vescovo di Bosa don Gavino Manca de Cedrelles; 

(1619?), 12 maggio, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Gavino Manca de Cedrelles; 

1623, 19 maggio, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Diego (Giacomo) Passamar; 

1626, 21 aprile, seconda visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Diego Passamar; 

1630, 1 maggio, terza visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Diego Passamar; 

1637, 8 febbraio, visita pastorale del vescovo di Bosa (già rettore di Cargeghe) don Giovanni Maria Del Olmo; 

1645, 3 marzo, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Andrea Manca; 

1651, 19 agosto, seconda visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Andrea Manca; 

1662, 28 aprile, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Inigo (Ignazio) Royo (con resoconto); 

1665, 26 aprile, seconda visita pastorale dell'arcivescovo turritano Inigo (Ignazio) Royo (con resoconto); 

1673, 28 maggio, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Gavino Catayna; 

1686, 30 gennaio, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Juan Morillo y Velarde (con resoconto); 

1688, 7 marzo, seconda visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Juan Morillo y Velarde (con resoconto); 

1694, 4 maggio, visita pastorale di Juan Francisco (Luguia?) delegato dell'arcivescovo turritano Juan Morillo y Velarde. (con resoconto).

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Visita dell'anno 1662

Noi fra don Ignacio Royo per la grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica arcivescovo ("Arzobispo") metropolita turritano, primate di Sardegna e Corsica e del Consiglio di sua Maestà.

Essendoci trasferiti in questo villaggio di Cargeghe ("villa de Cargegue") per proseguire la prima visita del nostro arcivescovado, abbiamo visto nella chiesa parrocchiale di detto villaggio la decenza nel quale si trova il Santissimo Sacramento dell'Eucarestia, gli Oli santi e la fonte battesimale ("El Santisimo Sacramento dela Eucharistia, los olios sagrados y Fuente bautimal"), quello che ci parve comandarvi, per maggior servizio di Dio e bene delle anime, è il seguente.

In primo luogo incarichiamo e ordiniamo al reverendo rettore e curato che tutte le domeniche all'ora che riterrà più opportuna chiami con una campanella i bambini ("llame con una campanilla los niños") e la gente del posto per insegnargli la dottrina cristiana, come abbiamo comandato nel nostro sinodo, con la citazione, che se non lo eseguissero bene, li castigheremo con le pene in essa contenute, e perché recepiscano meglio l'insegnamento, si faccia la spiegazione in lingua sarda ("lengua sarda"), procurando che le orazioni e articoli della nostra fede, li si apprenda nella detta lingua sarda, avendo sperimentato che conoscono la dottrina cristiana in latino, e quando gli si chiede come la capiscono, rispondono che non sanno cosa alcuna.

Comandiamo anche in virtù della santa obbedienza, e pena di maggiore scomunica ("y pena de excomunicacion maior") agli obrieri delle chiese parrocchiali di Cargeghe e Muros, che tutti gli anni senza alcuna remissione facciano pagare qualsiasi persona che voglia il diritto alla primazia, che consiste nel pagare per accendere la lampada del Santissimo e gli comandiamo sotto il medesimo precetto che facciano pagare anche quelli che sono in ritardo nel pagamento di detta primazia, e a coloro che hanno l'obbligo di pagarla e desiderano ancora ritardarla, gli comandiamo sotto la stessa pena e censura la paghino a detti obrieri, i quali se alcune persone fossero renitenti nel compiere questo pagamento, avvisino il rettore e il curato, ai quali comandiamo in virtù della santa obbedienza che dopo averli ammoniti una, due e tre volte, in tre giorni distinti e consecutivi li dichiarino pubblicamente scomunicati, se con effetto immediato non paghino questo diritto di primazia ("derecho de primicia").

Inoltre dato che nella chiesa parrocchiale di Cargeghe sia ha la necessità di alcune cose, ordiniamo all'obriere con pena di maggiore scomunica, che entro sei mesi esegua gli affari della chiesa, e se non li compirà, ordiniamo al rettore sotto la medesima censura di adempiere alla proprietà e rendite della rettoria. Una navicella d'argento perché serva con l'incensiere, tre corporali nuovi, quattro panni da lavabo, una cotta. Due panni grandi per il lavabo dei sacerdoti. Che si acquistino tre panni per le ampolle con i propri vassoi, e tre cartagloria per gli altari di S. Antonio, San Filippo Neri e S. Sebastiano ("los Altares de S. Antonio, San Felipe Neri, y S. Sebastian"). Si faccia una copertura in legno per la fonte battesimale. Che si raddrizzino le due porte della chiesa ("las dos puertas dela Iglesia"). Che si adattino gli altari portatili di modo che siano uguali ai fissi. Che si faccia di nuovo la copertina ai due vecchi messali. Che si ricuciano e adornino tutti gli ornamenti, mantelli o scialli che ne hanno la necessità in modo che [testo illeggibile] in particolare il pallio damascato ("palio de catalufa"), conservando il nuovo per le feste principali.

Inoltre che la chiesa di Muros, come quella di Cargeghe amministrino i cinque libri ("los cinco libros") nei quali si registrano i battezzati, cresimati ecc. Ordiniamo al rettore con pena di dieci scudi che entro un mese provveda, e compri due libri con fogli ben rilegati che cadauno abbia per lo meno cinque pagine di carta, uno dei quali venga consegnato al curato di Muros, affinché faccia dette registrazioni, e l'altro lo terrà il detto rettore per la medesima incombenza nella sua chiesa, e gli ordiniamo sotto la medesima pena che acquistando detti libri, ce li porti a Sassari ("a Saçer") affinché si ponga in essi autenticamente i mandati di questa nostra visita.

Inoltre avendo preso visione dei conti della chiesa di Cargeghe, abbiamo trovato alcuni sensali, i quali non si fanno pagare per incuria dei passati amministratori, e affinché non si perdano del tutto e si abbia la migliore diligenza possibile nel trovare le ipoteche e le proprie riscossioni. Imponiamo al rettore con la pena di una maggiore scomunica “ipso facto incurrenda”, che entro nove giorni, che gli precisammo con tre termini perentori, consegni subito a Thomas Querqui obriere di detta chiesa ("Obrero de dicha Iglesia") tutte le carte, atti, e scritture di tutti i sensali che detta chiesa possiede, e questo sia fatto con l'inventario di dette scritture e sensali, dei quali si facciano due copie firmate dal detto Thomas Querqui, nelle quali dica di incaricarsi di tali scritture, e sensali, e si obbliga a restituirle purché da noi vengano richieste, e una copia di questo che darà al rettore per verificarla e la medesima ce la invierà a Sassari affinché si inserisca nell'archivio della nostra curia.

Incarichiamo e comandiamo a detto Thomas Querqui che abbia tutta la diligenza possibile ("todas las dilegencias possibles") così come ci fidiamo della sua cristianità e buon zelo per raccogliere detti sensali e scoprire le ipoteche più vecchie cercando di riscuotere tutte le pensioni dovute, dal quale avrà da Dio nostro Signore il premio vigilando sulla proprietà della chiesa, che così celermente servono per la sua venerazione e adorazione divina.

Inoltre affinché questa nostra arrivi a conoscenza di tutti chiediamo al rettore di Cargeghe, e al curato di Muros, che ognuno nella sua chiesa la legga alla popolazione in alta e intellegibile voce in lingua sarda il primo giorno festivo al tempo dell'offertorio della messa maggiore, facendo una relazione ognuno di essi alla fine di detta visita come lo abbiano così eseguito firmandolo di propria mano. Dato a Florinas il 23 di aprile del 1662 ("los 23 de Abril de 1662"). Arcivescovo turritano. C C licenziato Martines Puliga.

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Visita dell'anno 1665

In Cargeghe

Noi fra don Ignacio Royo per la grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica arcivescovo metropolita turritano, primate di Sardegna e Corsica, vescovo di Ploaghe (“Obispo de Ploague”) e vessillifero della Santa Chiesa di Roma e del Consiglio di sua Maestà cattolica.

Avendo visitato la chiesa parrocchiale del villaggio di Cargeghe e la sua annessa di Monte Muros ci è parso comandare quanto segue.

In primo luogo al rettore e curato che proseguano come fino ad ora con tutta la vigilanza e cura nell'insegnare ai bambini di entrambi i villaggi la dottrina cristiana spiegandola e facendo in modo che la apprendano in lingua sarda affinché così la intendano e recepiscano meglio.

Inoltre rinnoviamo e confermiamo di nuovo gli editti che abbiamo inviato in ordine all'Opera delle feste (“Obrerania delas fiestas”) con comminazione delle pene, censure e riserve in essi contenute.

Inoltre avendo esaminato il modo e forma con i quali sono stati eseguiti i nostri comandamenti nella passata visita in entrambe le ville di Cargeghe e Muros, abbiamo constatato con grande dolore del nostro cuore (“con mucho dolor de nuestro corazon”) che non si è eseguita cosa alcuna di quelle che avevamo comandato specialmente per la riparazione e aggiustamento degli ornamenti e quello più grave è non avere aggiustato il sacrario del villaggio di Muros né vi è niente degli ornamenti che comandammo di essere fatti nuovi, sebbene la povertà della chiesa (“pobreza dela Iglesia”) come la rappresenta il rettore possa servire da scusa però non l'accettiamo, poiché tutte le cose possono essere aiutate: pertanto dichiariamo che il detto rettore sia incorso nella pena pecuniaria da Noi imposta in una precedente visita a Muros e Cargeghe, per la quale pena manderemo un esecutore in qualsisia proprietà delle quali si serve detto rettore perché dai profitti di esse si possa trarre ciò che necessita ad entrambe le chiese.

Inoltre affinché tutto ciò abbia l'effetto dovuto ordiniamo a Agustin Angel Sequi scrivano della nostra curia, faccia un embargo di qualche proprietà e beni che sono di detto rettore facendone un promemoria, e dando avviso di ciò, in modo da fornire ciò che è conveniente per l'esecuzione del nostro antecedente decreto.

Inoltre ordiniamo che questa nostra visita si copi in autentico nel libro della parrocchiale di Muros (“se copie authenticamente en el libro dela paroquial de Muros”), e in virtù della santa obbedienza e a pena di maggiore scomunica ordiniamo al rettore che la pubblichi in entrambe le chiese il primo giorno festivo al tempo della messa maggiore (“el primer dia festivo al tiempo dela missa mayor”) quando la popolazione è congregata, affinché tutti sappiano quello che abbiamo ordinado e il rettore darà fede sotto la medesima pena di averlo eseguito in tal maniera. Dato a Cargeghe il 26 di aprile del 1665. Arcivescovo turritano.

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Io il Dottor Gavino Branca rettore di detta chiesa (“Io el Doctor Gavino Branca Rector de dicha Iglesia”), dico e faccio fede che le pubblicai il primo giorno del mese di maggio, anno 1665. Giorno festivo dei gloriosi S. Filippo e S. Giacomo (“delos gloriosos S. Phelipe y S. Giaime”) al tempo della messa maggiore stando la popolazione congregata (“pueblo congregado”), in lingua sarda, ad alta e intelligibile voce, tutte le commissioni che sua signoria illustrissima ordinò, e per essere così la verità, firmo di mia mano con gli infrascritti testimoni. Giorno e anno come sopra. Idem Branca come sopra.

Il reverendo Pedru Paulu Sanna.

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Visita dell'anno 1686

Noi don Juan Morillo y Velarde, dell'Ordine di Calatrava (“dela orden de Calatrava”) per la grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica, arcivescovo metropolita turritano primate di Sardegna e Corsica e del Consiglio di sua Maestà. Trovandoci in questo villaggio di Cargeghe continuando la nostra santa prima visita pastorale abbiamo visitato la chiesa parrocchiale e il reverendo rettore e i venerabili curati, sacerdoti e altri nostri sudditi, e gli amministratori di detto villaggio. Vista la decenza del Santissimo Sacramento, dell'altare, gli Oli santi e fonte battesimale (“y vista la decençia del Santissimo Sacramento, del altar, los olios santos y fuente Baptismal”), ci è parso decretare e ordinare quanto segue.

In primo luogo ordiniamo e comandiamo al rettore e curati che tutte le domeniche e giorni festivi insegnino la dottrina cristiana radunando i bambini e anche la gente con una campanella e l'insegnino in lingua materna (“con una campanilla y los ensegnen en lengua materna”) e spieghino i principali misteri della nostra santa fede pena di due scudi al rettore per ogni domenica che non ottempera, per lui o per i curati, a questa ben precisa obbligazione. Al detto rettore e curati avvertiamo che non varrà dire per discolpa che non possono andare, ed è bene che noi non citiamo ("es bien no cité por nosotros") il detto secondo cui gli ignoranti devono essere accusati nel giudizio finale.

Essendo nostro obbligo assicurarci che i curati e i sacerdoti ordinati in ordine sacro che stiamo visitando siano uniti con l'esempio, la vita retta e la scienza così necessaria per illuminare i fedeli dalle tenebre dell'ignoranza (“la siençia tan necessaria para alumbrar alos fieles de las tinieblas dela ignorançia”), ordiniamo rispettivamente ad ognuno e a tutti insieme che un giorno di ogni settimana, nel pomeriggio, si riuniscano al suono della campana nella detta chiesa parrocchiale a conferire in merito ad alcuni casi morali per almeno due ore e che il rettore proponga una caso in particolare o questione la quale possa sembrare la più conveniente affinché il giorno della settimana seguente ognuno dica ciò che ha studiato in merito a detto caso o questione. E affinché vada avanti e si intensifichi tale necessaria importante pratica, nessuno si permetta di non praticarla (“ninguno se atriva a faltar a ella”), ordiniamo a detto rettore con pena di venti scudi per ogni volta che omettesse di praticarla e farla rispettare, e ai curati pena la sospensione dei loro uffici, e ai sacerdoti di dire messa con il termine di un mese, e agli ordinati in "ordinis sacris", che stanno per conseguirli, che non li promuoveremo a detti ordini (“no los promoveremos a dichos ordenes”) fin quando non constateremo tramite testimonianza autentica del rettore di avere assistito a tali incontri.

Inoltre per ciò che abbiamo inteso che i confessori confessano le donne davanti ai confessionali senza usare la griglia o grata (“los confessores confessan las muyeres por delante delos confessorios sin usar dela reja o rallo”), che fa parte del confessionale per tale scopo, siccome abbiamo riconosciuto che da questo abuso seguono molti gravissimi inconvenienti (“muchos y gravissimo incombenientes”) che abbiamo presentato ripetute volte alla Santa Sede Apostolica e alla Sacra Congregazione, ordiniamo e raccomandiamo al rettore e agli altri confessori pena una scomunica maggiore "ipso facto incurrenda" e la cui assoluzione ci riserviamo, che non si permettano di confessare donne se non attraverso la grata del confessionale cosicché le penitenti possano con meno pudore confessare le proprie colpe (“con que podran las penitentes con menos pudor decir sus culpas”) evitando così gli inconvenienti riferiti.

Inoltre per quanto conviene al servizio di Dio e per il bene della chiesa, in maniera più chiara stiano le messe e i legati pii: ordiniamo, comandiamo e inviamo al detto rettore e curati che non seppelliscano ogni volta ciascuno ("que no entierren cadaver cadauno") finché prima non prendano nota delle messe e delle opere pie estratte dal testamento e nella celebrazione della sua sepoltura, tramite tale nota potremo facilmente sapere nel giorno della nostra santa visita ciò che dovremo far rispettare, e da chi, e cosa stabilirono gli eredi, e fornire ciò che il testatore ha lasciato, e se dovesse succedere che morisse qualche "ab intestato" lo annotino così nella detta celebrazione e il rettore ce ne dia subito conto affinché si disponga per il bene della sua anima ("para que dispongamos en bien de su alma"), del quale abbiamo detto dando per inteso che non spetta [testo illeggibile] a noi disporre degli "ab intestati" secondo le costituzioni sinodali del nostro arcivescovado.

Inoltre avendo visitato la sacristia abbiamo trovato necessarie alcune cose, ordiniamo e comandiamo che entro un anno si faccia una navicella d'argento ("se haga una navicela de plata") e entro un mese due corporali, sei purificatori, quattro panni da lavabo e che nella chiesa di Muros si faccia quello che ordinerà il nostro vicario il quale farà le nostre veci nel visitarla. 

Inoltre per quanto riguarda il dottor Solinas che fu rettore del villaggio di Ploaghe l'anno passato 1685, o seguente, che diede a questa chiesa parrocchiale cento libre a interesse del dieci percento secondo il volere di detto rettore mentre era vivo, e al presente li carica Bartholome Solinas suo erede di Codrongianos ("su heredero vecino de Codrongianos"), il quale contratto è illegale e usurario, e sappiamo che passano attraverso Thomas de Querqui di questo villaggio quarantaquattro scudi per pagare il capitale e gli interessi trascorsi dall'ultimo anno; ordiniamo al reverendo rettore obriere, e al detto Thomas de Querqui che non paghino alcuna cosa né riscattino detto censo a pena di maggior scomunica [testo illeggibile] sentenza, e sotto la stessa censura tengano il denaro senza spenderlo senza il nostro espresso ordine ("sin orden nuestro expresso"), e se il detto Bartholome Solinas lo chiede gli dicano di presentarsi nella nostra curia e lo sentiremo e amministreremo giustizia senza pregiudizio nei suoi confronti per i nostri mandati e dichiarazioni, e dei diritti del nostro promotore fiscale.

Inoltre avendo visitato l’altare della Vergine Santissima, San Giuseppe e San Giovanni che si trova nel lato della epistola il cui dipinto è molto bello e di grande devozione da parte del popolo (“el altar de la Virgen Santissima San Joseph y San Joan que està a el lado de la epistola cuya pintura es muy buena y de grande devocion al pueblo”), abbiamo anche sentito che è diminuita la devozione e che assiste poca gente con il rettore e i sacerdoti alla litania che si dice le domeniche nel pomeriggio, e perché da oggi si frequenti di più una così santa donna concediamo quaranta giorni di indulgenza a tutti quelli che assisteranno a dette litanie e così lo stesso li esortiamo a che le prime domeniche di ogni mese preghino il rosario di cinque decine in coro dopo dette litanie e concediamo loro altri quaranta giorni in più di indulgenza (“concedemos quarenta dias de indulgencia”) di modo che le prime domeniche pregando il rosario guadagnino ottanta giorni.

Inoltre ordiniamo e comandiamo che le primazie che pagano i vassalli di questo villaggio ("alas primissias que pagan los vassallos desta villa") e in quello di Muros, alle cui campane del Santissimo Sacramento sono applicate dette primazie, si conservino e si osservino i mandati del nostro predecessore in modo che non si perdano.

Inoltre avendo visitato il sacrario del Santissimo Sacramento abbiamo constatato che non ha tenda di fronte per la parte di dentro come si conviene. Ordiniamo e inviamo al reverendo rettore e obriere di metterla entro cinque giorni e che quando i curati andranno a Sassari per gli oli, mettano nelle cassette le lettere e i segnali ("que quando vayan los Curas por olios a Saçer hagan poner enlas caxas las letras y segnales") con cui si distinguono, che sono poi così mal poste e confuse di forma tanto che da esse  non è possibile riconoscerli uno dall'altro.

Inoltre abbiamo preso i conti a Thomas de Querqui di questo villaggio delle diciotto vacche della chiesa che gli affidò il nostro antecessore Vergara nella sua ultima visita e abbiamo trovato che abbia ottenuto un buon frutto per l'utilità della chiesa (“haver procedido buen fruto en utilidad dela Iglesia”) e avere oggi ventotto vacche di [testo illeggibile], confermiamo tale decreto affinché si prenda cura indipendentemente dal rettore e obriere, e lo ringraziamo per avere ben operato, e opera, in questa materia.

Inoltre abbiamo preso i conti a detto Thomas de Querqui dell'Opera delle Anime del Purgatorio (“obraria de las Animas de Purgatorio”) e abbiamo trovato più o meno centotrenta capre [testo illeggibile], e che il frutto è stato ripartito molto bene a beneficio delle anime benedette (“en provecho de las benditas almas”) e lo confermiamo come obriere vita natural durante.

Concessione Ius patronatus e sepeliendi a Thomas de Querqui, anno 1673 (parrocchiale di Cargeghe, ex cappella Anime del Purgatorio)

Inoltre avendoci fatto una relazione il detto Thomas de Querqui che ha una casa in questo villaggio della lampada del Santissimo Sacramento che confina da un lato con la casa di Cathalina de Nurra ("que alinda de una parte con casa de Cathalina de Nurra") e dall'altro lato con una del reverendo Juan Matheo Mula e la casa di Juan Carta, via traversa, e che paga per quella cinque libre ogni anno ("que paga por ella sinco libras cada año") e che la vuole in proprietà dando per essa un censo di cinque libre di pensione annuale di proprietà sessanta, e due libre e dieci che li paga ogni anno Salvador Pinna e sua moglie Cathalina Angela Masala di questo villaggio e che si proceda al riscatto ed estinzione di detto censo con la sua persona e i beni e la stessa casa attendendo all'utilità e alla maggior sicurezza della lampada e accondiscendendo al desiderio ("acondessendo al deseo") del detto Thomas de Querqui comandiamo e decretiamo si faccia detta permuta nella detta formula e si proclami ciò con l'inserzione di questo decreto.

Inoltre Francisco Satta obriere di detta lampada ("obrero de dicha Lampana") ci ha fatto una relazione e dato una lista di molte persone che devono dei censi e affitti di case e [testo illeggibile] a detta Opera la quale abbiamo firmato di nostra mano e ci ha fatto relazione della povertà dei debitori ("nos ha echo relacion dela pobresa de los devidores"), ordiniamo e comandiamo con pena di maggior scomunica a detto Francesco Satta che raccolga dette partite ad agosto e ai debitori che le paghino con pena di maggior scomunica [testo illeggibile] e al reverendo rettore che li pubblichi, non pagando, come scomunicati ("descomulgados"), la cui assoluzione ci riserviamo. Infine comandiamo che questi nostri ordini si leggano al popolo in lingua volgare ("se lean al pueblo en lengua vulgar") il primo giorno festivo con i nostri personali editti che si leggano altresì il giorno del Giovedì santo con la bolla della [testo illeggibile]. Dato a Cargeghe il 30 gennaio del 1686.

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Visita dell'anno 1688

Don Joan Morillo y Velarde per la grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica, arcivescovo metropolita turritano, primate di Sardegna e Corsica e del Consiglio di sua Maestà. Trovandoci in questo villaggio di Cargeghe (“enesta villa de Cargegue”) continuando la nostra seconda santa visita, abbiamo visitato la chiesa parrocchiale, la sua sacristia, il Santissimo Sacramento, gli Oli santi e cimitero, con la confraternita di Santa Croce (“con la Cofadria de Santa Cruz”), i quali li abbiamo trovati con la dovuta decenza, e di questo diamo grazia alla divina Maestà, e per suo maggior servizio e gloria ci è parso decretare ciò che segue.

In primo luogo confermiamo tutti i nostri decreti e editti ecclesiastici nel corso della nostra santa prima visita, che trattano della disciplina e educazione ecclesiastica e cristiana (“disciplina, y educacion eclesiastica y Christiana”) della scienza morale e altre cose concernenti alla modestia dei costumi che devono avere i sacerdoti e ecclesiastici.

Inoltre decretiamo e inviamo che in merito agli effetti custoditi dall'obriere della chiesa parrocchiale si facciano in primo luogo due albe (camici) con le loro sopravvesti (mantelli) di stoffa ordinaria per l'uso quotidiano dei sacerdoti. Inoltre si facciano un piviale (pluviale) con le sue tuniche con collo a ciambella viola con le frange e guarnizioni di seta, inoltre una navicella d'argento (“navicela de plata”) conforme al turibolo di cui dispone detta chiesa.

Inoltre [testo illeggibile] si faccia un aspersorio d'argento [testo illeggibile] e direzione del reverendo rettore di questo villaggio che lo compia entro l'anno.

In fine confermiamo i decreti della nostra prima visita [testo illeggibile] dando testimonianza da parte di uno dei curati di averli pubblicati. Dato a Cargeghe il 4 di marzo 1688.

Inoltre ordiniamo che entro il mese si metta una serratura alla porta del sacrario del Santissimo Sacramento poiché abbiamo constatato che non chiude e apre come deve (“que no sierra y abre como se debe”), la quale incombenza commissioniamo al reverendo rettore che la compia entro detto [testo illeggibile] sotto pena di sei scudi applicati per la sacristia della parrocchia. Dato come sopra. Joan arcivescovo turritano.

Abbiamo appreso che nei funerali alcune donne perdono il senso della ragione - ma devono tenere in considerazione che la morte è comune a tutti e che proviene dalla volontà di Dio (“de ser la muerte comun a todos y que proviene dela voluntad de Dios”) - e iniziano a lamentarsi, cosa che la gente chiama “atitare” (“y passan a endechar que el vulgo dize atitare”), cose che portano all'odio e a cattive volontà; pertanto ordiniamo che d'ora in avanti i curati e il reverendo rettore del villaggio, che trovino simili donne in lamentazione (“hallando semejantes mugeres endechando”), le lascino il cadavere nelle loro case e non lo portino a seppellire sotto pena di sospensione, fintanto che si siano zittite e cessino di lamentarsi (“sino que sieren callarse y cessar de endechar”), e ci rendano conto per loro cautela, come è stato detto. L'arcivescovo.

Giorno 15 di aprile 1688

Io infrascritto curato faccio fede (“hago fe”) come mi è stato imposto in lingua sarda tutto quello che ha ordinato sua signoria illustrissima al tempo della messa principale il giorno di Giovedì santo (“jueves Santo”) stando il popolo congregato, del quale dò testimonianza, giorno e anno. Bachis Baquiddu curato.

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Visita dell'anno 1694

Avendo visitato, infrascritto delegato visitatore (“delegado visitador”), la chiesa parrocchiale di questo villaggio, il Santissimo Sacramento, sacristia, fonte battesimale, cimitero e inoltre le Opere, abbiamo trovato tutto con la dovuta decenza, si è decretato quanto segue.

In primo luogo restando confermati i decreti delle visite di sua signoria illustrissima a cui si era smesso di obbedire, si invia al priore e confraternita dell'oratorio di Santa Croce (“al Prior y Cofadria del Oratorio de Santa Cruz”) che tutti gli anni prendano i conti all'obriere e precettore di detto oratorio con l'assistenza e in presenza del reverendo rettore, per questo errore dunque si sono trovati i conti molto confusi (“pro esta falta se han hallado las cuentas mui confusas”), li compiano allora ogni anno sotto pena di dieci scudi e sotto giudizio di maggior scomunica, e le stesse pene le invia al detto priore e confratelli (“dicho Prior y Cofadres”) che i giorni festivi facciano le funzioni dell'oratorio in inverno alle ore otto e in primavera alle sette del mattino. Dopo di questo visiteremo gli inconvenienti che accadono nel rimanere la chiesa parrocchiale senza la dovuta assistenza al tempo delle funzioni (“en quedar la Iglesia Parroquial sin la assistencia devida al tiempo de la funciones”), che si facciano con il concorso che si richiede.

Infine si ordina e si invia a tutti gli obrieri che non prestino cosa alcuna della chiesa né grano né soldi (“los Obreros no presten cosa alguna dela Iglesia ni trigo ni dinero”) con pena di pagarlo con i propri beni, e tanto questi con gli altri decreti delle altre visite si rendano note al popolo il primo giorno festivo attuando la loro pubblicazione. Dato a Cargeghe il 28 di [testo illeggibile] 1694. Signor Juan Francisco (Luguia?) delegato.

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venerdì 7 agosto 2020

Carieke e i condaghes in età medievale

 

MARCO SANNA


Carieke e i condaghes in età medievale*


Tale centro della curatoria ficulinese sorse in epoca altomedievale in continuità presumibilmente con un precedente insediamento agricolo d’età repubblicana, attestato da ritrovamenti di materiali fittili (II a.C.-VII)¹. L’ubicazione del Carieke medievale è da ricercare nel sito campestre di Santu Pedru, dove era presente l’omonima chiesa², dalla quale provengono diversi elementi d’un ingresso in pietra calcarea, ora inglobati in un’abitazione privata all’interno del moderno abitato, in corso di studio. In epoca e per ragioni non meglio precisabili – entro comunque la seconda metà del XIV secolo –, avvenne il trasferimento nell’attuale sito, già sede d’un precedente stanziamento nuragico³ e tardoromano, per quanto la coesistenza dei due centri demici siano concepibili, seppur per breve tempo, alla luce di quella situazione di distribuzione demografica peculiare del Medioevo, caratterizzata da una moltitudine di piccoli agglomerati o cortes, andati successivamente incontro ad accentramento d’abitato. A breve distanza dal sito in questione sorgevano inoltre Muskianu (odierna località Muscianu-Codrongianos), popolato da 30 fuochi nel 1358 e già spopolato nel 1425, e Contra, al quale Carieke era collegato da un sentiero, luogo di un’antica processione. La nascita di Contra, modesto agglomerato di case creatosi attorno alla pieve di S. Maria di Cargeghe e umile “romitorio” camaldolese piuttosto che villa, è certamente successiva a quella di Carieke, e da circoscrivere fra XII e XIII secolo; l’abbandono deve riferirsi ai secoli XIV-XV¹⁰.

La pieve di Contra venne anche infelicemente identificata coi ruderi della cappella di Santa Maria ‘e Fenu-Codrongianos¹¹ o con la cappella della distrutta villa di Urieke¹². L’edificazione è attribuibile a maestranze toscane operanti nelle curatorias di Florinas e Gocèano nella seconda metà del XII secolo; l’edificio compare per la prima volta nella bolla (7/3/1125) del pontefice Onorio II, dove si legge, a proposito della Sardinia Insula, sanctae Mariae in Contra¹³ (dipendente dalla S.S. Trinità di Saccargia) fra i possedimenti dell’Ordine del S. Salvatore di Camaldoli nel Regno di Torres¹⁴. Presenta un’unica navata absidata ad E con semicupola a tutto sesto, privata delle cornici

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¹ MANCA DI MORES 1998, p. 769. Fra questi uno ziro con ingrappatura plumbea circolare (SPANO 1870, p. 24), pertinente ad una necropoli ad enchytrismós della quale non è nota l’estensione.

² V. SODDU 1998, pp. 133, 152.

³ SPANO 1854, p. 17; SPANO 1870, p. 24. Non sussistono oggi tuttavia prove tangibili della frequentazione nuragica.

 MANCA DI MORES 1997, p. 147; MANCA DI MORES 1998, p. 769. La frequentazione tardoromana è attestata da un sepolcreto ad enchytrismós (MANCA DI MORES 1998, p. 769) e dai rinvenimenti Spano 1869, consistenti in anfore appuntate, e giarre piene d’ossa, nonché pietre coniche fisse al suolo in forma di sepolture da gigante, presumibilmente cippi funerari romani (attualmente, forse, scomparsi), e dunque databili a partire dal I-III secolo, come presupposto dal Tore (TORE 1998, p. 49).

 La tradizione locale è tuttora memore dell’antica ubicazione dell’abitato; pure per Florinas, ad esempio, la tradizione recita che la sede originaria fosse ubicata a circa 1 km di distanza dall’attuale (DAY 1987, p. 169).

 DAY 1973, p. 92.

 MANCA DI MORES 1998, p. 769.

 MANCONI 1960, p. 17.

 Il cognome de Contra, contrariamente al corrispondente toponimo, è ampiamente attestato nei documenti medievali, seppur presumibilmente non sempre attribuibile al villaggio in questione (CSPS 104; CSNT 208, 209; CSMS 134, 136, 212).

¹⁰ DAY 1987, p. 321.

¹¹ DAY 1973, p. 92.

¹² BONAZZI 1900, p. 142. Ciò è anacronistico, in quanto la menzione di Sancta Maria d’Urgeke in CSPS 36 è riferibile al 1073-ante 1082, allorché la chiesa di Contra non era ancora stata edificata.

¹³ MARTINI 1841, p. 417; CDS 37.

¹⁴ CORONEO 1993, p. 136; SODDU 1998, p. 134.

di chiusura¹⁵. La muratura, a sacco, è realizzata senza bicromia in conci medi di calcare e radi elementi trachitici, giustapposti con malta di calce aerea senza apparenti segni di discontinuità¹⁶. La facciata, larga 5,25 m, mostra campanile a vela sormontato da una crocetta in pietra, entrambi di fattura secentesca, luce cruciforme (corrisposta nel frontone E), coppia di peducci litici atti a reggere una tettoia lignea, e semilunetta a tutto sesto (al cui interno i blocchi lavorati sono disposti a formare una croce). Il lato S comprende una monofora con doppia strombatura analogamente a quello N, dove è presente un secondario ingresso alla chiesa, seriore rispetto all’impianto, accompagnato sulla destra da un’acquasantiera a conchiglia in roccia marmosa di realizzazione secentesca; in entrambi, esiste un piccolo arco ogivale a lato dell’abside e allineato con la cornice della medesima¹⁷, oggi visibile solo nel lato S, poiché nel fianco settentrionale è stato coperto dalla costruzione di un avversato portico¹⁸. Alla base e alla sommità dei muri corrono cornici di gronda, ribassate nei lati N e S. È una delle più piccole chiese romaniche dell’Isola¹⁹ assieme a S. Maria di Otti-Òschiri, con la quale presenta diverse analogie.

Più articolato appare il sistema stradale gravitante attorno agli insediamenti, rimaneggiato o reimpiantato per lo più su precedenti fondi romani, collegante i vari centri demici tramite diverticula convergenti principalmente verso la a Turre Caralis. Il reticolo di comunicazioni, nel suo insieme, si sviluppa all’interno dello spazio delimitato dalla Via Turresa e dal suo diverticulum di Ossi²⁰. Da questo si distaccava, primo da N, il tracciato di Bajolu²¹ che, dopo un percorso di 800 m, giungeva non lontano dal sito dell’odierno abitato, dal quale presumibilmente discendeva a valle, fino a ricongiungersi all’arteria madre, passando per il sito d’età repubblicana di Santu Pedru-Santu Pihhóppiu²², come confermerebbe la presenza d’alcuni tratti in selciato²³. Pressoché 800 m a SSE della precedente diramazione, presso il nuraghe Colt’‘e Lòttene-Ossi, doveva prendere avvio la carreggiata visibile presso la località Funtana ‘e Cantareddu, la quale, dopo 250 m ca. di pavimentazione poligonale in direzione E, viene meno nuovamente, difettando di qualsiasi collegamento, per quanto qualche traccia parrebbe discernibile nel valico di Magola, maggiore valico della catena del Giorrè e punto di penetrazione all’area retrostante – nonché di discesa da questa²⁴.

La prima menzione del villaggio con la chiesa di sanctu Petru è contenuta in una scheda databile ante 1063-1065 del condaghe di Silki assieme alle famiglie de Nussas e de Funtana²⁵.

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¹⁵ Un elemento di tali cornici è stato inglobato nel paramento del lato E in occasione d’un riattamento della zona absidale.

¹⁶ L’ambiente interno, con copertura lignea a capriata ed originariamente pavimentato con conci squadrati, misura lung. 8 m ca. × larg. 4 ca., con altezza, all’imposta delle capriate, di 4,5 m.

¹⁷ CORONEO 1993, p. 144.

¹⁸ V. MOSSA 1988, p. 29.

¹⁹ RCV, p. 165.

²⁰ BELLI 1988, p. 339.

²¹ MANCA DI MORES 1998, pp. 767-769; DE MURTAS 2000, p. 182.

²² Sull’estensione globale dell’insediamento v. MANCA DI MORES 1998, p. 769.

²³ MANCA DI MORES 1998, p. 769.

²⁴ Da non sottovalutare la disposizione a raggiera attorno all’imboccatura del valico dei siti di frequentazione, o pure d’insediamento, d’età romana.

²⁵ CSPS 24: “Parthitura – De servis: EGO prebiteru petru iscarpis, ki parthibi cun prebiteru Gavini pithale a ffiios de istefane de nussas e de maria de funtana, ki furun de sanctu petru de silki, e de sanctu petru de carieke. A justa, et a Bona, et a elene, leuaitilos sanctu petru de silki; et a migali, et a petronella et a barbara, et a petru leuaitilos sanctu petru de carieke”. Infelicemente Cargeghe è stato confuso svariate volte (v. TOLA 1861, p. 14; BONAZZI 1900, p. 132; DI TUCCI 1912, p. 264; TARAMELLI – MINGAZZINI 1940, p. 126; DEMELAS 1941, pp. 69-70; PORCHEDDU 1997, p. 29 ecc.) col vicino centro medievale, ormai distrutto, di Urieke, pieve e sede di corona della curatoria, localizzabile presso la rovinosa chiesa di Santu Barore-Florinas, privata del tetto e della facciata durante l’uragano del 1832 (v. TETTI 1997, p. 303, fig. 8); il vicino nuraghe conserva difatti tuttora la denominazione di Runagh’‘e Uszeghe [ARU – LODDO 1922, p. 97; TARAMELLI – MINGAZZINI 1940, p. 126; il gigantinu segnalato da quest’ultimo è ormai pressoché non distinguibile, come d’altronde gli impianti abitativi, ancora discernibili a metà ‘700, come risulta da inediti documenti dell’Archivio di Stato di Sàssari]). Riferibili a questo villaggio dovrebbero anche essere le cappelle di Sancta Maria d’Urgeke (CSPS 36; 1073-ante 1082) e San Pedro d’Uryeque (CSMS 14, 15; 1198-ante 1218), localizzate purtroppo anche queste in

Successiva citazione si ha nella trascrizione cinquecentesca di una scheda risalente al 1147-1191 del Condaghe di S. Michele di Saivénneru, relativa alla donazione di un salto presente non lontano da Cargeque²⁶.

Del territorio attualmente di pertinenza comunale di Cargeghe le fonti medievali citano le località di Sette Chehhos²⁷ e (presumibilmente) Sa Luzzana²⁸, entrambi sede d’un salto, nonché, finora privo di identificazione, il toponimo Gurellu, citato in CSPS 420 (post 1210) in quanto presso Codrongianos e riconoscibile nell’attuale toponimo cargeghese Burégliu, sito al confine col territorio del suddetto comune.

L’attestazione in CSMS 317, 336, 338 del cognome de Gusalla, porta all’identificazione di una località d’insediamento così denominata, non citata d’altronde in alcun documento medievale. Tale centro, tuttavia, può essere localizzabile presso la località Busadda, a 2,8 km da Cargeghe, lungo la sponda destra del Riu ‘e Mulinu, nel sito pressoché dell’attuale S.P. 131. La citazione, inoltre, del suddetto cognome in CSNT 255, 264 è con ogni probabilità da riferire ad un secondo Gusalla o Gusalle, da collocare in Montiverru, come presuppone il toponimo Busadde-Cùglieri. Naturalmente questa ipotesi è stata avanzata unicamente per le menzioni, d’altronde scarse e coeve, contenute in un condaghe di Ploaghe, mentre altrettanto sarebbe audace supporre per la località Cabatténneru-Cargeghe ed il cognome de Capat(t)hennor, ampiamente documentato in tutto il condaghe di Silki dal XI al XIII secolo, e per le località più eterogenee (Ploaghe, Porto Torres, Thiesi, Uri; CSPS 6, 12, 27, 121, 191, 297, 303, 378), riscontrabile anche nel condaghe di Trullas (CSNT 6, 46, 53, 64, 66, 95, 192, 199, 207, 223, 257, 260, 270 nelle grafie Capaçennor, Capattennor, Capat(t)hennor, Capazennor), nonché in quello stesso di Salvennor (CSMS 177 [Canpatenor]). Come toponimo, compare unicamente in CSPS 193, 321 e CSMS 163, 164, 194; ma d’altronde, considerata l’estesa attestazione generale, ed in particolare nel manoscritto semestenese, è concepibile una molteplice diffusione del toponimo (il toponimo contenuto in CSPS 193 è d’incerta localizzazione; le citazioni salvennoresi vanno riferite presumibilmente al suolo osilese²⁹) e, in particolare, di centri demici così designati. L’attestazione del CSPS 321 (1065-ante 1082) pare l’unica riferibile alla regione cargeghese (per la quale non sono implicabili attività insediative).

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territorio di Cargeghe ed identificate rispettivamente con S. Maria di Contra (BONAZZI 1900, p. 142) e, talvolta, col S. Pedru del CSPS: se della prima non resta pressoché traccia né su altre carte né sul terreno di Florinas (da notare come il Santu Barore non compaia in CSPS, ma solamente in CSMS 14 [San Salvador] assieme col San Pedro e, isolato, in CSMS 207 [id.]) è errato, in quanto citata – a prescindere da errore – in una scheda circoscrivibile ante 1063-1065, identificare la medesima con la pieve di Contra, la cui fondazione non va oltre la prima metà del XII secolo. Il San Pedro va localizzato nell’omonimo sito florinese, dove esisteva fino ad epoca recente (TETTI 1997, p. 26).

²⁶ CSMS 267: “Dio a San Miguel de Salvenor don Niquellu Comida su salto de monte Surtalis por Dios y por su alma q. le tenia de D. Uitoria de Roma por auerle adotado por hijo y me le dio con uoluntat de su ermano el Jues Barusone por limitacion del Reino. y es el termino del Salto desde sa nuque de lunis como sale a mano dereza del camino para ir a monte. y passa ala era ariba de Cargeque passa todo por el ualle atermino de la de Gantin de Uangios y passa aplano derezo a Corona Incuruata de Supra Muros y baja a Corona de Ualiclu filicosu y buelue a nuque de lunis. testes que se allaron qdo melo dio el obispo de Gisalclu D. Juan telle y D. Comida de querqui Cafana Curador dardar y D. Manuel Curador de tir. esto dio à San Miguel por Dios y su alma con uoluntat de su ermano Jues Barusone”.

²⁷ In CSMS 175 (post 1082-1127) è detto Sesanta Querquos (TETTI 1997, p. 226).

²⁸ L’etimologia di tale toponimo è certo scontata; esso è relativo ad una località presso Sette Chehhos, già menzionato in CSMS 175 (post 1082-1127) assieme al Salto de lugurgiana, che, per quanto di “lettura incerta” (TETTI 1997, p. 275), è stato identificato dal Tetti col nome in questione (TETTI 1997, p. 226). Ammettendo dunque tale eventualità, è d’obbligo ascrivere il medesimo, dato il (o i) suffissi, ad ambito romano, con paretimologia seriore ed adattamento del nesso -sz- (?>*l[ō/ū]c[ā/ū]rĭāna(m)>lugurgiana>*luszana>luzzana) a doppia semiocclusiva (cfr. lurzana “terreno argilloso” [PITTAU 2000, I, p. 592]); dell’antroponimo latino Lūcārĭus parrebbe un aggettivo sostantivato.

²⁹ TETTI 1997, p. 222.

Conporu – Cotroianum: Conporaili a Petru de Muskianu su saltu de Capathennor, ki parthiat latus a ppare cun Ithoccor de Vanios, e deivili j boe, et j vacca, et ij maiales, e ij sollos de pecuiu, parpare xj sollos. Testes, Petru de Campu, e Gunnari de Vanios, e cComita de Carvia, e Baru de Castavar³⁰.

La località di riferimento è Codrongianos, ma l’area interessata è certo situata al confine col territorio di Cargeghe, come suggerisce il cognome di Petru de Muskianu.

CSMS: TETTI V. (a cura di

Il Condaghe di S. Michele di Salvennor – Patrimonio e attività dell’abbazia vallombrosana, C. Delfino, Sassari 1997.

CSNT: MERCI P. (a cura di

Il Condaghe di S. Nicola di Trullas, C. Delfino, Sassari 1992.

CSPS: BONAZZI G. (a cura di

Il Condaghe di S. Pietro di SilkiTesto logudorese inedito dei secoli XI-XIII, G. Dessì, Sassari 1900.

RCV: PIRISINU S. (a cura di

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Il Condaghe di S. Pietro di SilkiTesto logudorese inedito dei secoli XI-XIII, G. Dessì, Sassari 1900.

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SODDU A. 

L’espansione tirrenica dei Malaspina di Lunigiana – Presenza politica ed economia in Sardegna (secoli XI-XIV), Sassari 1998.

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³⁰ “Compera – Codrongianos: Comprai a Petru de Muskianu il salto di Capathennor, che aveva in compossesso con Ithoccor de Vanios, e gli cedetti un bue, una vacca, 2 maiali e 2 soldi, per un totale di 11 soldi. Testimoni Petru de Campu, Gunnari de Vanios, Comita de Carvia e Baru de Castavar”.

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Rilievo funerario in pietra – Scultura e rilievo nella collezione comunale di Sedilo: dall’età nuragica alla punico romana, «Sedilo», IV, Soter, Villanova Monteleone 1998.


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*Per gentile concessione dell'autore: Marco Sanna, Academia

 

sabato 11 luglio 2020

Cargeghe e Muros nelle cronache del dopoguerra. La Nuova Sardegna, 1947-1950


a cura di Giuseppe Ruiu

In  questo nuovo lavoro si riporta una  selezione di articoli riguardanti i vicini centri di Cargeghe e  Muros - all'epoca  appartenente amministrativamente a Cargeghe - apparsi tra   le  colonne  della "Nuova Sardegna" tra il maggio del 1947 e il maggio del 1950. Il quotidiano locale dopo la censura del periodo fascista riprenderà le sue quotidiane  pubblicazioni nell'aprile del 1947.
Sono articoli - trascritti fedelmente ad eccezione di alcuni nominativi riportati con le sole iniziali - che  offrono  un interessante spaccato sociale, politico ed economico, ricco di conflitti e contrasti, di rivendicazioni, speranze e disillusioni di due comunità all'alba di una nuova era dopo  le  macerie morali e materiali lasciate dalla dittatura e dal secondo conflitto mondiale.

Testata d'epoca della "Nuova Sardegna"


La Nuova Sardegna, 15 maggio 1947
Da Cargeghe
Riunione del Consiglio Comunale 

CARGEGHE, 14 – Si è riunito il consiglio comunale. Il sindaco Oggiano ha deplorato la sistematica assenza della maggior parte dei consiglieri confermando che questo fatto lo costringerà di qui in avanti ad applicare verso gli assenti abituali le previste sanzioni. È stato approvato l'aumento tariffe imposte tasse comunali, e imposte consumo, aumentato il carovita dei dipendenti comunali come di legge, accolte le dimissioni del consigliere Sanna Giov. Maria. Una vivace discussione si è avuta per la richiesta da parte del Genio Civile di una maggiore spesa per completamento fognature, per cui è stato osservato che se i lavori non sono terminati non vi è da fare alcun addebito all'amministrazione bensì all'impresa che, iniziati i lavori da oltre sette mesi avrà al massimo fatte trenta giornate di lavoro. È stato deliberato di accordare la maggiore spesa mandando però per conoscenza all'Alto Commissario per la Sardegna ed al Ministero lavori pubblici una comunicazione sulla reale situazione.

*
La Nuova Sardegna, 29 maggio 1947
Da Cargeghe
Autolinee – Fognature

CARGEGHE, 28. - Sin dai primi del febbraio scorso è stato ripristinato il servizio di corriere Banari-Florinas-Cargeghe-Muros-Sassari, ma dobbiamo constatare che il più dei giorni sia a Cargeghe che a Muros la maggior parte dei passeggeri, e qualche volta addirittura tutti, vengono lasciati a terra. Naturalmente ciò dà adito a incresciosi incidenti che si verificano spesso tra il personale viaggiante, impossibilitato, nonostante la buona volontà, a caricare tutti, e quelli che rimangono a terra che si vedono costretti a farsi ben 12 chilometri a piedi. L'inconveniente potrebbe essere eliminato o facendo viaggiare una vettura con un maggior numero di posti, oppure non facendo salire sulla corriera i passeggeri di Siligo, già provvisti di altre due corse giornaliere, come più volte è stato promesso dalla direzione della SCIA a questa amministrazione comunale.
- Fra qualche giorno saranno ripresi i lavori per il completamento delle fognature. Vogliamo sperare, ora che l'impresa è stata affidata ad una ditta seria, che l'opera sia condotta presto a termine.

*
La Nuova Sardegna, 7 dicembre 1947
Furti – Servizio automobilistico

CARGEGHE, 5. - Nella notte dal 2 al 3 nel cortile di proprietà del signor Ruda Filippo, sono state rubate due oche del peso di Kg. 10 circa ognuna, una tacchina, 8 polli e due galline. Nessuna traccia dei ladri che agiscono indisturbati sia per la mancanza nel paese di un qualsiasi agente dell'ordine, sia per completa oscurità che regna nelle strade dato che l'amministrazione comunale è ormai stanca di mettere le lampadine della luce pubblica pubblica che si fulminano immancabilmente il giorno dopo. Sarebbe ora che le autorità si decidano a staccare almeno due agenti dalla stazione carabinieri di Ossi, con fissa dimora a Cargeghe dove per di più esiste il locale apposito già bello e pronto.
- Da circa un mese non vediamo più rispettato l'orario di partenza da Sassari della corriera per Cargeghe-Banari e ciò dipende dal fatto che dipende dal fatto che il suddetto automezzo viene staccato giornalmente da Sassari a Uri da dove rientra con vario ritardo nell'ora stabilita per la partenza per Banari.

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La Nuova Sardegna, 20 aprile 1948
A CARGEGHE

CARGEGHE, 19 notte. - Le elezioni per il Senato della Repubblica hanno dato i seguenti risultati: Macciotta 50, Lamberti 151, Abozzi 18, Polano 53, Marras 10.

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La Nuova Sardegna, 22 aprile 1948
A Cargeghe

CARGEGHE, 21 – Ecco il quadro dei voti di lista e di quello preferenziale per le elezioni alla Camera dei deputati: voti validi 685, nulli 5, elettori 750, votanti 690 (maschi 350, femmine 340):
Pax et iustitia: 0.
Fronte: 54 (Laconi 35, Lai 6, Polano 35, Setzu 1, Siotto 1, Spanu 26).
Pensionati: 6. (Fois 4, Pinna 1, De Gioannis 3, Manca 1).
Socialismo: 13. (Caddia 2, Congiu 2, Cottoni 9, Macciotta 1, Sensini 5).
M. N. D. S.: 0.
M. S. I.: 14 (Angioy 12, Bagedda 3, Deidda 1, Fadda 9, Mariotti 7, Palmas 1, Pazzaglia 1).
Repubblicana: 48 (Garibaldi 13, Ballero 2, Deidda 3, Falchi 12, Saba 37, Senes 1).
Lega sarda: 0.
Monarchica: 6.
Blocco: 40 (Abozzi 26, Abeltino 9, Angioni 7, Are 1, Cocco-Ortu 1, Era 4, Madau 1, Perantoni 1, Susini 2).
D. C.: 460 (Segni 270, Cara 5, Chieffi 267, Corrias 1, Fadda 196, Mannironi 13, Mastino 1, Murgia 1, Sailis 1, Scanu 98, Vieri 2).
Sardisti: 44 (Contu 2, Gessa 1, Mancaleoni 11, Melis 2, Pinelli 10, Pinna 3, Puggioni 25, Soggiu P. 2, Sotgiu B. 18).

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La Nuova Sardegna, 31 agosto 1948
Da Cargeghe
Autoservizi – Disoccupazione

CARGEGHE, 30. - Da circa un mese, appena cioè avuto sentore della attività della Mutton, la direzione della SCIA si è affrettata a mandare ai comuni di Florinas, Cargeghe e Muros una lettera in cui prometteva il ripristino di una seconda corsa per i suddetti paesi. Di questa promessa, fatta forse per tacitare eventuali inviti alla ditta Mutton, non abbiamo avuto nessun esito ed intanto mentre ora in quasi tutte le linee si viaggia celeri e comodamente seduti e si può giungere a Sassari sia al mattino che al pomeriggio, noi siamo costretti ancora a viaggiare in piedi sempre quando, dopo disgustose lotte che qualche volta trascendono in autentiche zuffe, si riesce a penetrare dentro l'autobus.
** Finiti i lavori agricoli comincia di nuovo a farsi sentire il grave problema dei disoccupati. Sappiamo che il Genio civile ha già approvato i lavori di costruzione d'una strada da Cargeghe alla stazione ferroviaria di Campomela ed inoltre 100 metri di fognatura nell'abitato di Muros e l'allaccio al serbatoio principale delle vicine sorgenti di Bolotana e Cantareddu, tutto un complesso di lavori insomma che se venissero quanto prima appaltati allevierebbero la precaria situazione di circa quaranta famiglie, oltre a creare delle opere di urgente necessità per tutti.

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La Nuova Sardegna, 1 settembre 1948
Le zanzare ricompaiono nel territorio di Cargeghe

CARGEGHE, 31. - Non ci lamentiamo per la impressionante invasione di mosche, chè tanto di tratta di male comune. Parliamo piuttosto delle zanzare che hanno preso d'assalto l'abitato con la logica conseguenza dello sviluppo di numerosi casi di malaria. Si risulta che un funzionario dell'E.R.L.A.A.S., in giro d'ispezione, passando su un focolaio bonificato poche ore prima dalla squadra di servizio, abbia potuto trovare in piena vitalità numerose larve, di cui addirittura alcune pronte al volo.
Non sappiamo se detto ispettore abbia preso severi provvedimenti nei riguardi degli addetti alla squadra di bonifica, però sarebbe bene che il controllo sugli uomini si estendesse oltre che al lavoro per cui sono comandati anche alla loro attività nei vari orti e vigne che attraversano.
Durante il periodo della sottoscrizione pro disoccupati gli operai dipendenti del deposito munizioni di Campo-Mela con nobile gesto, hanno raccolto la bella somma di lire 30.000 da destinare alla riparazione della (riga mancante - ndc) al suddetto Deposito. Molti mesi sono passati ed ancora non abbiamo visto nessun miglioramento della strada né d'altra parte siamo riusciti a sapere quale fine abbia fatto la somma raccolta.

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La Nuova Sardegna, 1 settembre 1948
Il cimitero di Muros è in completo abbandono

MUROS, 31. - Il cimitero di questo paese è in completo abbandono. L'erba è cresciuta, rigogliosa, senza che nessuno si sia mai curato di farla estirpare. Oggi l'erba secca domina tutto; croci e tombe sono completamente coperte. Il becchino funge da messo comunale, guardia e fontaniere. Ma se costui non può assolvere questi compiti, perché l'Amministrazione comunale non provvede a nominare qualcun altro fra i tanti disoccupati di questo paese? Basterebbe solamente pulirlo due o tre volte all'anno per dare al luogo sacro l'aspetto che gli compete.

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La Nuova Sardegna, 5 settembre 1948
Per l'autolinea Sassari-Florinas-Banari

In merito alla nostra corrispondenza da Cargeghe, pubblicata il 31 u.s. Che attribuisce alla direzione della SCIA un immaginario allarme in seguito alle altrui attività automobilistiche, ciò che la avrebbe spinta a promettere ai comuni di Cargeghe e Florinas, un'altra corsa automobilistica che invece non è stata istituita, la direzione della SCIA ci comunica: «In seguito all'aumentato traffico, resosi più intenso nel periodo estivo, come in tutte le altre autolinee, la Scia ha assegnato alla corsa supplettiva Sassari-Florinas, una vettura di maggiore capacità. Successivamente, con proposta in data 12 agosto, essa ha richiesto al competente ispettorato, l'approvazione del nuovo programma di servizio, comprendente tre coppie di corse nel tratto Sassari-Florinas. In data 23 stesso ne ha sollecitata l'autorizzazione, con istituzione del servizio anche nei giorni festivi. L'immediato inizio della prospettata corsa dipende dal rilascio della già chiesta autorizzazione, e non dalla Scia, che segue con attenzione le necessità degli autoservizi affidatile.»
Nel pubblicare questo chiarimento dobbiamo aggiungere doverosamente un sincero riconoscimento della buona volontà della Scia nel favorire le esigenze della popolazione. Questa impresa di trasporti, formata con capitali esclusivamente locali, e perciò limitati, ha sviluppato la sua attività con iniziative consone alle necessità della zona da essa servita. Si deve ascrivere a merito della Scia oltre l'istituzione di corse giornaliere multiple, anche per centri relativamente lontani, lo studio dei collegamenti con le stazioni ferroviarie ed infine la istituzione delle corse festive.
Le nostre segnalazioni non sono quindi intese a criticare l'opera di una società, della quali anzi segnaliamo le benemerenze, ma a rendere noti desideri, proposte e lagnanze delle popolazioni interessate, le quali, attraverso la pubblicità data dalla stampa, possono discernere ciò che è giustificato e ciò che invece rappresenta pretesa infondata.

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La Nuova Sardegna, 12 settembre 1948
Furto di lana

MUROS, 11. - Nella notte dal 9 al 10 ladri sconosciuti, penetrati dal tetto, hanno asportato dal magazzeno del sig. Luigi Tolu un quantitativo di lana per un valore di oltre duecentomila lire di proprietà dell'industriale Lorenzino Moretti. Sembra che la refurtiva sia stata trasportata lontano per mezzo di camions.
I carabinieri, recatisi sul posto, hanno iniziato le indagini. I ladri hanno potuto meglio portare a termine i loro piani favoriti dalle tenebre. Occorre che i nostri amministratori si interessino per risolvere le deficenze del servizio elettrico, mediante una accurata revisione dell'impianto.

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La Nuova Sardegna, 27 ottobre 1948
Problemi di Muros in attesa dell'autonomia

MUROS, 23. - Il 10 settembre c.a. La Deputazione provinciale ha espresso parere favorevole per la ricostituzione del Comune di Muros. Si spera che la pratica sia stata già inoltrata al Ministero competente e che l'ordine di ricostituzione non tardi ad arrivare. È da anni che la nostra popolazione attende con pazienza. Il consiglio comunale è composto da Cargeghesi e Muresi. Avrebbero potuto amministrare, regnando l'accordo tra loro, equamente tanto Muros quanto Cargeghe. Ma ultimamente è sorto tra loro un vecchio antagonismo. Sedute rumorose e lunghe inutili discussioni ne furono i primi sintomi. Oggi la maggior parte dei consiglieri di Muros diserta le riunioni comunali, lasciando agli altri il peso, non sempre lieve, di amministrare entrambi i paesi. Naturalmente le necessità di Muros vengono trascurate dai rimasti, in maggioranza di Cargeghe. Ne dà prova l'igiene pubblica che, nonostante le continue insistenze, anche in sede di consiglio dell'Ufficiale sanitario, lascia molto a desiderare: immondezzai nelle immediate vicinanze dell'abitato, rifiuti d'acqua delle fontanelle e dell'abbeveratoio che stagnano dando luogo a gravi inconvenienti, lavatoio ed abbeveratoio puliti molto raramente.
Non ci siamo ancora resi conto del perché la fontanella che sorge al centro del paese, cui due terzi o quasi della popolazione andavano ad attingere acqua, da più mesi sia chiusa.
Forse sembrerà ai nostri bravi amministratori cosa molto difficile acquistare una chiavetta e farcela applicare da un qualsiasi operaio.
In attesa dell'ordine di ricostituzione del Comune speriamo che fra i consiglieri di entrambi i paesi ritorni l'accordo e con l'accordo una buona amministrazione anche per Muros.

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La Nuova Sardegna, 10 novembre 1948
L'Arcivescovo mons. Mazzotti in visita pastorale a Cargeghe

CARGEGHE, 9. - Ricevuto all'ingresso del paese da tutte le associazioni religiose dal sindaco con tutta la giunta e le altre autorità civili e militari è giunto S. E. l'Arcivescovo di Sassari mons. Mazzotti in visita pastorale. Attraversata la via principale del paese tutto ornato di archi di trionfo, l'Arcivescovo è arrivato in parrocchia, dove dopo le funzioni religiose, ha impartito la S. Cresima a circa 60 fra bambini e bambine.
Trascorso tutto il pomeriggio tra visita pastorale e colloqui con gli esponenti delle varie associazioni religiose, S. E. Mazzotti è partito a tarda sera per Sassari, salutato ed applaudito da una numerosa folla. Una lode al nostro parroco monsignor Secchi per l'ordine e la perfetta organizzazione di tutte le cerimonie succedutesi.

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La Nuova Sardegna, 11 novembre 1948
Da Cargeghe
Servizi automobilistici

CARGEGHE, 10. - Da un mese circa la vettura della Scia che parte da Sassari alle ore 13.15 porta a Florinas la posta ordinaria ed i giornali. L'amministrazione comunale di Cargeghe ha da vario tempo pregato la direzione delle poste di estendere anche a noi questo beneficio, ma sinora senza alcun risultato. Vogliamo però sperare che la direzione delle poste esaudisca quanto prima questo nostro modesto desiderio che ci permette di ricevere posta e giornali con tre ore di anticipo.

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La Nuova Sardegna, 17 novembre 1948
Scuole appena riaperte e subito richiuse

MUROS, 12. - A Muros le scuole appena riaperte sono state chiuse per ordine del direttore didattico prof. Ganga perché i locali scolastici necessitavano di pronte ed urgenti riparazioni. Frattanto si sviluppava una forte epidemia di morbillo per cui l'ufficiale sanitario ritenne opportuno rinviare l'inizio delle lezioni. Ora però, quantunque i locali siano stati riparati e l'ufficiale sanitario abbia dato il nulla osta per la riapertura, dandone comunicazione a chi di competenza, le lezioni non sono state ancora riprese. Che cosa si aspetta?

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La Nuova Sardegna, 30 dicembre 1948
Un'utile iniziativa del Sindaco di Cargeghe

CARGEGHE, 29. - Invitati dal sindaco per venire incontro ai disoccupati hanno subito risposto i seguenti proprietari terrieri con le somme a fianco di ciascuno indicate, somme da adibire alla riparazione della strada vicinale Cargeghe-Campo Mela: Avv. Vittorio de Tura L. 8.000; Donna Maria Solinas 8.000; Donna Giuseppina Pitzolo 6.000; Don Battista Diaz lire 8.000.
Mentre a nome dei disoccupati, porgiamo un grazie di cuore ai nobili benefattori, preghiamo tutti gli altri proprietari che ancora non hanno corrisposto, di voler versare quanto prima una adeguata somma che oltre che alleviare la miseria di tante povere famiglie contribuirà a rendere praticabile e carreggiabile quella strada su cui essi svolgono la loro maggior attività agricola.

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La Nuova Sardegna, 22 febbraio 1949
La partenza da Cargeghe del parroco mons. Secchi

CARGEGHE, 21 – Dopo nove anni di permanenza fra noi è partito oggi, chiamato a reggere la parrocchia arcipretale di Ploaghe, il nostro parroco mons. Vincenzo Secchi. Dai tre giorni precedenti la partenza è stato da parte di tutto il popolo un continuo omaggio e tributo di affetto veramente commovente. Nel pomeriggio di sabato il consiglio comunale al completo ha ricevuto mons. Secchi, nella sala del Sindaco, per un rinfresco di commiato: alla partenza, presente tutto il popolo con le autorità civili e militari, erano giunti da Sassari in rappresentanza dell'arcivescovo, mons. Filia, mons. Loriga, mons Tolu, accompagnati da altro fitto stuolo di sacerdoti che hanno seguito il corteo sino a Ploaghe.
Pure a Ploaghe hanno accompagnato il loro amato pastore moltissimi cargeghesi servendosi di autobus della Scia e di altre macchine private. In nome di tutto il popolo ha detto delle nobili e commoventi parole il sig. Filippo Ruda.
A mons. Secchi, chiamato per i suoi alti meriti dalla fiducia dei superiori a un posto ben più impegnativo, vada il saluto augurale di tutti i suoi parrocchiani che sempre lo hanno seguito e stimato, che serbano di lui il ricordo che egli ha lasciato nella nostra chiesa parrocchiale che dalle sue esperti mani è stata completamente rifatta e rimodernata.

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La Nuova Sardegna, 15 aprile 1949
Da Cargeghe
Si prega per la pioggia

Cargeghe, 14. Per la persistente siccità oltre che vedere diminuire giornalmente la portata di acqua del serbatoio di distribuzione, notiamo lo stato veramente disastroso delle campagne. Mentre è irrimediabilmente compromesso il raccolto delle fave e dei piselli, comincia a profilarsi la minaccia per i seminati che già soffrono per la prolungata mancanza del loro prezioso alimento. Oggi, tutto il popolo al completo, ha portato in processione i Santi patroni Quirico e Giuditta (Giulitta - ndc) per le vie del paese e per le campagne, implorando la pioggia per salvare tutti dalla fame e dalla miseria.

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La Nuova Sardegna, 11 maggio 1949
Interessanti aspetti delle elezioni in Sardegna

Il confronto, centro per centro, con i risultati del 18 aprile e l'esame dei singoli voti preferenziali confermano che l'opinione pubblica degli elettori va configurando nell'isola una nuova situazione politica che segna un sensibile regresso della D. C. e l'affermazione di altre forze di centro e di sinistra a Cargeghe
Cargeghe. 10 – I voti preferenziali sono stati così assegnati:
PC: Sotgiu 51, Bussalai 49, Pinna 3, Marras 2, Cherchi 44, Sanna 14, Piras 4, Delogu 18, Manca 1, Mariani 13, Zucca 2, Polo 1.
PSLI: Bassu 29, Cantilena 2, Cottoni 29, Frau 2, Maciotta 17, Pinna 1, Rizzu 1, Ruiu 9, Ulgheri 9.
4 MORI: Azzena 59, Bua 46, Bullitta 1, Casu 6, Chiarini 1, Dettori 1, Manca 1, Manconi 10, Murgia 1, Muzzetto 3, Oggianu 4, Sotgiu 41, Spanedda 64, Vincentelli 1.
MSI: Satta 27, Angioj 3, Bianchina 29, Fadda 25, Fiori 7, Pinna 24, Sanna 2, Satta 2, Soro 1, Ventura 1.
DC: Azzena 9, Cherchi 42, Costa 54, Deriu 122, Devilla 33, Ferracciolo 5, Filigheddu 36, Fiorentino 3, Manca 18, Masala 2, Masia 50, Passino 12, Puliga 43, Secchi 22, Siotto 57, Solinas 10, Stara 141.
PSI: Bellu 1, Bianchi 1, Gabella 2, Lai 1, Pitzalis 1.
LUSSU: 0.
PNM: Bargone 18, Casula 22, Ciusa 31, Coda 12, Corda 19, Era 37, Maiorano 3, Marogna 5, Passino 4, Pilo Flores 42, Pinna 9, Pirino 2, Pirisino 36, Sardo 23, Scotti 2, Solinas 6.
SCUDO: Avet 1, Piras 1, Murtas 1, Sonnu 1.
Quanto alla nuova situazione politica si osserva che c'è un sensibile progresso dell'estrema sinistra (76 voti socialfusionisti e comunisti contro i 54 del fronte popolare), mentre i democristiani hanno avuto quasi la metà dei suffragi del 18 aprile (256 contro 460) e i sardisti alleati repubblicani hanno riportato 99 voti contro i 92 delle due liste separate dello scorso anno (44 i sardisti e 48 il PRI). Il MSI è passato da 14 a 48 voti, il PSLI da 13 a 42 e i monarchici da 6 a 141.

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La Nuova Sardegna, 8 luglio 1949
Da Cargeghe
Focolaio malarigeno prontamente aggredito

CARGEGHE, 7. - Già da qualche tempo è stato individuato dai tecnici dell'E.R.L.A. A.S. Un focolaio positivo di zanzara malarigena e dobbiamo lodare la tempestività con cui detto focolaio è stato aggredito bonificando per di più per un raggio di tre chilometri; tutto ciò dimostra la preparazione dei funzionari e la serietà della lotta. Quello però che dobbiamo lamentare è la spericolatezza degli autisti che attraversano a tutte le ore l'abitato a velocità pazza mettendo in continuo pericolo l'incolumità di bambini e grandi.
Anche stamane, verso le ore 9,30, a metà strada tra Muros e Cargeghe, due grosse macchine dell'E.R.L.A.A.S. Che cercavano di sorpassarsi a vicenda, hanno dato fra loro un bel cozzo e solo per miracolo è stato evitato l'investimento del signor Marche Giuseppino che transitava tranquillamente proprio sul bordo della strada. Preghiamo quindi i dirigenti dell'E.R.L.A.A.S. Di avvertire i propri autisti di essere un po' più cauti e più calmi specie quando attraversano l'abitato.

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La Nuova Sardegna, 23 agosto 1949
Le polemiche immortali
Muros e Cargeghe alle prese per l'acqua

MUROS, 23. - Il 12 corr. alle 19 ha avuto luogo presso la casa comunale una animatissima seduta del Consiglio per discutere il seguente ordine del giorno: 1) esproprio sorgente per acquedotto Muros-Cargeghe; 2) esproprio terreno per immondezzaio; 3) esproprio terreno per case popolari; 4) opere pubbliche acquedotto, fogne, strade, edificio scolastico. Pubblico numeroso quantunque poco corretto. La discussione della prima parte è stata vivace ed animatissima. Dei nove consiglieri presenti due, il sig. Filippo Deruda e Giommaria Brandina si sono subito battuti contro l'esproprio di una sorgente che con le sue acque dovrebbe alimentare l'acquedotto già esistente che però non riesce a provvedere al fabbisogno necessario soprattutto per il paese di Muros che soffre da vari anni sia in inverno che in estate della mancanza dell'indispensabile alimento. Non riusciamo a capire per quale ragione i due su citati consiglieri si siano opposti per la attuazione di un'opera così importante e di cui tutti sentiamo la assoluta necessità. Non vede il sig. Brandina tutti i giorni lunghe torne di donne e bambini che si recano alla fontana [?] per attingere un po' d'acqua poco potabile e calcarea? Non sente le continue lamentele della popolazione ed in modo particolare delle mamme di famiglia che in casa sono senza Acqua? Ora credendo che gli utenti abusassero, soprattutto nella parte bassa del paese, dell'acqua del vecchio acquedotto, si è rimediato costringendo i vari utenti ad applicare i contatori onde limitare l'uso ed evitare la spesa. Questo lavoro è stato ultimato eppure l'acqua, che viene distribuita solo poche ore durante la giornata non arriva nella parte alta del paese. Che cosa ne pensano il Deruda e Brandina? Non credono che se l'acqua fosse stata sufficiente ne avrebbero usufruito tutti? Poi come si può affermare con tanto candore che l'acqua è sufficiente quando manca in inverno cioè anche durante la stagione delle piogge?
Le cose stanno diversamente Sig. Deruda e Brandina e la popolazione tutta prende atto di questo vostro atteggiamento contrario agli interessi del paese da voi amministrato. Le parentele, le amicizie e le clientele si devono trascurare quando interessi superiori lo impongono. Fortunatamente la proposta è stata approvata con 7 voti contro due ed ora si attende con ansia che presto i lavori vengano iniziati onde ridare alla laboriosa popolazione di Muros l'acqua sufficiente al suo fabbisogno.
Nella stessa seduta è stata approvata l'espropriazione di un pezzo di terreno denominato «Sadde», onde attribuirlo a pubblico immondezzaio. Il provvedimento è quanto mai opportuno, ma non sarebbe stato meglio espropriare il terreno un po' più distante dal paese? «Sadde» è a pochi metri dall'abitato e gli inconvenienti che detta vicinanza presenta sono abbastanza chiari. Non sarebbe stato più opportuno tenere presente anche le norme sanitarie vigenti a riguardo? Pensiamo che con un po' di buona volontà si possa rimuovere anche a questo inconveniente. È stato approvato anche l'esproprio di aree fabbricabili per la costruzione di case popolari. La discussione dell'ultima parte dell'o.d.g. è stata rinviata ad altra seduta.
A titolo di cronaca riferiamo che subito dopo il termine della seduta del Consiglio il signor Marchi Giuseppino, proprietario della sorgente da requisire, ha investito pubblicamente con male parole il cons. comunale sig. Salvatore Tolu, che tanto aveva caldeggiato la necessità di requisire detta fonte. Pare che l'incidente abbia un seguito giudiziario. - P.M.

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La Nuova Sardegna, 21 settembre 1949
Da Cargeghe
Provvedimenti militari che disturbano i civili

CARGEGHE, 20. - Da qualche giorno si levano insistenti le lamentele di molti proprietari dei terreni adiacenti al reticolato del deposito munizioni di Campomela per le severe disposizioni adottate dall'autorità militare sul normale transito svolgentesi nella proprietà privata confinante con il suddetto deposito munizioni. Sul lato sud est del recinto esiste una carrareccia proprio adiacente al reticolato dove normalmente si svolge un gran traffico e sui cui, da qualche tempo è stato inibito il passaggio perché disposizioni superiori non permettono di avvicinarsi al reticolato a meno di cinquanta metri. Speriamo che il Comando militare della Sardegna senta le giuste lagnanze degli interessati e voglia provvedere in merito anche per evitare in seguito gli spiacevoli incidenti che già si sono verificati.

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La Nuova Sardegna, 21 settembre 1949
Disoccupazione

Nel pomeriggio di sabato 17 una trentina di disoccupati di Muros hanno fatto una ordinata manifestazione di protesta davanti alla casa comunale, dove alcuni rappresentanti sono stati ricevuti dal Sindaco e dai Carabinieri espressamente giunti da Ossi. Da parte delle autorità locali è stato ad essi promesso tutto l'interessamento perché quanto prima venga eliminata la loro veramente precaria condizione di disagio.
Ha tenuto comizio pubblico per il partito comunista certo Pedroni che dopo aver accusato i due quotidiani di Sassari di essere giornali di partito e sistematicamente negatori della verità, ha pontificato la serietà del suo giornale «L'Unità» l'unico che tenga informato il popolo, senza alcuna ombra di menzogna, su tutti gli avvenimenti esteri e nazionali. Dopo le solite ed ormai troppo sfruttate accuse al Governo, a De Gasperi, a Scelba, al Papa, il poco brillante oratore ha chiuso prospettando le bellezze di Piazzale Loreto per tutti gli oppositori della marcia trionfale del Comunismo ed invitando tutti a comprare «L'Unità».

Nessun applauso.
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La Nuova Sardegna, 3 dicembre 1949
Da Cargeghe
Nella condotta medica

CARGEGHE, 2. - Dopo cinque anni di permanenza nel nostro paese, il dr. Pasquale Filigheddu ha lasciato la condotta medica perché trasferito ad altra sede. Al valoroso medico, che era tenuto in grande considerazione e molta stima, le autorità e la popolazione tutta, hanno tributato una manifestazione di affetto e riconoscenza, formulando i migliori auguri per il suo avvenire. Come nuovo medico condotto è qui giunto il dr. Arturo Demartis. La popolazione gli porge un deferente saluto. - A.M.

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La Nuova Sardegna, 27 gennaio 1950
Da Cargeghe
A proposito di facce di bronzo

CARGEGHE, 26. - Non dovremmo dare per diverse ragioni una risposta all'articolo «Movimentata seduta al Consiglio Comunale di Cargeghe», firmato (F.R.), apparso nel quotidiano democristiano. Rispondiamo soltanto perché è giusto che tutti sappiano per quali ragioni l'amministrazione locale ha agito in un modo anziché in un altro.
Le ragioni che hanno indotto i locali amministratori a stabilire una tariffa al disotto dell'invito rivolto al nostro Comune dal Prefetto di Sassari con la nota n. 30077 div. [?] del 27-11-49 sono le seguenti: 1) la pessima annata che ha messo il pastore (proprietario, poniamo, di 150 pecore) di non poter produrre più di 20 litri di latte giornalieri; 2) il notevole ribasso del prezzo del latte (si dice del 50 per cento); 3) lo sconfortante aumento dei contributi unificati. Si noti che un tizio, da Cargeghe, proprietario di un centinaio di pecore, è stato tassato per 140 mila lire.
Dopo il periodo «alla proposta di un consigliere di minoranza... » di cui non si capisce nulla così come nulla può avere [?] dovrebbero avere un certo nesso logico con il suddetto periodo, dal quale sono separate mediante punto e virgola): «offrendo un esempio deplorevole al popolo dal quale questi signori hanno ricevuto il mandato di amministrare la cosa pubblica». Dica il popolo di Cargeghe, non noi, al signor consigliere di minoranza e corrispondente di quel giornale chi è colui che è andato in seno all'Amministrazione comunale con la premeditazione di fare bordello, di mettere il bastone fra le ruote e di impedire gli altri di fare il bene di quel popolo, che nelle elezioni del '46, lo ha ritenuto degno, soltanto, di gustare l'amaro calice della sconfitta! Parla il corrispondente F.R. di «discussione poco scrupolosa» nei confronti di quella svoltasi nella seduta del consiglio comunale del 16 u.s., dunque, colui che dice «totalitariamente» per dire totalmente, colui che incomincia un periodo per terminarlo, magari, in un altro articolo, vale a dire, il signor consigliere di minoranza non ha partecipato alla seduta durante la quale si è svolta la «discussione poco scrupolosa»: (Non avrebbe potuto dire meglio: modo di discutere poco scrupoloso?). Parla, ancora, il suddetto consigliere, di «faccia bronzea» nei confronti degli amministratori sardisti.
Dite voi, lettori, come si può definire la faccia di colui il quale in un consiglio comunale, mentre gli altri cercano di condurre la «piccioletta baca» in porto, produce o cerca di produrre falle? Come si può definire la faccia di colui che ama scrivere in un quotidiano «totalitariamente» per totalmente?
Apprendiamo che il Comune ha vinto la lite contro Antonio Cubeddu, ex applicato del nostro Comune. Riconosciamo come giusto il dolore o il livore del suddetto consigliere di minoranza, che per il bene del popolo, si augurava la vittoria del suddetto Cubeddu. - (C.R.).

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La Nuova Sardegna,3 febbraio 1950
Da Cargeghe
Nel Consiglio comunale

CARGEGHE, 3. - Il Consiglio comunale, riunito in seduta straordinaria, ha approvato una spesa preventiva di lire 600.000 relativa al progetto circa la costruzione delle fogne nell'abitato di Muras (Muros – ndc). La seduta si è svolta in una rara atmosfera di serenità. Diciamo rara perché, poche volte, abbiamo avuto la soddisfazione di vedere l'amministrazione locale discutere e deliberare senza che, sistematicamente, la seduta sia stata turbata dall'opera confusionaria di un «consigliere di minoranza». Infatti, ieri il «migliore» dei democristiani di Cargeghe non si è fatto vivo. La ragione determinante quella tanto desiderata assenza sarebbe secondo alcuni una sola: non si compiace, certo consigliere, discutere su fatti che non offrono la possibilità di esplicare le proprie capacità dialettiche, e di dare un saggio pratico della propria sottigliezza critica. Certe persone, infatti, vanno alle sedute del Consiglio comunale non soltanto per ostacolare l'azione degli altri amministrazione, ma, anche, per fare sfoggio di parole roboanti, che destano ammirazione nei «gregari» e generosa e gratuita commiserazione in coloro che guardano le cose da un punto di vista critico sereno ed obiettivo. Quando il signore, al quale abbiamo fatto pubblicità senza che ne fosse degno, risponderà al nostro articolo del 27 del mese scorso vi daremo, cari lettori, altre notizie relative alla sua vita pubblica: vi parleremo, anche, di certe minacce di cui siamo stati oggetto per avere, nel suddetto articolo, esposto la verità. Invano, però, attenderemo quell'articolo di risposta! Forse, il signor «consigliere di minoranza» non ha trovato, ancora, una persona disposta a mettere «un po' di nero sul bianco». - (C.R.).

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La Nuova Sardegna, 10 febbraio 1950
Da Cargeghe
Polemica col migliore della D. C. Locale

CARGEGHE, 9. - Finalmente, dopo lunga attesa, il «migliore» ha trovato una persona disposta a sacrificarsi. «M» ha fatto, nel suo articolo (?) del sette u.s., largo uso di diminutivi. Dice «M» di non poter competere con noi essendo, egli «scribacchino improvvisato»: per lo onor del vero è stato troppo immodesto. Premettiamo di non aver ricevuto alcun favore o aiuto particolare dal signor «M» e da coloro che egli, più o meno degnamente, rappresenta al comune. Pertanto, richiamiamo la attenzione dei lettori su una affermazione: «a te che hai superato esami su esami grazie soprattutto all'aiuto sollecitato e concesso da elementi che io rappresento al Comune». Se male non intendiamo, «M» vuol fare capire che vi è stata corruzione in seno alla scuola... Di ciò prenda atto la classe docente tutta.
A proposito di calici amari teniamo a precisare che non ne abbiamo bevuto di alcuna sorta e capacità perché non abbiamo tanta ambizione e faccia bronzea e capacità perché non abbiamo tanta ambizione e faccia bronzea da presentarci alle elezioni quali candidati ad amministratori comunali. Se poi, avessimo la ambizione, la faccia bronzea non sarebbe tanto realisticamente espressiva quanto è quella di certe persone, perché abbiamo dato alla locale amministrazione elementi che hanno saggiamente amministrato la cosa pubblica. Tenga presente il «M» che i nostri avi hanno lasciato la carica pubblica (di cui stati investiti obbligatoriamente) «sponte sua», senza l'intervento di denuncia alcuna. Adduce come probante del suo «inesistente livore» per la sconfitta del Cubeddu, il fatto che egli, signor «M», è un «puntuale e tartassato contribuente».
È opportuno, poi, precisare che il vanitoso corrispondente democristiano non è «tartassato» perché è esente dalla maggior parte delle tasse perché padre di 7 figli. Per provare il suo livore ricordiamo al signor «M» che, egli, nella seduta del consiglio comunale del 24-01-48, durante la quale si discusse se portare o meno il «caso Cubeddu» nanti il consiglio di Stato, dimostrò con l'astensione, di desiderare, sempre per il bene del popolo, la sconfitta del Comune. È veritiera l'affermazione circa una remissione di querela in seno alla pretura di Ploaghe. Precisiamo, però, che quella remissione di querela fu determinata da una denuncia per offese verbali e non da una denuncia per «atti falsi». Non gli sembra esatto sig. «M» e «consigliere di minoranza» anziché no?
Il «novellino» non cercherà di indurre in una polemica un giornalista, del valore e dell'esperienza del quale abbiamo visto un esemplare nel foglio democristiano del 21 gennaio. Il «vivo interesse e lo scalpore suscitati, a Cargeghe, dalla destituzione del corrispondente de «La Nuova Sardegna» del sig. Angelo Marongiu» (uomo serio ed onesto) che non ha potuto dimostrare la sua «imparzialità nelle cronache» perché nessuna cronaca ha mai pubblicato, è una fantasticheria, frutto di teste vaganti per infiniti spazi: per farne collezione di quelle fantasticherie che sono caratteristica peculiare di certi articoli. - (C.R.).
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Giunti a questo punto la polemica è per noi chiusa. Segua il nostro corrispondente l'esempio del giornale che lascia cuocere nella propria brodaglia chi non è in grado di discutere di interessi di tutti senza farci entrare gli interessi suoi personali e del proprio partito. Agli insulti non si risponde, alle argomentazioni serie si. E se il signor «M» si sente in grado di parlare degli interessi di Cargeghe senza farci entrare quegli astiosi personalismi che forse ha avuto in consegna da certe congreghe del suo partito, si accomodi pure anche su «La Nuova Sardegna». Altrimenti lasci fare a chi lo sa fare. - (N.D.R.).

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La Nuova Sardegna, 1 marzo 1950
Da Cargeghe
Sacre missioni

CARGEGHE, 28. - Il giorno 5 del c.m. Sono giunti nel nostro piccolo centro i missionari sig. Grillo e sig. Pompedda. Essi sono stati accolti dal parroco don Bartolomeo Demartis, dalle associazioni locali e dai calorosi applausi di una grande folla. Il popolo di Cargeghe ha risposto entusiasticamente al richiamo dei missionari. Tanto successo è stato determinato dalla religiosità dei cargeghesi, dal valore dei missionari e dall'opera del nostro parroco, tutto volto al bene spirituale e materiale dei suoi parrocchiani. Il giorno 12 del c.m. È stata fatta una visita ai nostri cari trapassati.
Il sig. Pompedda ha parlato, a lungo. Il giorno 19 la croce in legno ricordante le Missioni del 1912 è stata sostituita con una in ferro donata dal maresciallo della Polveriera di «Campomela» sig. Antonio Spano. Dopo la cerimonia il sig. Grillo ha rivolto alla popolazione nobili parole. Alla partenza i missionari sono stati accompagnati da una moltitudine.

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La Nuova Sardegna, 3 marzo 1950
Da Cargeghe
I lavoratori protestano

CARGEGHE, 2. - Un gruppo ordinato di lavoratori di Cargeghe e di Muros si è recato nella mattinata di ieri al Comune per avere, da parte delle autorità, precisazioni circa la qualificazione, fatta dalla commissione addetta, dei lavoratori agricoli nelle singole categorie (lavoratori permanenti, abituali, occasionali ed eccezionali). A detta dei lavoratori, negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli per l'annata 1945 ai fini della liquidazione degli assegni familiari e di ogni altra assistenza sociale: la commissione sarebbe incorsa in errori di valutazione attribuendo, poniamo, ad un lavoratore, la qualifica di «occasionale» invece che di «permanente». Il gruppo dei lavoratori è stato gentilmente ricevuto in assenza del Capo dell'Amministrazione, dal segretario comunale, rag. Calogero, il quale ha spiegato l'assegnazione dei lavoratori alle varie categorie a termine di legge. I lavoratori non soddisfatti inoltre hanno ricorso alla Prefettura.

Ancora a proposito di un comizio

In relazione a interessate e presunte «precisazioni» di un ex sindacalista fascista, ora dei sindacati liberi, confermiamo quanto già pubblicato circa «un divertente comizio». È vero che l'ameno oratore è stato interrotto da due persone, ma, sembra che non siano di sesso diverso: esse infatti sono i comunisti Luigi Busi e Francesco Spada. Nessuno dei due è mai stato corrispondente de «La Nuova» e a Cargeghe non esplica attività alcun corrispondente de «L'Unità». Quanto alla qualifica di «comunisti» appioppataci da quel divertente signore, non mette conto neppure di occuparsene. Forse il poverino è stato male informato. - (C.R.).

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La Nuova Sardegna, 22 marzo 1950
Da Cargeghe
Riunione del Consiglio comunale e consiglieri poco puntuali

CARGEGHE, 20. - Il giorno 10 u.s. si sarebbe dovuto riunire il consiglio comunale ma non è stato possibile perché i consiglieri presenti non potevano costituire numero legale (infatti erano presenti 7 consiglieri su 15). Pur sapendo che erano all'ordine del giorno, argomenti di grande importanza i signori consiglieri, specialmente quelli di Muros, hanno preferito sbrigare i propri affari o, magari, spremersi il cervello per sapere, in qualche bettola, quanti «trionfi» aveva l'avversario!
Certi consiglieri, di qualunque colore politico, ignorano, o meglio, fingono di ignorare di essere stati mandati dal popolo al consiglio comunale per amministrare la cosa pubblica e non (riga mancante – ndc) raggiunto il numero legale si è riunito il giorno 15 u.s.: in prima convocazione ha esaminato ed approvato all'unanimità le variazioni al bilancio 1950. in seconda convocazione ha deliberato di convogliare al deposito di Cargeghe l'acqua di una sorgente che si trova in regione «Su padru» a 300 metri dall'abitato. Aprendo per questo scopo un cantiere di lavoro, una parte dei disoccupati locali troverà un'occupazione almeno per qualche mese. Altro vantaggio che porterà l'attuazione di quell'opera sarà il notevole aumento del quantitativo di acqua disponibile e la conseguente diminuzione del prezzo dell'acqua stessa (28 lire per m.3.).
*** Si apprende che è stato approvato dall'Assessorato al lavoro il progetto per la costruzione delle fogne nell'abitato di Muros. Si attende pertanto la autorizzazione necessaria per dare inizio ai lavori e per dare una occupazione di 80 giorni ai 25 disoccupati del nostro comune.
Dimenticavamo di fare presente che la causa della noncuranza di quei consiglieri è da ricercarsi nel fatto che la lampadina che deve illuminare [?] è fulminata. Perché non pensa il Sindaco a farla sostituire. Perché il Sindaco non costringe la ditta Fumagalli a rispettare il contratto che la obbliga a riattivare l'impianto lungo la strada Muros-Cargeghe? L'impianto non funziona dal 1943 e dopo cinque anni dalla fine della guerra il signor Fumagalli non vorrebbe avere la bontà di riattivarlo?

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La Nuova Sardegna, 20 aprile 1950
Tre banditi mascherati a Muros
tentato di strangolare nel sonno una signora
Il coraggio della domestica mette in fuga i criminali

MUROS, 19. - Una audacissima rapina, immediatamente sventata per la prontezza di spirito di una vecchia e fedele domestica, si è verificata questa notte a Muros la cui popolazione non ricorda fatti così gravi. Verso l'una, tre individui mascherati, si introducevano attraverso il giardino e da una finestra della cucina, cui veniva asportato un vetro, nella abitazione della signora Giovanna Antonia Manconi ved. Manconi sita nel centro del paese.
I malviventi che evidentemente conoscevano le abitudini della vedova e la ubicazione delle varie camere, penetravano subito nella camera da letto della vecchia signora e per prima cosa tentavano di strangolarla nel sonno.
Svegliatasi di soprassalto la vedova Manconi aveva appena il tempo di lanciare una invocazione di aiuto ed un penoso lamento che veniva raccolto dalla domestica che dormiva in una camera poco discosta e soprastante. La domestica certa Mura Vittoria da Ossi, con coraggio e prontezza di spirito encomiabili, riuscì ad eludere la vigilanza di uno dei malviventi che fungeva da palo nell'andito della casa ed aperto il portone del palazzo stesso, uscita nella strada, bussava alle finestre dei vicini e lanciava acute grida di aiuto che lacerarono lugubremente il silenzio della notte. I vicini prontamente accorsi organizzarono una battuta nei dintorni, ma i banditi si erano prontamente dileguati. Nella fuga avvenuta dal punto stesso in cui erano penetrati, persero una delle maschere di cui si erano coperti il volto e che fu rinvenuta nella cucina. Uno dei tre era inoltre coperto da un lungo camice bianco.
La vedova Manconi, ricca e stimata signora del paese e madre dei dottori Arcangelo, Gavino e Francesco Maria, ha riportato sul viso e sul volto ecchimosi e e segni di strangolamento ma nessuna seria conseguenza. Niente è stato asportato e sia la vita che i beni della signora sono stati salvati dal coraggio e dall'intelligente e accorta azione della domestica.
Il fatto ha suscitato in paese profonda impressione sia per la posizione sociale della vittima, sia per l'audacia dei banditi.
Si coglie ancora l'occasione per richiamare l'attenzione delle autorità di polizia sulla necessità di una più attiva vigilanza su questi paesi da cui il più vicino comando CC. dista oltre quattro chilometri e su cui non viene esercitata sufficiente vigilanza specie di notte. Recenti furti di bestiame ed altri fatti criminosi, già denunciati, dovrebbero convincere coloro che hanno la responsabilità dell'ordine e della sicurezza pubblica a predisporre un minimo di misure atte a prevenire, se non a stroncare, fatti dolorosi come quelli di stanotte, che hanno lasciato il paese sotto un incubo pauroso. P. M.

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La Nuova Sardegna, 25 aprile 1950
Da Cargeghe
L'amministrazione comunale è travagliata dalla crisi

CARGEGHE, 21 -. Il giorno 1. aprile, durante il quale coloro che hanno la fantasia piuttosto feconda si sentono autorizzati a spararle grosse e sonanti come non mai, si disse in Cargeghe, nelle riunioni piazzaiole e altrove, che il consiglio comunale sarebbe «saltato» per le dimissioni di sei consiglieri. Aggiungendo ai sei ipotetici consiglieri dimissionari gli altri due già dimessisi da qualche tempo è facile notare che il consiglio sarebbe realmente «saltato» per mancanza del numero legale essendo, esso consiglio, costituito da 15 membri. Non credendo alle nuove del 1. aprile abbiamo di seguito attinto alcune notizie da parte attendibile. I consiglieri dimissionari si sono infatti ridotti a quattro: uno della minoranza di Cargeghe, e tre di Muros, della maggioranza.
Varie sono le congetture che si fanno circa i motivi che possono avere indotto i suddetti consiglieri a dimettersi. Alcuni dicono che il consigliere di minoranza che è il signor Filippo Ruda, abbia rassegnato le dimissioni perché è stato nominato istruttore interno al cantiere di lavoro, mediante il quale si intendono costruire le fognature nell'abitato di Muros.
Se così stanno le cose non possiamo non ammirare il gesto del suddetto consigliere. Quanto alle dimissioni dei consiglieri di Muros si dice che vogliano esprimere la volontà dei degli abitanti di Muros nell'aspirare alla autonomia comunale. Si pensa che queste dimissioni possano intendersi come una manovra dei democristiani locali desiderosi di far «saltare» non l'amministrazione sardista ma il suo capo, il Sindaco signor Salvatore Oggianu. Se questa è la verità diciamo subito che non è il caso di preoccuparsi tanto alla detronizzazione del sindaco perché non siamo forse troppo lontani dalle nuove elezioni. Nel caso che si voglia conseguire il defenestramento dell'attuale sindaco chi paga il commissario prefettizio? Il comune di Cargeghe può permettersi questo lusso?

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La Nuova Sardegna, 27 aprile 1950
Furti di bestiame
a Muros e Cargeghe

MUROS, 18 -. La carne per le feste pasquali è un genere ricercato e non sempre nei pubblici mercati è facile trovarla.
Ma a Muros una combriccola di ladruncoli hanno visitato l'ovile Trobas portando via otto agnelli e due pecore. Nei giorni immediatamente precedenti alle feste altri ladri o forse gli stessi visitavano altri pollai rubando una ventina di galline.
Da Cargeghe parte di un piccolo gregge di pecore di proprietà di Antonio Solinas prendeva il volo ma il ladro non è stato troppo fortunato perché all'ingresso di Florinas è stato fermato da alcuni giovanetti che nella notte si trattenevano a cantare e a bere qualche bicchiere di buon vino. Il ladro, certo B. G. A. da Lula, è stato tratto in arresto dal maresciallo Porcu, comandante la stazione CC. di Codrongianos. S'indaga per la scoperta di eventuali complici. Da qualche tempo in questo Comune dei ladruncoli scorrazzano indisturbati compromettendo la tranquillità dei pacifici cittadini di questa borgata.
Perché la stazione CC. Di Ossi non comanda delle pattuglie nell'abitato e nelle campagne almeno per rendere più difficile l'azione dei male intenzionati?

Lavori pubblici

Da qualche giorno, con l'inaugurazione del cantiere scuola, si sono iniziati i lavori per il completamento delle fognature nell'abitato di Muros. I lavori procedono bene e con celerità. Speriamo ed auguriamoci che questi lavori ed altri siano portati a buon termine.
Sembra che sia stata approvata la progettazione della strada Muros-Cargeghe-Campanula (Campomela – ndc), di cui parleremo con dettagliati particolari in altra corrispondenza. - (Paolo Merella).

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La Nuova Sardegna, 3 maggio 1950
Gli autori identificati e arrestati – Uno di essi chiede perdono
alla coraggiosa domestica che impedì lo strangolamento

MUROS, 2 -. Accurate ed intelligenti indagini hanno portato all'identificazione dei responsabili dell'audacissima aggressione, di cui i lettori ricorderanno i particolari, avvenuta a Muros nella notte dal 18 al 19 corrente, a danno della signora Manconi ved. Manconi. I responsabili, identificati per P. C. fu G. di anni 45, bracciante agricolo, da Muros, C. L. noto A., di anni 45, muratore da Muros; P. P. fu G., di anni 48, da Cargeghe, sottoposti ad abile interrogatorio hanno finito per confessare. Uno dei responsabili, chiedendo perdono in ginocchio alla vecchia fedele domestica, che come si ricorda con la sua prontezza di spirito aveva sventato la rapina e lo strangolamento della vecchia signora, diceva che a trasportarlo all'insano atto fu un bicchiere di buon vino.
Le indagini, sono state condotte con intelligenza ed acume veramente encomiabili dal solerte brigadiere Pais, comandante la stazione CC. di Ossi, coadiuvato da pochi (troppo pochi invero) militi della stazione, che hanno trascorso notti insonni, alternando i tanti e complessi servizi della giurisdizione, con le difficili indagini iniziate con scarsissimi elementi. Sono stati pure rintracciati vari oggetti usati dai criminali nella notte del reato e tra questi un lenzuolo con cui uno dei banditi si era avvolto e che noi abbiamo chiamato lungo camice.
L'identificazione dei responsabili ed il successivo loro internamento nelle carceri di San Sebastiano ha restituito la tranquillità alla popolazione.
P. M.

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La Nuova Sardegna, 18 maggio 1950
Da Cargeghe
Giornata della Mamma

CARGEGHE, 12 -. Il giorno 8 u.s. si è celebrata nell'asilo «D. G. Maria Corda» la «Giornata della mamma». Sono intervenuti alla cerimonia commemorativa il Sindaco Oggianu, il parroco d. Bartolomeo Demartis ed un folto gruppo di signore.
Il discorso è stato tenuto dal parroco che ha messo in luce, con la consueta semplicità di linguaggio e facilità di argomentazione, gli scopi di alto significato morale che si propone la O.N.M.I. A numerose mamme del paese è stato servito un pranzo da parte della O.N.M.I.
C. R.

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La Nuova Sardegna, 23 maggio 1950
Da Cargeghe
A proposito di servizi automobilistici

CARGEGHE, 22 -. In una corrispondenza da Florinas, su un altro giornale si chiedeva alla società che esplica il servizio di collegamento fra alcuni paesi ed il capoluogo, che il pullman Sassari-Tula passasse anche per Muros, Cargeghe e Florinas in modo che potessero ricevere la posta ed i giornali nella mattinata anziché alle 15.30. Noi non siamo di questo parere, infatti prima di chiedere alla S.C.I.A. tale provvedimento è necessario, a nostro avviso, che quella società automobilistica ponga termine all'inconveniente che grava su coloro che «debbono» servirsi, per recarsi a Sassari degli unici mezzi, esigui ed inadeguati, di collegamento col capoluogo, i viaggiatori di Banari, Florinas, Cargeghe e Muros debbono e vogliono viaggiare comodamente perché il biglietto che pagano dà a loro questo diritto. In conclusione essi sono stanchi di viaggiare in macchine, tipo FIAT 500 o carro buoi, in cui per nulla possono compiangere la sorte delle sardelle in scatola.

Consiglio comunale

Il consiglio comunale si è riunito in seduta urgente con la presenza (strano ma vero) di tutti i membri. All'ordine del giorno figuravano questioni concernenti la strada, già progettata e approvata dall'assessorato LL.PP., che unirà Muros e Cargeghe alla statale che passa per Campomela. Dopo serena e pacifica discussione è stato deliberato, quasi all'unanimità, che il Comune di Cargeghe prenda l'appalto della costruenda strada e che stabilisca chi dovrà dirigere i lavori. - (C. R.).

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