sabato 17 ottobre 2020

Il cimitero di Santa Croce

 

a cura di Giuseppe Ruiu


(Articolo n. 60 sulla storia di Cargeghe e dei suoi abitanti)


Alcuni documenti ottocenteschi - di seguito fedelmente trascritti - presenti nell'archivio parrocchiale descrivono la richiesta del rettore di Cargeghe, il teologo Giovanni Scarpa, al vicario generale capitolare della diocesi Turritana (tra il 1806 e il 1819 la sede arcivescovile era vacante) in merito alla concessione delle somme necessarie al fine di costruire un cimitero attiguo all'oratorio di Santa Croce, all'epoca ubicato nella periferia a nord dell'abitato e oggi inglobato al suo interno, da prelevarsi dai fondi dell'oratorio medesimo. 

Il villaggio di Cargeghe aveva già un suo cimitero: "Su cimitoriu de Santu Quirigu", di epoca cinquecentesca e posto tutto intorno alla parrocchiale (anche se l'area in virtù dei ritrovamenti archeologici effettuati nel corso degli anni era adibita a luogo di sepoltura già da epoche ben più remote) dove venivano inumati gli abitanti del paese, ma evidentemente gli spazi di sepoltura dovevano essere ormai esigui e dunque si cercava ulteriore sito adiacente all'altro edificio di culto del paese, in terra consacrata. Le norme di pubblica igiene di epoca napoleonica, che imponevano la sepoltura delle salme al di fuori dei centri abitati e non più intorno, e all'interno, dei luoghi sacri, verranno adottate a Cargeghe solo qualche decennio dopo, nel 1852, con l'inaugurazione del nuovo camposanto a pochi passi dal paese, oggi denominato: "Su campusantu 'ezzu", vecchio poiché nel XX secolo venne edificato il nuovo camposanto, comunemente denominato: "Baiolu Mannu", in condivisione con il confinante paese di Muros.

Nel cimitero di Santa Croce (oggi non più esistente), e come descrive il documento anche all'interno dell'oratorio, venivano sepolti i confratelli dell'antica confraternita della Santa Croce, ma anche altri abitanti del paese, in particolar modo nel corso delle varie epidemie che colpirono Cargeghe. I lavori di costruzione vennero eseguiti da un muratore del luogo, tale Giovanni Solinas.

L'amministratore dei beni dell'oratorio, che su ordine del vicario generale capitolare, elargì le somme necessarie alla realizzazione dell'opera era denominato in lingua sarda: "s'oberaju de s'òbera de Santa Rugue" ("Obrero de Santa Cruz" in castigliano), carica rivestita da un sacerdote (al tempo il reverendo cargeghese Salvatore Simula), mentre la figura di priore della confraternita era appannaggio degli esponenti delle famiglie nobili del paese, in particolare della famiglia dei cavalieri Satta. Una leggenda locale narra che al di sotto dell'oratorio un tunnel sotterraneo risalisse il paese fino a "Mandra" (sito di un deposito comunale) passando forse nei pressi dell'antica dimora dei Satta.


Area del cimitero di Santa Croce adiacente all'oratorio
                            

                                                           

Richiesta somme al vicario generale capitolare

Illustrissimo reverendo signor vicario generale capitolare

Il Teologo Collegiato Giovanni Scarpa Parroco del villaggio di Cargeghe umilmente espone a V[ostra] S[ignoria] Ill[ustrissi]ma e Rev[eren]d[issi]ma qualmente venderebbesi a quella popolazione necessaria la formazione di un picolo cemitero attiguo all'oratorio di Santa Croce, per non esservi sufficiente posto in detto oratorio in cui sono soliti tumularsi i cadaveri di tutti quelli individui.

Le spese necessarie per la costruzione di quell'opera ascenderebbero a scudi sessanta, le quali potrebbero prelevarsi dai fondi dell'istesso oratorio sia perché la Chiesa Parrocchiale non vi potrebbe in conto alcuno accudire per soggiacere più presto a debiti considerevoli, come ne sarebbe a V[ostra] S[ignoria] Ill[ustrissima]ma e Rev[eren]d[issi]ma ben noto, sia perché non lo potrebbero i Parrocchiani a cagione di loro manifesta povertà, ed attesa la sterilità delle trascorse raccolte, neppure il rassegnante parroco.

Epperò supplica si compiaccia V[ostra] S[ignoria] Ill[ustrissi]ma e Rev[eren]d[issi]ma prendere in benigna considerazione l'esposto, in appresso favorevolmente provvedervi. Grazia[?].

Teologo Colleg[ia]to Giovanni Scarpa Rettore.


Accoglimento della richiesta

Essendo Noi pienamente informati della vostra dell'esposto, e sue circostanze, accordiamo al (?) Parroco ricorrente la domanda, ordinando all'amministratore dei beni, e proventi di quel oratorio di sborsare, e corrispondere la chiesta somma necessaria per la formazione di quel detto cemitero, e d'inserire questo Nostro decreto nel libro dell'amministrazione. Sassari lì 23 feb[brai]o 1818.

Puliga V[icari]o capit[olar]e


Ricevuta per lavori

Il sottoscritto muratore Giovanni Solinas domiciliato in questa confessa di aver ricevuto dal (?) Rev[eren]do Salvatore Simula in qualità d'amministratore dei beni dell'Oratorio di Santa Croce la somma di lire cento sessanta quattro e mezza per fatura e materiali necessari alla formazione d'un cimetero attiguo al d[ett]o Oratorio ed in fede.

Cargeghe lì 28 aprile 1818

Giovanni Solina

3 commenti:

  1. Risposte
    1. Buonasera Teresa. Recentemente ho scoperto la dimora cargeghese di donna Antonina Garau (di certo una tua prozia) avuta in eredità dalla zia donna Caterinangela Grondona Solinas. Una casa rimasta quasi immutata con la sua corte interna... di certo una delle ultime dimore padronali dell'abitato di Cargeghe.

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