di Giuseppe Ruiu
Ci
sono storie e racconti tramandati oralmente, generati per lo più per
spaventare i più piccoli che, attraverso la paura suscitata,
servissero da insegnamento e monito per il prosieguo della loro
esistenza, che lo scorrere del tempo ha ammantato di leggenda -
contos de foghile o paristòrias vengono definiti
evocativamente in lingua sarda - ma che non di rado traggono
ispirazione da eventi realmente accaduti o verosimili, che hanno
impresso, magari per la loro tragicità, nella memoria collettiva il
ricordo di tale evento funesto che l'oralità popolare ha tramandato,
e ricamato, spesso con successivi e fantasiosi apporti, fino ai
nostri giorni.
Un
giorno qualsiasi di alcuni anni fa discorrendo amabilmente, come mi
succedeva di frequente, con un anziano parente oggi deceduto -
cultore di storia locale ed eccellente cacciatore, e dunque ottimo
conoscitore di campagne, boschi e sentieri che fanno da cornice al
paese di Cargeghe – il quale mi raccontò, con il suo modo serio e
composto di narrare i fatti dovuto di certo al suo percorso di studi
universitari, di una tradizione non troppo remota del paese, per lui
assolutamente veritiera, ma che io appresi, forse perché ormai
adulto, con la dovuta leggerezza che si dà in questi casi al genere
di racconti poco sopra descritti.
Egli
mi indicò la presenza di una domus de janas (tombe scavate
nella roccia di epoca prenuragica e nuragica, denominate coronas
in logudorese) di cui il paese è ricco, in un bosco a una discreta
distanza dal centro abitato, all'interno della quale, nel corso di
una battuta di caccia, rinvenne numerose ossa e teschi umani, che la
tradizione del paese, da lui appresa da ragazzo, indicava appartenuti
ad alcuni bambini morti nel corso di un'epidemia di influenza
spagnola, così la definì, che falcidiò un'intera generazione di
neonati cargeghesi probabilmente nel corso dell'ottocento.
La
paura del contagio - continuando nel racconto - indusse gli abitanti
del paese a deporre i resti di questi piccoli sventurati a debita
distanza dal paese e impedire così il diffondersi, secondo loro
attraverso questo macabro rituale, del contagio epidemico, forse
ancora memori della peste che nel 1652, in soli due mesi, ridusse il
paese a meno di un terzo dei suoi abitanti.
Qualche
tempo dopo, rimossa ormai la storia a tinte fosche, mentre ero
impegnato a consultare, nel corso di un lavoro di ricerca, i Quinque
libri del paese presso l'Archivio Diocesano, tra le pagine ingiallite
dal tempo del Liber mortuorum ottocentesco, mi imbattei in una
abbastanza lunga sequenza di registrazioni parrocchiali di bambini,
oltre ventisei in totale, deceduti tra la metà del mese di settembre
e il mese di dicembre, con un picco di quattordici decessi nel solo
mese di ottobre, dell'anno 1829. Le registrazioni, per ogni deceduto,
indicano quale luogo di sepoltura l'antico cimitero dell'oratorio di
Santa Croce (tranne che per un figlio di nobili tumulato nella
cappella patronata di famiglia all'interno della chiesa parrocchiale) all'interno del paese, oggi non più
esistente, ma che in origine, nel XVIII secolo, venne creato a fianco
dell'oratorio per accogliere le salme dei confratelli della locale
confraternita di Santa Croce anch'essa oggi non più operante.
I
parvulus e parvula, così definiti dall'estensore - il
viceparroco sacerdote Salvatore Simula, nelle classiche, e direi
zoppicanti, registrazioni parrocchiali latineggianti dell'ottocento -
di un'età compresa tra i pochi giorni e qualche anno, furono di
certo vittime innocenti di una delle numerose ondate epidemiche che
investirono la Sardegna nel corso dei secoli, e tra esse in
particolare quelle di colera, di influenza spagnola, di vaiolo e
della già menzionata peste bubbonica.
Solo
recentemente scoprii, attraverso la consultazione di alcune fonti
specifiche, in particolare gli studi pubblicati dalla prof. Eugenia
Tognotti, che proprio nel 1829 una recrudescenza di vaiolo investì
la provincia di Sassari causando ben 7807 vittime. In base a tale
notizia documentata ritengo possano sussistere pochi dubbi circa la
causa del decesso di un'intera generazione di neonati cargeghesi.
Poco
tempo fa, nel corso di un'escursione campestre, mi imbattei in quella
che congetturando, e in base alla descrizione fattami a suo tempo, ritengo essere
stata la domus de janas dove, secondo la tradizione, vennero
deposti i resti delle piccole vittime, la quale appartiene alla
necropoli neolitica ipogeica di Giorrè–S'Elighe Entosu,
ricca di queste antiche manifestazioni architettoniche funerarie, a
poco più di un chilometro dal paese, tra querce e lecci, e immerse,
o per meglio dire celate, tra la fitta macchia mediterranea che non
permette un agevole passaggio.
La domus de Janas
Accesso principale
Accesso secondario
Primo vano interno
Secondo vano interno
Al di
là della crudezza dei dati delle registrazioni parrocchiali che non
menzionano mai la natura dei decessi e ancora meno menzionano
un'ipotetica tumulazione in luogo non consacrato lontano da un
edificio di culto, cosa considerata cristianamente inaccettabile e
spaventosa da parte degli antichi, anche se altrettanto spaventosa
era la paura del contagio e del diffondersi indisturbato
dell'epidemia, non possiamo spingerci a legare assieme l'evento
dell'epidemia del vaiolo con la tradizione popolare circa questi
resti umani deposti a debita distanza dal paese, ma solo considerare
che non di rado tali antiche tradizioni orali nascondono un piccolo
fondo di verità documentale.
I
bambini deceduti
Quinque
libri di Cargeghe, libro dei morti, pp. 178-184, anno 1829
14 settembre
Domenico Dore parvulu, di Luigi e
Giovanna Marongiu di Cargeghe. Età quattro mesi. Inumato nel
cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
21 settembre
Giovanna Maria Tolu parvula, di
Antonio Tolu di Codrongianos e Maria Virdis di Bortigali. Età tre
anni. Inumata nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
29 settembre
Felicita Delogu parvula, figlia
di Ambrogio Delogu e Margherita Casu di Sassari. Età otto mesi.
Inumata nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
1 ottobre
Francesco Satta di Don Giovanni Maria
Satta vedovo di Cargeghe e Donna Maria Angela Martinez di Sassari.
Età nove anni. Inumato nella cappella patronata della chiesa
parrocchiale.
10 ottobre
Antonio Marongiu, fu Giovanni Maria e
Maria Merella di Cargeghe. Età sette anni. Inumato nel cimitero
dell’oratorio di Santa Croce.
11 ottobre
Angela Lai parvula, di Giuseppe
di Cargeghe e Maria Caterina Detori di Bessude. Età due anni.
Inumata nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.
16 ottobre
Maurizio Demartis parvulus, di
Giovanni e Maria Leonarda Manca di Cargeghe. Età tre giorni. Inumato
nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.
17 ottobre
Domenica Angela Cabras parvula,
di Giuseppe e Giovanna Angela Masala di Codrongianos e domiciliati a
Cargeghe. Età un mese e quindici giorni. Inumata nel cimitero
dell’oratorio di Santa Croce.
20 ottobre
Francesco Luigi Bacchiddu parvulus,
di Giovanni Antonio di Cargeghe e Margherita Satta di Florinas. Età
otto mesi. Inumato nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.
23 ottobre
Maria Maddalena Serapia Pitalis parvula,
di Serapio e Maria Tanca di Cargeghe. Età tre anni. Inumata nel
cimitero dell’oratorio di Santa Croce.
23 ottobre
Nicoletta Tolu parvula, di
Giuseppe e Maria Raimonda Tanca di Cargeghe. Età un anno. Inumata
nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.
24 ottobre
Rosa Nuvoli di Sebastiano di Ossi e
Paola Marongiu di Cargeghe. Età sei anni. Inumata nel cimitero
dell'oratorio di Santa Croce.
26 ottobre
Giovanna Angela Masala parvula,
di Gavino e Giovannina Merella di Cargeghe. Età due mesi. Inumata
nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
26 ottobre
Maria Rita Solinas parvula, di Salvatore
Angelo di Pozzomaggiore e Giovanna Piana di Cargeghe. Età un anno.
Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
28 ottobre
Vittoria Dore fu Domenico e Maria Luigia
Nurra di Cargeghe. Età dodici anni. Inumata nel cimitero
dell'oratorio di Santa Croce.
29 ottobre
Giovanni Maria Delogu parvulus,
di Nicola di Nughedu e Maria Maddalena Sanna di Cargeghe. Età cinque
mesi. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
29 ottobre
Maddalena Cherchi parvula, di
Gavino e Sebastiana Pinna di Cargeghe. Età sei anni. Inumata nel
cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
29 ottobre
Giuseppe Antonio Tolu parvulus,
di Giuseppe e Maria Gavina Camboni di Cargeghe. Età tre anni e nove
mesi. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
4 novembre
Antonio Raimondo Nuvoli, parvulus,
di Sebastiano di Ossi e Paola Marongiu di Cargeghe. Età un anno.
Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce (secondo figlio
della coppia deceduto - nda).
5 novembre
Salvatore Giovanni Casu parvulus,
di Antonio di Cossoine e Giovanna Maria Merella di Cargeghe. Età un
anno. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
6 novembre
Maria Rosa Bazzoni parvula, di
Giovanni e Maria Anna Tolu di Cargeghe. Età nove mesi. Inumat nel
cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
11 novembre
Francesco Gavino Maria Sanna parvulus,
di Giuseppe di Sassari e Angela Fois di Cargeghese. Età due mesi e
mezzo. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
8 dicembre
Angelo Francesco Manca parvulus,
di Pietro di Cargeghe e Maria Bonaria Dore di Pozzomaggiore. Età due
mesi. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
20 dicembre
Giovanna Maria Bazzoni parvula,
di Francesco e fu Quirica Pitalis di Cargeghe. Età un anno e tre
mesi. Inumata nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
20 dicembre
Francesco Maria Bazzoni parvulus,
di Sebastiano di Cargeghe e Vittoria Masala di Ossi. Età due mesi.
Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
29 dicembre
Thomas Cherchi parvulus, di
Gavino e Sebastiana Pinna di Cargeghe. Età sei giorni. Inumato nel
cimitero dell'oratorio di Santa Croce.
Per il mese di gennaio non si riscontrano ulteriori decessi.
Bibliografia
- Salvatore Merella, Giorrè-S'Elighe Entosu. La necropoli neolitica a domus de janas di Cargeghe, Cargeghe 2007, Biblioteca di Sardegna, Documenta Edizioni.
- Eugenia Tognotti, Ambiente, uomini e malattie nella Gallura moderna e contemporanea In: Brandanu, Salvatore (a cura di). La Gallura, una
regione diversa in Sardegna: cultura e civiltà del popolo gallurese, San
Teodoro 2001, I.CI.MAR. Istituto delle Civiltà del Mare. p. 141-154.
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