di Giuseppe Ruiu
A poche decine di
metri dal centro storico di Cargeghe, nel sito denominato Binza 'e
funtana, - dove ancora sono visibili alcuni antichi ceppi di una
delle tante vigne che attorniavano il paese - sorge la storica fonte
di Funtana. Posta al di sotto dell'odierno, e antiestetico,
muraglione del belvedere che, in epoca moderna, ha tagliato il più
antico accesso alla medesima, che dalla via Brigata Sassari vi
conduceva per mezzo di un viottolo digradante fino ad essa e al suo
adiacente lavatoio. Oggi è accessibile attraverso una scalinata che
dal muraglione anzidetto, superando un dislivello di alcuni metri,
riconduce alla parte terminale del più antico viottolo, che però di
fatto pone la fonte urbanisticamente in disparte rispetto alla sua
funzione primigenia – principale fonte di approvvigionamento idrico
del paese - e dunque meno frequentata di un tempo... ma soprattutto
in virtù delle mutate esigenze odierne di reperibilità dell'acqua
potabile!
Per quanto se ne
sappia è sempre stata conosciuta dai suoi frequentatori con il suo
generico nome, in lingua sarda, di Funtana;
poiché non vi era bisogno, tra i cargeghesi, di altre specificazioni
per comprendere a quale fonte ci si riferisse.
La fontana prima del recente restauro
Foto tratta da internet
Scopo di questo
lavoro è quello provare a risalire alla sua antica, e non generica,
denominazione e riscoprirne il toponimo con il quale era anticamente
conosciuta, che nella memoria popolare è andato dimenticato.
Ad oggi la più
antica menzione in merito alle fonti di Cargeghe risulta essere
contenuta in un inedito documento del XVII secolo presente presso
l'Archivio parrocchiale e visionato dallo scrivente.
In esso, una copia
di un atto di vendita scritto in una suggestiva lingua sarda con
influssi castigliani e genovesi, si descrivono i beni fulcro della
vendita: un'abitazione (istallu de duas domos) posta
nell'abitato di Cargeghe non lontano dalla chiesa parrocchiale (in
su logu naradu carrugiu de quexia), con una vigna (vingia)
collocata nella parte posteriore dell'abitazione (a parte de
segus) nella località denominata Riuttos.
La parte della vigna posta a monte confinava con Sa
funtana de runaque: «(...)
et parte de subra terminat cun sa funtana de runaque qui est sa
funtana qui solen leare sa abba sos de ditta villa de Cargegue.»
(e
la parte di sopra confina con la fontana di Runache che è la fontana
dove sono soliti prendere l'acqua quelli di Cargeghe).
Notizia questa di un certo
interessante, poiché attesta l'utilizzo ininterrotto di una fonte
nei pressi del centro abitato da parte dei cargeghesi fin dal 1669,
anno di estensione dell'atto.
Il documento del 1669
Archivio parrocchiale di Cargeghe
Seppur nella difficoltà di
comprendere con precisione le informazioni contenute nel documento
circa l'assetto urbanistico della Cargeghe seicentesca, pare di
capire che il “carruggio di chiesa” “carrugiu de quexia”
(voce genovese con significato di via stretta, per lo più in
pendenza; vicolo; dal lat. quadruvĭum, quadrivio) possa
identificarsi, sempre con buona approssimazione, con l'attuale area
che dalla sottostante via Brigata Sassari, attraverso un vicolo in
discreta pendenza, conduce a Sa Piedade – via Roma.
Il vicolo, sulla destra, che dalla via Brig.
Sassari sale verso Sa Piedade, in
Francesca Santoru (a cura di), Raccontando
storie, fatti e personaggi di Cargeghe, Sassari,
Magnum, 2004
A ridosso delle case di tale
area, nella parte ad esse posteriore, sussistevano delle vigne che
digradavano fino alla fonte suddetta ed oltre, nel luogo che nel
documento è denominato: Riuttos.
Il toponimo - dal latino rivum,
ruscello - potrebbe derivare il suo nome dal ruscello che nelle mappe
ottocentesche del Cessato Catasto è denominato: Trainu
cantareddu, che oggi attraversa, tombato, la zona nuova del paese
e che prosegue il suo corso a valle dell'abitato scendendo lungo la
piana di Campomela, qui con l'appellativo di Rio di San Pietro,
che poco oltre si innesta con un altro ruscello, proveniente dai
confini di Florinas, sempre denominato Rio di San Pietro (o anche Rio
dei Molini) che confluisce nel Rio Mascari all'altezza della strada
statale 131. Oggi invece per Riuttos si intende quell'area che
si estende poco oltre la nuova casa comunale verso l'aperta campagna,
e dunque non precisamente corrispondente con quanto descritto nel
documento d'archivio.
Trainu Cantareddu, in una mappa
del Cessato Catasto,
Nonostante ciò (nel documento comunque non si afferma che la fonte fosse ubicata a Riuttos) la
presente teoria vuole identificare nell'attuale fonte di Funtana,
Sa funtana de runache seicentesca, e a supporto della stessa
vengono in soccorso documentazioni edite otto-novecentesche.
Il Dizionario
Geografico-Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S. M. Re di
Sardegna. Opera monumentale del 1853 di Goffredo Casalis, che per
la parte riguardante i tre volumi sulla Sardegna venne coadiuvato da
Vittorio Angius il quale si recò personalmente in ogni singolo paese
per appurare usanze, costumi e tradizioni. Alla voce Cargieghe,
tra le varie notizie sul paese riporta che: «Gli abitanti bevono
alla fonte di Runache a 20 passi dal paese». La distanza
indicata, 20 passi, precisa chiaramente la vicinanza della fonte al
centro abitato.
Negli Emendamenti ed Aggiunte
all'Itinerario dell'isola di Sardegna del Conte Alberto Della Marmora
pel Comm. Giovanni Spano Senatore del Regno, opera del 1874, si
apprende che: «(...). Cargeghe ha una bellissima fonte detta di Tres
Nuraghes, perché nel dintorno vi esistevano tre Nuraghi, ora
distrutti (N. S.).». Il ploaghese canonico Spano aggiunge
l'ulteriore notizia che nei dintorni esistevano tre nuraghes oggi
distrutti. Pare di comprendere che il canonico si riferisca alla
medesima fonte mutandole nome da Runache in Tres Nuraghes.
Sempre
lo Spano, in altra precedente pubblicazione identifica precisamente
la collocazione di questi tre nuraghes posti nelle vicinanze della
fonte. In
Memoria sopra i nuraghi di Sardegna,
dell'anno 1867, pag. 19, nota (1) egli sostiene che: «(...). A man
sinistra dentro il villaggio di Carzeghe si ha per tradizione che
n'esistessero tre, i quali furono demoliti per costrurre il monte
granatico, la parrocchia e la casa Nurra.». Tale notizia della
presenza di tre nuraghes all'interno dell'abitato del paese, è
riportata anche in un altro documento del 1893 dell'Archivio
parrocchiale (già riportato in altro lavoro), nel quale il rettore
dell'epoca, il cargeghese Pietro Pilo, narra la leggenda di Tres
Nuraghes,
il nome secondo il quale – ma senza alcun riscontro storico
documentale - era denominato precedentemente il paese di Cargeghe:
«(...) Cargeghe (...)
forse
allora denominato Tres Nuraghes (esistono attualmente le vestigia di
tre famosi runachi [nuraghi - ndc], uno inerente al monte di pietà,
ove oggi trovasi la casa del comune, il secondo vicino alle case
della fu signora Giovanna Maria Simula, oggi di Giuliano Carta, il
terzo vicino alla parrocchia)».
Abbiamo la testimonianza che le
vestigia di tre nuraghes ancora sussistevano alla fine del XIX°
secolo. Fermiamo l'attenzione su quello anticamente ubicato dove oggi
sorge il vecchio Comune di via Roma - dove anticamente era collocato
il Monte di pietà - poiché potrebbe essere egli ad avere dato il
nome, per estensione, alla vicina fonte. Tale nuraghe infatti distava
circa 50 metri in linea d'aria dalla fonte, in posizione dominante
poiché esisteva - ed esiste tutt'ora - un discreto dislivello tra la
zona del vecchio Comune e la sottostante area della fonte.
Lo Spano, è lecito presumere
abbia fatto un mix - passando il termine - tra l'antico nome della
fonte di Runaghe e la tradizione sulla Tres Nuraghes
cargeghese, il cui runaghe ne era parte integrante.
Fino agli anni '50 del XX secolo, così era ancora denominata sui manuali la fontana
cargeghese.
Sulla Guida della Sardegna,
del 1951, di Alberto Boscolo, Mario Pintor e Marcello Serra, in
riferimento alla strada di collegamento tra Muros, Cargeghe e
Florinas, la Strada Provinciale 3 (che le fonti attestano costruita
nel 1867), si scrive che: «(...)
La strada ora, riaccostandosi alla nazionale, incontra il piccolo
borgo di Muros, situato su colline calcaree, ed il paese di Cargeghe,
che ha una bellissima fontana chiamata di Tresnuraghes. Infine essa
raggiunge Florinas, in vista dell'asfaltata. (...)»
Pare
sussistano pochi dubbi che ci si riferisca alla fontana in oggetto
che all'epoca della descrizione aveva il suo accesso diretto,
attraverso il viottolo, dalla strada descritta, che nel tratto
compreso nell'abitato di Cargeghe era denominata in alcune mappe
precedenti alla attuale denominazione di Via Brigata Sassari: Carrela
de sas funtanas, fine
XIX secolo, Stradone Piazza del Popolo nel 1901, e successivamente
Via Fontana nel 1939.
Carrela de sas Funtanas, mappa, XIX sec.
Via Fontana, mappa 1939
Sempre
nelle mappe ottocentesche, seppur nella loro estrema stilizzazione,
parrebbe che la fonte avesse un più antico accesso dalla soprastante
strada attraverso uno slargo, circa all'altezza del vicolo in discesa
che da via Brigata Sassari conduce a via Roma-Sa
Piedade, e dunque
direttamente all'antico nuraghe. Congetturando, man non troppo, potrebbe essere anche plausibile che prima della costruzione della strada consortile Florinas-Cargeghe-Muros, come detto, nel 1867, la fonte si trovasse più a monte dell'attuale, proprio nell'odierna via Brigata Sassari, e che per esigenze inerenti alla costruzione della strada medesima, sia stata collocata più a valle. La fattura architettonica tardo ottocentesca della fontana potrebbe essere un indizio, così come il tunnel al lato destro di essa - che sembrerebbe della medesima epoca - il quale pare discenda da sotto la via anzidetta, con la probabile funzione di convogliare dell'acqua sorgiva.
Mappa del Cessato Catasto del 1843
Forse la prima rappresentazione su mappa dell'abitato.
"Comune di Muros. Compenso per la sua quota di
concorso nella costruzione della strada consortile
con Cargeghe e Florinas."
Del nuraghe invece rimarrebbero tutt'ora alcune tracce, dato che in un muro di contenimento posto quasi di fronte al vecchio municipio, che delimita
l'accesso di casa Sanna, ritroviamo quelli che senza dubbio erano i
grandi massi, punteggiati di licheni, parte integrante di un
fabbricato nuragico. È probabile che in seguito al suo
smantellamento siano stati riutilizzati, spostandoli dunque solo di
pochi metri. Uno di essi in particolare, data la forma allungata,
pare possa essere un antico architrave.
L'area del vecchio Municipio dove
anticamente era ubicato il nuraghe
Il vecchio Municipio e la fontana, in basso,
visti dalla Strada Provinciale 3
Il muro costituito in parte da massi
asportati da un nuraghe
Architrave nuragica
Trascrizione
documento Archivio parrocchiale
Florinas, 13
settembre 1669
«(…)
in su logu naradu carrugiu de quexia q[us]ta terminat de una
parte cun domo de Nadolia Manca et de atera parte terminat a parte
denantis cun su istallu de Antoni Manca carrera mediante et de atera
parte: a parte desegus terminat cun vingia de nois dittos coniugius
cun [?] caminu mediante et cun olis et cuntotu juros et pertinençias
de [custos?]. Et sa vingia est posta et [situada?] in sos territorios
de ditta villa de Cargegue in su logu vulgarm[en]te naradu Riuttos
[?] Codina quale terminat de una parte cun vingia de Fran[cisc]u Tolu
et de atera parte terminat cun vingia de Baingiu Biddau et aparte de
subra terminat cun sa
funtana de runaque qui est sa funtana
qui solen leare sa abba sos de ditta villa de Cargegue (…)
».
Bibliografia
- Vittorio Angius, Geografia,
storia e statistica dell’Isola di Sardegna, voll. XVIII bis, XVIII
ter, XVIII quater, in Goffredo Casalis, Dizionario
geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re
di Sardegna, Torino, Maspero e Marzorati, 1853.
- Giovanni Spano, Emendamenti e
aggiunte all'Itinerario dell'Isola di Sardegna del conte Alberto
Della. Marmora pel comm. Giovanni Spano, Cagliari, 1874, vol. III.
- Giovanni Spano, Memoria sopra i
nuraghi di Sardegna, Cagliari, Tipografia arcivescovile, 1867.
- Guida della Sardegna (itinerario
storico: Alberto Boscolo; itinerario artistico: Mario Pintor;
itinerario turistico: Marcello Serra), Cagliari, Società Editrice
Italiana, 1951.
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