venerdì 16 ottobre 2015

La casa parrocchiale di Cargeghe, foto-inchiesta



di Giuseppe Ruiu


La casa parrocchiale di Cargeghe ha sempre attratto la curiosità di molti, forse per quell’alone di mistero che vi aleggia: c’è chi giura sulla presenza di arcaici tunnel voltati a botte celati nei suoi sotterranei, chi invece asserisce essere stato suo antico proprietario il famigerato Duca dell’Asinara, tra i più insigni e temuti feudatari di Sardegna. Niente di più è lecito sapere, nessuno studio specifico vi è stato mai condotto che si sappia.

Entrarvi significa compiere un viaggio a ritroso nel tempo e, solo per un attimo, sorvolando sulle ingiurie apportate dalla negligenza umana e dallo scorrere lento dei secoli in questo lembo di Logudoro, è possibile immaginare gli ambienti nel loro stato di grazia durante l’Età dei lumi. Ecco, d'improvviso pare quasi di scorgere una dama incedere con grazia, in un frusciare di sete, lungo gli anditi polverosi mentre al suo fianco, seguito dai lacchè, un nobile dell’Ancien régime dal volto austero le porge il braccio con garbo.

Chissà quali sfarzosi ricevimenti sotto le volte decorate dei saloni, quali riti e cerimonie settecentesche si celebrarono al riparo delle laccate porte di quercia… Oppure fu solo una rustica residenza di periferia abbellita per sostenere il rango del proprietario e rendergli più comode le battute di caccia nella zona?

Probabilmente non si saprà mai, quel che è certo è che oggi questa vetusta palazzina, di proprietà della curia di Sassari, versa in uno stato di forte degrado. Le pitture murarie, e gli stucchi, presenti al suo interno, già in parte deteriorati, rischiano di venire definitivamente compromesse.

La mancata salvaguardia e recupero della nostra cultura materiale non può essere giustificata dalla cronica mancanza di risorse finanziarie, e il senso civico ci impone ogni sforzo teso al recupero dall’oblio di questo edificio storico di sicuro pregio artistico che, senza dubbio, potrebbe raccontare di se parecchio se solo si avesse quella sensibilità che consente di percepire la sua silente richiesta di aiuto.

La sua probabile prima menzione, individuata dallo scrivente nei Quinque libri di Cargeghe, risale all'anno 1632, dove in un legato del testatore Juanne Anguelu de Serra Manca, vengono descritte le sue proprietà tra cui: «[...] su istallu sou de pianu de queya (q[ue] constat de 19 aposentos ey su palateddu»
La sua casa nel piano della chiesa che consta di 19 stanze e il palazzetto... e in effetti la casa parrocchiale consta di un numero di stanze molto vicino a quello indicato in questo documento, con il palazzetto ormai non più esistente, ma visibile in foto d'epoca degli anni '50 del XX secolo.

Un'Altra fonte più antica, dell'anno 1570 menziona altro edificio a più piani quale: su palatu de mastru Pedru de Fiumen, e, sempre all'interno del villaggio, si descrive la presenza di un non meglio specificato monastero: su muristere, ma si ignora la sua esatta ubicazione ne tanto meno si conosce l'ordine monastico a cui appartenne poiché tutte le altre fonti storiche tacciono della presenza nel paese di un tale edificio sacro.

Non è possibile mettere precisamente in relazione queste strutture con l'attuale casa parrocchiale, anche se la medesima in un lontano passato avrebbe potuto costituire un unico complesso con l'adiacente chiesa parrocchiale, come ben descritto in una anonima nota dell'Archivio parrocchiale sempre della seconda metà del XX secolo:

«Accanto alla chiesa parrocchiale sorge il complesso, perché tale va definito, dell'attuale casa parrocchiale, antico palazzetto del Duca dell'Asinara.
È formata da un ampio corpo diviso a stanze e da un androne, ora trasformato in stanza d'ingresso, ma un tempo certamente androne carraio, dal quale si accedeva ad una torretta della quale restano solo alcuni ruderi, e che probabilmente ospitava un granaio ed un forno (ancora visibile).
Dietro la casa si estende un giardino fino a qualche decennio fa strutturato “all'italiana” e nel quale sono visibili resti cimiteriali, come d'altronde nei terreni adiacenti alla piazza della chiesa.
All'interno la casa rivela decorazioni accurate ed, alcune, di buona fattura e raffinatezza (specie nelle volte), con vari motivi a grottesche, paesaggi o motivi floreali. Le porte interne conservano, sotto la vernice, i colori e le decorazioni originali.»

La casa parrocchiale vista dalla via Roma 

Il complesso con la chiesa parrocchiale sullo sfondo 

Ciò che rimane delle strutture del palazzetto 
  
Vista delle strutture dal retrostante cortile parrocchiale 

Vista sempre dal cortile parrocchiale 

 Puntellamento dell'ingresso dal cortile

Ambienti interni 

 Ambienti interni, stanza decorata

 Ambienti interni, con porta d'epoca


 Ambienti interni che affacciano sulla via Brigata Sassari

Volte decorate 

 Volte decorate

Pittura muraria: visione immaginifica di
Venezia nell '800. 

Pittura muraria: paesaggio con castello e cascate,
e soprastante emblema dei duchi Manca

 Pittura muraria: paesaggio lacustre

Stucchi 

Stucchi con putti  

 Stucchi

 Altre decorazioni si intravedono
sotto lo strato di vernice

Le stalle 

Stalle: arco tamponato 

Stalle: porta murata che dà accesso ad
altri ambienti sotterranei