di Giuseppe Ruiu
Attraverso
l’esame di alcuni cognomi presenti nei Quinque libri della
parrocchia di Cargeghe e ad altri labili indizi di natura
toponomastica, lo studio propone la suggestiva teoria che a Cargeghe,
agli inizi del XVI secolo, visse una piccola colonia di corsi,
probabilmente di estrazione sassarese, che in seguito venne
riassorbita dall'elemento locale logudorese, ma che lasciò qualche
traccia della sua possibile esistenza storica.
Tra il
1522 e il 1530 la pandemia di peste nera imperversò nel nord
Sardegna aggredendo numerosi centri e contrade del capo di Sassari,
Alghero e la Gallura. Ma in particolare tra il 1528 e il 1529 si
verificò la fase più acuta, dovuta anche all'invasione francese
della fine del 1527, al comando degli italiani Renzo Ursino da Ceri e
Andrea Doria, che occupò e devastò Sassari nell'arco di un mese,
diffondendo la peste presente tra le fila dei soldati assedianti.
Il
contagio si diffuse rapidamente in tutti i centri vicini arrivando
fino a Oristano, le cronache (Fara, Angius e Tola) riportano un
numero di decessi tra gli abitanti di Sassari che variava tra i 16000
e i 20000, in una città che al tempo era la più popolosa del Regno
di Sardegna spagnolo e contava circa 4000 “fuochi”
fiscali, riducendoli a soli 900, innescando così quel tracollo
demografico dal quale la città non si riprese più [1].
Molti
sassaresi in fuga si riversarono nei centri prossimi alla città,
prassi abituale in quasi tutte le comunità colpite dall'epidemia,
dove chi può (nobili e benestanti in particolare) fugge per salvarsi
la vita, spesso portandosi dietro il contagio.
Senza
voler giungere ad affrettate conclusioni, che difficilmente potrebbero essere supportate dal punto di vista documentario, è comunque da considerare che alcuni di questi transfughi sassaresi - un certo filone
storiografico sostiene che a sopravvivere maggiormente alla
pestilenza fu la comunità corsa cittadina – si stabilirono in
alcuni centri non troppo discosti dalla città.
Tracce
di antica presenza corsa tra Logudoro e Anglona non mancano, come molto ben
evidenziato dagli studi del prof. Mauro Maxia [2]. Su tutti l'esempio
di Sedini con il suo rione di cabu cossu (rione corso), dove
oggi è ancora in uso l'idioma turritano (meglio: sedinese).
Cargeghe
– logudorese Carzeghe, Caxeghe -, a differenza dei
centri circonvicini, conserva il suo corrispondente in lingua
turritana: Cagliégga. Sintomo questo che il villaggio, posto
a circa undici chilometri a sud del capoluogo lungo la strada reale,
fosse ben frequentato e inserito nei traffici commerciali e umani con
la città. Col tempo Cagliégga divenne sinonimo a Sassari di
luogo estremo dei suoi traffici, sito lontano per antonomasia: “Andà
in Cagliégga”. “Isciddu in Cagliégga!”.
Fino
agli anni trenta del XX° secolo era ben evidenziata nelle mappe del
centro abitato una via posta nel cuore del paese, quasi una piccola
enclave, denominata “via dei Corsi”, oggi via Cesare Battisti. Similmente
alla “via dei Corsi” sassarese, anch'essa posta nel cuore del
centro storico cittadino, potrebbe rappresentare il ricordo della
presenza di una comunità di corsi, o di sassaresi oriundi della
Corsica, a Cargeghe.
Via dei corsi in una mappa dell'abitato di Cargeghe del 1901
Via dei corsi in una mappa dell'abitato di Cargeghe del 1939
Quella che anticamente poteva essere
una grande
corte interna forse ad uso della comunità di Corsi
corte interna forse ad uso della comunità di Corsi
cargeghesi, con due uscite che collegavano l'attuale
via Roma e via Battisti (già carrera de sos Corsos)
via Roma e via Battisti (già carrera de sos Corsos)
Che il
toponimo sia abbastanza datato è documentato da una copia di atto notarile di inizio ottocento (1818) in lingua castigliana, presente
presso l'archivio parrocchiale del paese, dove il toponimo compare in
lingua sarda: «La
calle denominada Sa
carrera de sos corsos».
Documento notarile del 1818 dove compare:
"La calle denominada Sa carrera de sos corsos"
Nei
Quinque libri della parrocchia, che risalgono agli anni settanta del
XVI secolo, riscontriamo la presenza di alcuni cognomi di probabile
derivazione corsa, tra i quali:
Tinteri, Cossu, Cossa, Dapila, Bunbarda, Capuxeddu, Ogana, Dachena,
Desa Camara, de Aurolu, da Cilara forse gli ultimi rappresentanti
della comunità.
I rettori che ressero la parrocchia di Cargeghe tra
cinque-seicento, se può essere un caso, furono per la maggior parte
sassaresi di origine corsicana, troviamo infatti i sassaresi Joe Dapila:
1562-1571, Andreas Daquena: 1581-1590, Juan Maria del Olmo (di
ascendenza corsa o catalana): 1591-1635, Pedro Juan Cillara:
1636-1649, Gavino Tavera Manca: 1650-1661, e Juan Salvador Suzarellu:
1666-1668.
Come
riportato sopra, non si vuole giungere a conclusioni che
difficilmente potrebbero essere supportate da materiale documentario,
ma solo porre in evidenza alcuni indizi su un fenomeno storico ancora
poco investigato, ossia quello delle migrazioni di oriundi corsi nei
centri logudoresi del nord Sardegna, che diedero forse vita a piccole
comunità, o enclave, presto riassorbite dall'elemento autoctono
logudorese.
Note
[1] F.
MANCONI,
Castigo de Dios. La grande peste barocca nella Sardegna di Filippo
IV,
Donzelli editore, Roma, 1994.
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