sabato 24 giugno 2017

Indizi su una comunità corsa a Cargeghe nel XVI secolo




di Giuseppe Ruiu



Attraverso l’esame di alcuni cognomi presenti nei Quinque libri della parrocchia di Cargeghe e ad altri labili indizi di natura toponomastica, lo studio propone la suggestiva teoria che a Cargeghe, agli inizi del XVI secolo, visse una piccola colonia di corsi, probabilmente di estrazione sassarese, che in seguito venne riassorbita dall'elemento locale logudorese, ma che lasciò qualche traccia della sua possibile esistenza storica.

Tra il 1522 e il 1530 la pandemia di peste nera imperversò nel nord Sardegna aggredendo numerosi centri e contrade del capo di Sassari, Alghero e la Gallura. Ma in particolare tra il 1528 e il 1529 si verificò la fase più acuta, dovuta anche all'invasione francese della fine del 1527, al comando degli italiani Renzo Ursino da Ceri e Andrea Doria, che occupò e devastò Sassari nell'arco di un mese, diffondendo la peste presente tra le fila dei soldati assedianti.

Il contagio si diffuse rapidamente in tutti i centri vicini arrivando fino a Oristano, le cronache (Fara, Angius e Tola) riportano un numero di decessi tra gli abitanti di Sassari che variava tra i 16000 e i 20000, in una città che al tempo era la più popolosa del Regno di Sardegna spagnolo e contava circa 4000 fuochi fiscali, riducendoli a soli 900, innescando così quel tracollo demografico dal quale la città non si riprese più [1].

Molti sassaresi in fuga si riversarono nei centri prossimi alla città, prassi abituale in quasi tutte le comunità colpite dall'epidemia, dove chi può (nobili e benestanti in particolare) fugge per salvarsi la vita, spesso portandosi dietro il contagio.

Senza voler giungere ad affrettate conclusioni, che difficilmente potrebbero essere supportate dal punto di vista documentario, è comunque da considerare che alcuni di questi transfughi sassaresi - un certo filone storiografico sostiene che a sopravvivere maggiormente alla pestilenza fu la comunità corsa cittadina – si stabilirono in alcuni centri non troppo discosti dalla città.

Tracce di antica presenza corsa tra Logudoro e Anglona non mancano, come molto ben evidenziato dagli studi del prof. Mauro Maxia [2]. Su tutti l'esempio di Sedini con il suo rione di cabu cossu (rione corso), dove oggi è ancora in uso l'idioma turritano (meglio: sedinese).

Cargeghe – logudorese Carzeghe, Caxeghe -, a differenza dei centri circonvicini, conserva il suo corrispondente in lingua turritana: Cagliégga. Sintomo questo che il villaggio, posto a circa undici chilometri a sud del capoluogo lungo la strada reale, fosse ben frequentato e inserito nei traffici commerciali e umani con la città. Col tempo Cagliégga divenne sinonimo a Sassari di luogo estremo dei suoi traffici, sito lontano per antonomasia: “Andà in Cagliégga”. “Isciddu in Cagliégga!”.

Fino agli anni trenta del XX° secolo era ben evidenziata nelle mappe del centro abitato una via posta nel cuore del paese, quasi una piccola enclave, denominata “via dei Corsi”, oggi via Cesare Battisti. Similmente alla “via dei Corsi” sassarese, anch'essa posta nel cuore del centro storico cittadino, potrebbe rappresentare il ricordo della presenza di una comunità di corsi, o di sassaresi oriundi della Corsica, a Cargeghe.

Via dei corsi in una mappa dell'abitato di Cargeghe del 1901

Via dei corsi in una mappa dell'abitato di Cargeghe del 1939

Quella che anticamente poteva essere una grande
corte interna forse ad uso della comunità di Corsi 
cargeghesi, con due uscite che collegavano l'attuale
via Roma e via Battisti (già carrera de sos Corsos)

Che il toponimo sia abbastanza datato è documentato da una copia di atto notarile di inizio ottocento (1818) in lingua castigliana, presente presso l'archivio parrocchiale del paese, dove il toponimo compare in lingua sarda: «La calle denominada Sa carrera de sos corsos».

Documento notarile del 1818 dove compare: 
"La calle denominada Sa carrera de sos corsos"

Nei Quinque libri della parrocchia, che risalgono agli anni settanta del XVI secolo, riscontriamo la presenza di alcuni cognomi di probabile derivazione corsa, tra i quali: Tinteri, Cossu, Cossa, Dapila, Bunbarda, Capuxeddu, Ogana, Dachena, Desa Camara, de Aurolu, da Cilara forse gli ultimi rappresentanti della comunità.

I rettori che ressero la parrocchia di Cargeghe tra cinque-seicento, se può essere un caso, furono per la maggior parte sassaresi di origine corsicana, troviamo infatti i sassaresi Joe Dapila: 1562-1571, Andreas Daquena: 1581-1590, Juan Maria del Olmo (di ascendenza corsa o catalana): 1591-1635, Pedro Juan Cillara: 1636-1649, Gavino Tavera Manca: 1650-1661, e Juan Salvador Suzarellu: 1666-1668.

Come riportato sopra, non si vuole giungere a conclusioni che difficilmente potrebbero essere supportate da materiale documentario, ma solo porre in evidenza alcuni indizi su un fenomeno storico ancora poco investigato, ossia quello delle migrazioni di oriundi corsi nei centri logudoresi del nord Sardegna, che diedero forse vita a piccole comunità, o enclave, presto riassorbite dall'elemento autoctono logudorese.


Note

[1] F. MANCONI, Castigo de Dios. La grande peste barocca nella Sardegna di Filippo IV, Donzelli editore, Roma, 1994.



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