lunedì 22 maggio 2017

Una tradizione orale cargeghese e l'epidemia di vaiolo del 1829



di Giuseppe Ruiu



Ci sono storie e racconti tramandati oralmente, generati per lo più per spaventare i più piccoli che, attraverso la paura suscitata, servissero da insegnamento e monito per il prosieguo della loro esistenza, che lo scorrere del tempo ha ammantato di leggenda - contos de foghile o paristòrias vengono definiti evocativamente in lingua sarda - ma che non di rado traggono ispirazione da eventi realmente accaduti o verosimili, che hanno impresso, magari per la loro tragicità, nella memoria collettiva il ricordo di tale evento funesto che l'oralità popolare ha tramandato, e ricamato, spesso con successivi e fantasiosi apporti, fino ai nostri giorni.

Un giorno qualsiasi di alcuni anni fa discorrendo amabilmente, come mi succedeva di frequente, con un anziano parente oggi deceduto - cultore di storia locale ed eccellente cacciatore, e dunque ottimo conoscitore di campagne, boschi e sentieri che fanno da cornice al paese di Cargeghe – il quale mi raccontò, con il suo modo serio e composto di narrare i fatti dovuto di certo al suo percorso di studi universitari, di una tradizione non troppo remota del paese, per lui assolutamente veritiera, ma che io appresi, forse perché ormai adulto, con la dovuta leggerezza che si dà in questi casi al genere di racconti poco sopra descritti.

Egli mi indicò la presenza di una domus de janas (tombe scavate nella roccia di epoca prenuragica e nuragica, denominate coronas in logudorese) di cui il paese è ricco, in un bosco a una discreta distanza dal centro abitato, all'interno della quale, nel corso di una battuta di caccia, rinvenne numerose ossa e teschi umani, che la tradizione del paese, da lui appresa da ragazzo, indicava appartenuti ad alcuni bambini morti nel corso di un'epidemia di influenza spagnola, così la definì, che falcidiò un'intera generazione di neonati cargeghesi probabilmente nel corso dell'ottocento.

La paura del contagio - continuando nel racconto - indusse gli abitanti del paese a deporre i resti di questi piccoli sventurati a debita distanza dal paese e impedire così il diffondersi, secondo loro attraverso questo macabro rituale, del contagio epidemico, forse ancora memori della peste che nel 1652, in soli due mesi, ridusse il paese a meno di un terzo dei suoi abitanti.

Qualche tempo dopo, rimossa ormai la storia a tinte fosche, mentre ero impegnato a consultare, nel corso di un lavoro di ricerca, i Quinque libri del paese presso l'Archivio Diocesano, tra le pagine ingiallite dal tempo del Liber mortuorum ottocentesco, mi imbattei in una abbastanza lunga sequenza di registrazioni parrocchiali di bambini, oltre ventisei in totale, deceduti tra la metà del mese di settembre e il mese di dicembre, con un picco di quattordici decessi nel solo mese di ottobre, dell'anno 1829. Le registrazioni, per ogni deceduto, indicano quale luogo di sepoltura l'antico cimitero dell'oratorio di Santa Croce (tranne che per un figlio di nobili tumulato nella cappella patronata di famiglia all'interno della chiesa parrocchiale) all'interno del paese, oggi non più esistente, ma che in origine, nel XVIII secolo, venne creato a fianco dell'oratorio per accogliere le salme dei confratelli della locale confraternita di Santa Croce anch'essa oggi non più operante.

I parvulus e parvula, così definiti dall'estensore - il viceparroco sacerdote Salvatore Simula, nelle classiche, e direi zoppicanti, registrazioni parrocchiali latineggianti dell'ottocento - di un'età compresa tra i pochi giorni e qualche anno, furono di certo vittime innocenti di una delle numerose ondate epidemiche che investirono la Sardegna nel corso dei secoli, e tra esse in particolare quelle di colera, di influenza spagnola, di vaiolo e della già menzionata peste bubbonica.

Solo recentemente scoprii, attraverso la consultazione di alcune fonti specifiche, in particolare gli studi pubblicati dalla prof. Eugenia Tognotti, che proprio nel 1829 una recrudescenza di vaiolo investì la provincia di Sassari causando ben 7807 vittime. In base a tale notizia documentata ritengo possano sussistere pochi dubbi circa la causa del decesso di un'intera generazione di neonati cargeghesi.

Poco tempo fa, nel corso di un'escursione campestre, mi imbattei in quella che congetturando, e in base alla descrizione fattami a suo tempo, ritengo essere stata la domus de janas dove, secondo la tradizione, vennero deposti i resti delle piccole vittime, la quale appartiene alla necropoli neolitica ipogeica di Giorrè–S'Elighe Entosu, ricca di queste antiche manifestazioni architettoniche funerarie, a poco più di un chilometro dal paese, tra querce e lecci, e immerse, o per meglio dire celate, tra la fitta macchia mediterranea che non permette un agevole passaggio.


La domus de Janas

Accesso principale


Accesso secondario 


Primo vano interno 


Secondo vano interno

Al di là della crudezza dei dati delle registrazioni parrocchiali che non menzionano mai la natura dei decessi e ancora meno menzionano un'ipotetica tumulazione in luogo non consacrato lontano da un edificio di culto, cosa considerata cristianamente inaccettabile e spaventosa da parte degli antichi, anche se altrettanto spaventosa era la paura del contagio e del diffondersi indisturbato dell'epidemia, non possiamo spingerci a legare assieme l'evento dell'epidemia del vaiolo con la tradizione popolare circa questi resti umani deposti a debita distanza dal paese, ma solo considerare che non di rado tali antiche tradizioni orali nascondono un piccolo fondo di verità documentale.

I bambini deceduti
Quinque libri di Cargeghe, libro dei morti, pp. 178-184, anno 1829

14 settembre
Domenico Dore parvulu, di Luigi e Giovanna Marongiu di Cargeghe. Età quattro mesi. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

21 settembre
Giovanna Maria Tolu parvula, di Antonio Tolu di Codrongianos e Maria Virdis di Bortigali. Età tre anni. Inumata nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

29 settembre
Felicita Delogu parvula, figlia di Ambrogio Delogu e Margherita Casu di Sassari. Età otto mesi. Inumata nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

1 ottobre
Francesco Satta di Don Giovanni Maria Satta vedovo di Cargeghe e Donna Maria Angela Martinez di Sassari. Età nove anni. Inumato nella cappella patronata della chiesa parrocchiale.

10 ottobre
Antonio Marongiu, fu Giovanni Maria e Maria Merella di Cargeghe. Età sette anni. Inumato nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.

11 ottobre
Angela Lai parvula, di Giuseppe di Cargeghe e Maria Caterina Detori di Bessude. Età due anni. Inumata nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.

16 ottobre
Maurizio Demartis parvulus, di Giovanni e Maria Leonarda Manca di Cargeghe. Età tre giorni. Inumato nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.

17 ottobre
Domenica Angela Cabras parvula, di Giuseppe e Giovanna Angela Masala di Codrongianos e domiciliati a Cargeghe. Età un mese e quindici giorni. Inumata nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.

20 ottobre
Francesco Luigi Bacchiddu parvulus, di Giovanni Antonio di Cargeghe e Margherita Satta di Florinas. Età otto mesi. Inumato nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.

23 ottobre
Maria Maddalena Serapia Pitalis parvula, di Serapio e Maria Tanca di Cargeghe. Età tre anni. Inumata nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.

23 ottobre
Nicoletta Tolu parvula, di Giuseppe e Maria Raimonda Tanca di Cargeghe. Età un anno. Inumata nel cimitero dell’oratorio di Santa Croce.

24 ottobre
Rosa Nuvoli di Sebastiano di Ossi e Paola Marongiu di Cargeghe. Età sei anni. Inumata nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

26 ottobre
Giovanna Angela Masala parvula, di Gavino e Giovannina Merella di Cargeghe. Età due mesi. Inumata nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

26 ottobre
Maria Rita Solinas parvula, di Salvatore Angelo di Pozzomaggiore e Giovanna Piana di Cargeghe. Età un anno. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

28 ottobre
Vittoria Dore fu Domenico e Maria Luigia Nurra di Cargeghe. Età dodici anni. Inumata nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

29 ottobre
Giovanni Maria Delogu parvulus, di Nicola di Nughedu e Maria Maddalena Sanna di Cargeghe. Età cinque mesi. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

29 ottobre
Maddalena Cherchi parvula, di Gavino e Sebastiana Pinna di Cargeghe. Età sei anni. Inumata nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

29 ottobre
Giuseppe Antonio Tolu parvulus, di Giuseppe e Maria Gavina Camboni di Cargeghe. Età tre anni e nove mesi. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

4 novembre
Antonio Raimondo Nuvoli, parvulus, di Sebastiano di Ossi e Paola Marongiu di Cargeghe. Età un anno. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce (secondo figlio della coppia deceduto - nda).

5 novembre
Salvatore Giovanni Casu parvulus, di Antonio di Cossoine e Giovanna Maria Merella di Cargeghe. Età un anno. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

6 novembre
Maria Rosa Bazzoni parvula, di Giovanni e Maria Anna Tolu di Cargeghe. Età nove mesi. Inumat nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

11 novembre
Francesco Gavino Maria Sanna parvulus, di Giuseppe di Sassari e Angela Fois di Cargeghese. Età due mesi e mezzo. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

8 dicembre
Angelo Francesco Manca parvulus, di Pietro di Cargeghe e Maria Bonaria Dore di Pozzomaggiore. Età due mesi. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

20 dicembre
Giovanna Maria Bazzoni parvula, di Francesco e fu Quirica Pitalis di Cargeghe. Età un anno e tre mesi. Inumata nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

20 dicembre
Francesco Maria Bazzoni parvulus, di Sebastiano di Cargeghe e Vittoria Masala di Ossi. Età due mesi. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

29 dicembre
Thomas Cherchi parvulus, di Gavino e Sebastiana Pinna di Cargeghe. Età sei giorni. Inumato nel cimitero dell'oratorio di Santa Croce.

Per il mese di gennaio non si riscontrano ulteriori decessi.

Bibliografia

- Salvatore Merella, Giorrè-S'Elighe Entosu. La necropoli neolitica a domus de janas di Cargeghe, Cargeghe 2007, Biblioteca di Sardegna, Documenta Edizioni.

- Eugenia Tognotti, Ambiente, uomini e malattie nella Gallura moderna e contemporanea In: Brandanu, Salvatore (a cura di). La Gallura, una regione diversa in Sardegna: cultura e civiltà del popolo gallurese, San Teodoro 2001, I.CI.MAR. Istituto delle Civiltà del Mare. p. 141-154.

- Eugenia Tognotti, L'anno del colera: Sassari 1855 , Sassari 2000, Edes.

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