martedì 9 luglio 2013

La Sacra Famiglia di Cargeghe e il rettore Juan Maria del Olmo


Giuseppe Ruiu  




La Sacra Famiglia,  o  secondo un’ottocentesca tradizione locale: Nostra Segnora de sos isconsolados,  è  il  dipinto  più  celebre posseduto   dalla   parrocchiale   SS.   MM.   Quirico   e   Giulitta   di Cargeghe,  oggi  custodito  presso  i  locali  della  Soprintendenza  a Sassari.   Un   olio   su   tela  delle  misure  di  1,40 x 1,05  opera  del maestro  fiorentino  Baccio  Gorini  operante in Sardegna tra la fine del   Cinquecento   e  i  primi  del  Seicento  e  datato  dal  canonico Giovanni  Spano al 1588; anche se tale datazione rimane dubbia poiché non più leggibile sul dipinto.

Il Francese Antoine Claude Pasquin detto Valéry di passaggio a Cargeghe nel 1834 fu il primo in epoca moderna a darci notizia del dipinto senza troppi particolari:

«[...] A une demi-heure de la route, sur une éminence de la plaine de Campo Mela, le petit village de Cargièghe, de quatre cents habitants, a dans l'église principal de Saint-Quericus, une Sainte-Famille, qui n'est peut-ètre pas indigne que le voyageur artiste se dètourne pour l'examiner¹. [...]».

«[…] A una mezz’ora dalla strada, su un poggio della pianura di Campo Mela, il piccolo villaggio di Cargeghe, di soli 400 abitanti, ha nella chiesa principale di San Quirico una Sacra Famiglia, meritevole, forse, che il viaggiatore artista faccia una deviazione per esaminarla².».


Nel 1870 il canonico ploaghese Giovanni Spano³ ci fornisce informazioni più dettagliate sull'opera:

«In Cargeghe nella cappella vicina all’altar maggiore avvi una tela di grandezza ordinaria col titolo dei Raccomandati (De sos Isconsolados), la Vergine col Bambino, che fu eseguita nell’aprile del 1588, coll’iscrizione BACIVS GORINIVS FLORNVS PINXIT (1).
Le pareti di essa cappella sono dipinte a fresco coi quattro Evangelisti nella volta, e la fuga in Egitto col'adorazione dei Magi nelle parti laterali, che sono sicuramente opera dello stesso Gorinio.
[…] Nel libro parrocchiale di Cargeghe del 1594 vi si trova una quitanza di pagamento fatta da monsignore Olmo, rettore in allora anche del vicino villaggio di Muros, ad un tal Maderno per dipingere e dorare un quadro, segnando di propria mano Io Marco Antonio Maderno pittore Italiano (2). ».
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«(1) Questo dipinto nel tempo del Rett. Nurra fu restaurato da Alberto Diana con tinte a guazzetto. L’arciv. Catania, visitando la chiesa ed innamorato di questo quadro assegnò 80 giorni d’indulgenza ogni sabato a chi visitasse questa sacra immagine.
(2) Questa notizia ci è stata comunicata dal Teol. Filippo Felice Serra, attuale Rettore di Cargeghe, giovine di buon gusto per le belle arti.».

Tale datazione è messa in discussione da una parte degli storici dell'arte poiché contrariamente a quanto si pensa presupporrebbe la presenza in Sardegna dell'"esule per motivi politici" Baccio Gorini già dall'ultimo ventennio del Cinquecento. 

A riprova dell'inattendibilità di tale informazione dello Spano, in un documento presente nei registri parrocchiali datato all'anno 15 aprile 1588 si dice espressamente che: «Itte[m] a sa capella de sa regina qui si faguet a su p[resen]te in ditta villa – 5 L[iras]». 


Un lascito di cinque lire alla cappella della Regina al tempo in costruzione e nella quale successivamente verrà collocato il dipinto. Dunque è probabile che lo Spano lesse tale data nella chiave di volta della cappella (dove poteva esservi indicato l'anno di fondazione) e oggi non più leggibile, interpretando erroneamente l'aprile 1588 quale datazione del dipinto e non come epoca di edificazione della cappella, come realmente era.


Medaglione cappella, chiesa parrocchiale di Cargeghe

La menzione dello Spano relativa all’indulgenza assegnata da un Arcivescovo turritano in visita pastorale a Cargeghe nel Seicento è stata rinvenuta da chi scrive in un documento presente nei Quinque libri della parrocchia e datato al 1687, del quale si fornisce il testo e la traduzione in appendice. A tutt’oggi risulta essere la citazione più antica del dipinto.

Non vi è traccia invece di tale quietanza di pagamento, è presente, sempre per il 1594, una registrazione di battesimo, in due distinte versioni, che menziona la presenza a Cargeghe, in qualità di padrino, del pittore Marco Antonio Maderno definendolo in una:  «mo[ssen]  Marcantoniu  Maderno pavesu» (notizia inedita) e in   altra: «padrinu mo[ssen] Marcu Antonio Maderno pintore italianu».

Come riporta la dott.ssa Wally Paris nella sua pubblicazione«Un'opera  certa è quella segnalata dallo Spano come la Sacra Famiglia di Cargeghe, sulla quale lesse la data 1588, non più presente nella tela, ma da non escludere completamente, benché supporrebbe la presenza dell'esule nell'isola sin dalla fine dell'ultimo ventennio del Cinquecento. Tela finemente trattata, con il compiacimento di particolari e con quella dolcezza sentimentale ben accetti al dettato controriformistico, il quale si premurava di trasmettere ai soggetti sacri una facile comprensione e un immediato effetto di commozione sul popolo.    
Nella composizione della Sacra Famiglia tra il bambinello, e san Giovannino, che si mostra preoccupato, con il gesto della mano, di non portare alcun turbamento al sonno del divin Figliolo, si crea una tenerezza d’intenti che incanta il riguardante. La Madonna, tutta di maniera, bella e incoronata come una regina, è in sua adorazione e in san Giuseppe, posto in secondo piano come figura di contorno, si nota la responsabilità di assolvere bene il suo ruolo di padre putativo.  Un dipinto, questo, ove è concentrato l’assunto ideale della nuova precettistica post-manierista, diffusa ovunque e soprattutto adatta un villaggio dell’interno. Potrebbe comunque trattarsi, si azzarda, date anche le contenute dimensioni, di un dipinto richiesto personalmente da un religioso per godere in privato di una simile opera e poi lasciarla alla comunità* (neretto mio – nda)».


Proseguendo nel suggestivo azzardo della dott.ssa Paris, la quale ipotizza l'opera non un dipinto creato per la parrocchiale cargeghese, date le sue ridotte dimensioni (si tenga presente che fra tutte le opere note del Gorini la Sacra Famiglia risulta essere la più piccola), ma realizzato per diletto privato di un religioso. Visse in Cargeghe un religioso che tra Cinquecento e Seicento ebbe la possibilità di commissionare l'opera e lasciarla successivamente alla comunità? Il rettore Juan Maria del Olmo potrebbe essere stato tale committente.

Juan Maria Olmo o del Olmo, o come spesso si firmava in lingua sarda: Joanne Maria Desulumu, fu il più insigne religioso che resse la rettoria di Cargeghe e Muros a partire dalla fine del Cinquecento.


Nativo di Sassari pur ignorandone la data, il cui cognome però tradisce un'origine iberica. Si tramanda che studiò laureandosi presso l'Università di Pisa in Teologia (la medesima città nella quale operò il Gorini agli inizi della sua carriera artistica) e nei registri parrocchiali è spesso indicato come Dutore anche se tra i laureati sardi a Pisa della fine del Cinquecento il suo nome non compare. Lo troviamo già presente a Cargeghe nell'agosto del 1586, grazie alla sua prima registrazione di un battesimo: Eo p[reideru] «Joa[nne] Maria Desulumu [...]», mentre prese possesso della rettoria di Cargeghe e Muros il 4 novembre del 1591 come lui stesso scrive: «A 4 de s[an]tu Andria in su quale die leesi possessione desa rectoria 1591 [...]» ( Il 4 novembre nel quale giorno presi possesso della rettoria 1591).  

Fu rettore di entrambi i paesi per ben quarantatré anni più i cinque anni precedenti alla nomina di rettore sono ben quarantotto anni di vita pastorale alla guida delle due comunità. La sua ultima compilazione di una registrazione, sempre di battesimo, è infatti del 24 gennaio 1634. 

La cronaca storica ci racconta che il 3 dicembre dell’anno 1635 venne eletto per le sue indiscusse virtù vescovo di Bosa, così come ci narra lo storico seicentesco Francisco de Vico: «En el ano 1635 don Juan Maria Olmo, natural de Saçer, rector que era de Cargiegue, varon de suma virtud y ejemplo entre los eclesiasticos; viviò poco tiempo y le sucediò en el ano 1639 don Vicente Agustin de Claverìa [...]⁶»(Nell'anno 1635 don Juan Maria Olmo, sacerdote di Sassari, che era rettore di Cargeghe, uomo di somma virtù ed esempio tra gli ecclesiastici; visse poco tempo e gli successe nella'anno 1639 don Vicente Agustìn de Claverìa). 

Fonte ripresa anche dall’Angius per il suo dizionario⁷: «Gianmaria Olmo di Sassari, rettore di Cargieghe, fu nel 1635 fatto vescovo per lo merito delle sue virtù.».


Nel febbraio del 1637 quale Vescovo di Bosa venne in visita pastorale a Cargeghe per amministrare il sacramento della cresima o confermazione, solitamente era l'Arcivescovo turritano a celebrare tale rito: «Nomina confirmatorum per Ill[ustrissi]m[us] R[everendissi]mu D[ominus] Don Jua[nne] Maria del Olmo Epp[iscopu]m Bosanem in visita Parochialis Eclesia [...]» (Nomina dei confermati per l'illustrissimo reverendissimo signore don Juan Maria del Olmo vescovo bosano in visita alla chiesa parrocchiale). Morì nel 1639 nel corso del suo ministero solo pochi anni dopo essere stato eletto.

Il ricordo di tale rettore grazie alle sue riconosciute virtù pastorali dovette rimanere così impresso nella memoria collettiva cargeghese che ancora nel 1901 vi era nel paese uno spiazzo a lui dedicato: "Largo Olmo", oggi via Roma all'altezza della macelleria Oggiano, così come riporta una mappa dell'abitato dell'epoca.

Il rettore Olmo, di indubbie sensibilità artistiche oltreché spirituali, ebbe dunque rapporti con artisti dell'epoca come ci viene confermato dal passaggio a Cargeghe al tempo del suo rettorato del pittore Marco Antonio Maderno che probabilmente realizzò un'altra opera per la parrocchiale ("La Madonna in trono e santi"?)

È ipotizzabile che dopo la sua nomina al vescovado bosano abbia lasciato in dote alla comunità ecclesiale, al suo gregge, dopo così tanti anni di guida spirituale un’opera artistica personale di così grande pregio?
Per concludere se la supposizione della dott.ssa Wally Paris fosse corretta non può esservi stato altro insigne religioso quale committente della Sacra Famiglia del tardo manierista Gorini, del quale stupisce di un così rinomato artista non sia rimasta alcuna traccia nei registri parrocchiali del suo passaggio a Cargeghe.

Note al testo

¹ Par M. VALERY, Voyages en Corse, a l’île d’Elbe, et en Sardaigne, tome second, Paris, Librairie de L. Bourgeois-Maze Èditeur, 1838.

² VALERY, Viaggio in Sardegna, traduzione e cura di M. G. Longhi, Nuoro, Ilisso, 1996.

³ G. SPANO, Storia dei pittori sardi e catalogo descrittivo della privata pinacoteca del can. Giovanni Spano, Cagliari, 1870, pp. 16-17.

⁴ W. PARIS, Arte a Florinas, Documenta Edizioni, Cargeghe, 2006, pp. 37-38.

⁵ R. DEL GRATTA, Acta graduum Academiae pisanae, vol. 1 (1543–1599), Gruppo di ricerca dell'Università di Pisa, Pisa, 1979.

⁶ F. VICO (de), Historia general de la isla y Reyno de Sardeña, a cura di Francesco Manconi, edizione di Marta Galiñanes Gallén, Centro Studi Filologici Sardi / CUEC, Cagliari 2004, Libro VI, cap.XVI, p. 144.

⁷ V. ANGIUS, Geografia, storia e statistica dell’Isola di Sardegna, voll. XVIII bis, XVIII ter, XVIII quater, in Goffredo CASALIS, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino, Maspero e Marzorati, 1853.

Appendice

Resoconto della visita pastorale dell'arcivescovo turritano Joan Morillo y velarde a Cargeghe nel 1687

(Quinque libri di Cargeghe, registro dei battesimi 04, data 1662-1698, foglio 79b – ASDS)

«Ittem haviendo visitado el altar de la Virgen Santissima San Joseph y San Joan que està a el lado de la Epistola cuya pintura es muy buena y de grande devocion al pueblo hemos entendido tan bien que sea menos cabado la devocion y que asiste poca gente con el Rector y sacerdotes a la letania que se dice los domingos por la tarde y para que de hoi mas se frequente tan santa dona concedemos quarenta dias de indulgencia a todos los que asistieren a dichas letanias y assì mismo los exhortamos a que los primeros domingos de cada mes rezen el rosario de cinco dieces a coros despues de dichas letanias y los concedemos otros 40 dias mas de indulgencia de forma que los primeros domingos resando el rosario ganen 80 dias

(Item Avendo visitato l’altare della Vergine Santissima, San Giuseppe e San Giovanni che si trova nel lato della Epistola il cui dipinto è molto bello e di grande devozione da parte del popolo, abbiamo sentito anche che è diminuita la devozione e che assiste poca gente con il rettore e i sacerdoti alla litania che si dice le domeniche nel pomeriggio e perché da oggi si frequenti di più una così Santa donna concediamo quaranta giorni di indulgenza a tutti quelli che assisteranno a dette litanie e così lo stesso li esortiamo a che le prime domeniche di ogni mese recitino il rosario di cinque decine in coro dopo dette litanie e concediamo loro altri 40 giorni aggiuntivi di indulgenza di modo che le prime domeniche pregando il rosario guadagnino 80 giorni.).

* Editoriale Documenta: per gentile concessione.

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