RAMADAN PASCIA’
IL SARDO CHE NEL 1500 FU RE DI ALGERI, GOVERNATORE DI TUNISI E TRIPOLI, AMMIRAGLIO DELLA FLOTTA TURCO-OTTOMANA PER CONTO DEL SULTANO SOLIMANO IL MAGNIFICO
Giuseppe Ruiu
Una delle più importanti cariche dell’Impero Ottomano, il Beylerbey che significa “Emiro degli emiri” designava il titolare della più alta carica nella provincia dell’Impero Turco in Nord-Africa o Maghreb (zona geografica che all’epoca era conosciuta nell’occidente cristiano con il nome di “Barberia”, “Berberia” o “Barbaria”). Titolo di rilevante importanza che non si ebbe prima dell’epoca di Arudj Barbarossa.
Il più vecchio dei fratelli Barbarossa fu il primo a ricevere la Reggenza di Algeri e la sua nomina ufficiale venne fatta a Costantinopoli (Istanbul) nel 1534 da parte del Sultano Solimano il Magnifico. I Beylerbey di Algeri esercitavano la loro sovranità sui Pascià di Tunisi e Tripoli e non avevano superiori se non le direttive del “Divano”.
L’epoca dei Beylerbey (1518-1587), i “Re d’Algeri” così chiamati da Diego de Haedo frate benedettino spagnolo che aveva “visitato” Algeri tra il 1578 e il 1581, designò i primi anni della reggenza sotto tutela della “Sublime Porta” che nominava i suoi rappresentanti nel Maghreb.
I Beylerbey di Algeri:
1 Arudj Barbarossa (1516-1518)
2 Khayr ed-Din Barbarossa (1518-1533)
3 Hassan Aga Sardo (1534-1543)
4 Hadji Pascià (1543-1544)
5 Hassan Pascià (1544-1551)
6 Caïd Saffa (1551-1552)
7 Salah Pascià (1552-1556)
8 Hassan Corso (1556)
9 Théchéoli Pascià (1556-1557)
10 Yussuf (1557)
11 Yahya Pascià ( 1557)
12 Hassan Pascià (1557-1561)
13 Hassan Aga et Couça Mohammed (1561-1562)
14 Ahmed Pascià (1562)
15 Yahya Pascià (1562)
16 Hassan Pascià (1562-1567)
17 Mohammed Pascià (1567-1568)
18 Occhiali Pascià (1568-1572)
19 Arabo Ahmed Pascià (1572-1574)
20 Ramadan Pascià Sardo (1574-1577)
21 Hassan Pascià Veneziano (1577-1580)
22 Djafer Pascià (1580-1582)
23 Ramadan Pascià Sardo (1582)
24 Hassan Pascià Veneziano (1582-1587)
Tra essi ben due furono i Pascià Sardi, catturati in giovane età sulle coste dell’isola e portati nel Nord-Africa, dove in seguito a una serie di vicende e a indiscutibili abilità personali assursero alla più alta carica provinciale dell’Impero Ottomano.
Il primo fu Hassan Aga l’eunuco (sul quale poco ci si sofferma sia per la scarsità delle fonti a lui dedicate sia perché portato a conoscenza da Luigi Pinelli nel suo libro del 1972, e recentemente riscoperto dallo scrittore Massimo Carlotto nel suo romanzo: Cristiani di Allah, del 2008) catturato nientemeno che da Khayr ed-Din Barbarossa in persona, all’epoca dimorante saltuariamente nella fortezza detta del Castellazzo all’Asinara, il quale lo prese sotto la sua tutela e lo instradò verso la carriera corsara. Alla morte del Barbarossa prese il suo posto nella reggenza di Algeri nel 1535. Le poche fonti lo descrivono minuto di statura ma ben proporzionato e di bell’aspetto.
Fu il Khalifa Hassan Aga che diresse con successo la resistenza della città contro il famoso attacco dell’Armada spagnola dell’Imperatore Carlo V ad Algeri nel 1541: “Mai in nessun caso, un Re diede prova di coraggio, d’esperienza e di prudenza come lui in quella occasione” citano le fonti. Fu ben voluto e rispettato dalla popolazione e alla sua morte fu rimpianto da tutti quelli che lo conobbero. Il senso di giustizia e la generosità furono le sue doti migliori anche se crudele in certune circostanze.
Barbarossa
Il secondo Beylerbey sardo fu invece Ramadan Pascià, alcune fonti riportano varie grafie del nome: Rabadan Pacha, Ramadan Baja, Cayto Ramadan Pascià, Ramadan Sardo.
Fatto schiavo molto giovane in Sardegna è portato ad Algeri. Sposa in seguito una giovane rinnegata corsa (o sarda), di nome Emina.
Acquisì una buona reputazione negli anni in cui occupò la carica di Caïd in diversi paesi. Nell’ottobre del 1569 prese parte con l’ammiraglio Occhiali, anch’egli rinnegato cristiano calabrese di nascita, alla spedizione contro Tunisi.
Nel gennaio del 1570 venne lasciato dall’Occhiali al comando –governatorato- della guarnigione di Tunisi, rafforzò la sua posizione con l’ausilio dei giannizzeri (corpo militare d’elite ottomano costituito in gran parte da uomini nati cristiani e fin da fanciulli, dopo la cattura e conversione all’Islam, addestrati all’arte militare). Pacificato il paese, si dedicò alla guerra di corsa prelevando dai corsari la decima parte dei loro bottini, compresa la cattura degli schiavi.
Nel 1573 con la conquista di Tunisi da parte di don Giovanni d’Austria, venne richiamato a Istanbul. L’anno dopo venne inviato ad Algeri per ricoprire la carica di Beylerbey dove ne prese possesso nel 1574.
Rabadan Pascià regnò sulla Reggenza per tre anni e un mese. Nel corso di questo tempo, Algeri fu più tranquilla di quello che non fosse mai stata ed egli governò con giustizia ed equità tanto che non si ebbe un solo suddito che si lamentò di lui. Si contraddistinse per un’azione a Fez nel 1576 avente ad oggetto di ristabilire in trono il Sultano Moulay Muluch.
Nel 1577 lasciò Algeri per trasferirsi a nuovamente alla corte di Istanbul. Nel giugno del 1579 inviò un’accorata lettera al re di Francia Enrico III a seguito della cattura di una nave mercantile francese da parte dei suoi uomini. Nel 1580 ha il comando della flotta dell’Occhiali alla morte dell’ammiraglio calabrese.
Nella primavera del 1581 mediante una forte somma di denaro sborsata al Sultano, venne eletto pascià di Tripoli. Giunse a destinazione con la moglie Emina. Si trovò a dovere fronteggiare la rivolta delle tribù del circondario, che non furono comprese nel decreto di limitazione delle tasse emesso dal suo predecessore Chiafer Rais. Fece mettere a morte alcuni capi turchi che fomentarono la rivolta, i cui parenti in seguito lasciarono Tripoli.
Nel 1582 per la seconda volta assunse la reggenza di Algeri. Fu inviato su espressa volontà del Sultano Solimano il Magnifico, con il compito di far cessare la “guerra di corsa” dei Turchi e Mori del Nord-Africa contro i francesi alleati in quel tempo dei Turchi stessi.
In seguito il capo della Taïfa Mami Arnaute diresse una rivolta contro il Pascià che venne sconfitto e il Raïs si rese capo della città.
Nel 1583 fu di nuovo a Tripoli dove dovette controllare una nuova rivolta nel territorio circostante, nella quale i ribelli si spinsero sino alle porte del capoluogo.
Solimano il Magnifico
Nel marzo del 1584 giunse a Tripoli il vascello inglese "Jesus", accompagnato da due mercantili, uno dei quali comandato dal francese Sonnings. Arrivò nel contempo anche una nave da Bristol. Il capitano di quest'ultima, Miles Dickenson, venne truffato dal francese che, inoltre, cercò di sfuggire anche ai dazi imposti alle merci in entrata nel porto. Ramadan intervenne per mettere fine ai disordini causati da alcuni colpi di cannone; decise, alfine, di fare arrestare i contendenti. Intervenuti i giannizzeri, costoro misero a morte il Sonnings ed un altro capitano.
Negli ultimi anni del suo governatorato si mese alla testa delle truppe e diede inizio a una campagna nel Garian contro la popolazione dei Beni Oulid: non trovando eccessiva resistenza. I ribelli, infatti, si addentrarono nel paese interrando i pozzi d’acqua alle loro spalle. Nacque il malcontento fra i suoi uomini a causa della mancanza d’acqua. Alla fine fu obbligato a rientrare a Tripoli. E’ qui fu ucciso in una congiura dai giannizzeri.
Il frate benedettino spagnolo Diego de Haedo lo descrisse come: “Un uomo di cinquantacinque anni, di altezza media, con la carnagione scura, una folta barba nera, una certa pinguedine e gli occhi un po’ strabici. Buon governatore, equo e privo di cupidigia, egli amava molto leggere testi di religione, arabi e turchi, attività in cui occupava tutto il tempo lasciato libero dagli affari.”
Il Fisher disse anche lui che fu popolare e amato da turchi e mori, sotto il cui governatorato si ebbe giustizia ed equità, pace e tranquillità come non mai prima, così il popolo fu, in maniera poco naturale, dispiaciuto quando egli venne trasferito a Tunisi.
Il De Grammont disse invece che aveva un cattivo carattere, ma cronache spagnole di Valencia lo descrivono come un uomo con uno spiccato senso di giustizia e dotato di buona diplomazia, preoccupato, comunque, dalla paura che potesse essere sospettato di favorire eccessivamente i cristiani… Egli ebbe una sola moglie, una corsa, e tre bambini. Entrambe le figlie sposarono dei rinnegati, rispettivamente uno spagnolo e un napoletano (o veneziano – ndc).
Solimano II ritratto dal Tiziano
Bibliografia
BRAUDEL F., The Mediterranean and the Mediterranean world in the age of Philip II, 1949, (deuxième éd. 1966).
FISHER Barbary, Legend. War, Trade and Piracy in North Africa (1415-1830), Oxford 1957 (Legende barbaresque. Guerre, commerce et piraterie en Afrique du Nord de 1415 à 1830), Alger 1991.
GRAMMONT H. D. DE, Histoire des rois d’Alger par fray Diego de Haedo, abbé de Fromesta, traduite et annotée, Revue africaine, 1880; riedizione Grand-Alger-Livres -Alger 2004.
GRAMMONT H. D. DE, Histoire d’Alger sous la domination turque, (Bibliothèque d'histoire du Maghreb), Paris 1887.
HAEDO D. DE, La Topographia e Historia general de Argel, 1612.
PINELLI L., Un corsaro sardo re di Algeri, Sassari 1972.
Più in generale per chi volesse approfondire la storia dei rapporti sociali e commerciali –schiavismo in particolare- tra Maghreb ed Europa dal secolo XVI fino ad epoche più recenti veda:
BENNASSAR B, Histoire de la Méditerranée, 1998.
MEZALI H., Alger, 32 siècles d'Histoire , ENAG/Synergie Ed., Alger 2000.
JULIEN C.-A., Histoire de l'Afrique du Nord, des origines à 1830, édition originale 1931, réédition Payot, Paris, 1994.
CHEVALLIER C., Les trente premières années de l'État d'Alger 1510-1541, OPU, Alger 1988.
BELACHEMI J.-L., Nous, les frères Barberousse, corsaires et rois d'Alger, Fayard, Paris 1984.
DAN P. F., Histoire de Barbarie et de ses corsaires, Paris, 1637.
BONO S., Corsari barbareschi, Torino, 1964.
AYMARD M., « Chiourmes et galères dans la Méditerranée du XVIe siècle », in Mélanges en l'honneur de Fernand Braudel, I, Toulouse 1973, pp. 49-64.
BELHAMISSI M., Les captifs algériens et l’Europe chrétienne, Alger 1996. BONO S., La schiavitù e la storia del Mediterraneo, in “La schiavitù nel Mediterraneo”, a cura di G. Fiume, 2001, pp. 4-19.
CRESTI F., « Gli schiavi cristiani ad Algeri in età ottomana : considerazioni sulle fonti e questioni storiografiche », in Fiume G. (a cura di), La schiavitù, 2001, pp.415-436.
FIUME G.,(a cura di), « Schiavi, corsari, ringardise », in Nuove Effemeridi. Rassegna trimestrale di cultura, XIV, 2001, n. 2.
FONTENAY M., « Le Maghreb barbaresque et l'esclavage méditerranéen aux XVIe et XVIIe siècles », in Les Cahiers de Tunisie, XLV, 1991, pp. 7-44.
FOURNIER J., « Un marché de Turcs pour les galères royales (1685) », Bullettin historique et philologique, XVI, 1901, pp. 571-575.
MANCA C., Il modello di sviluppo economico delle città marittime barbaresche dopo Lepanto, Napoli 1982.
MATHIEX J., « Trafic et prix de l’homme en Méditerranée au XVIIe et XVIIIe siècles », in Annales. E.S.C., IX, 1954, pp.157-164.
MONCEAUX M. H., « Le rachat des captifs des Régences d’Alger et de Tripoli au XVIIe siècle », in Annuaire de l’Yonne, 1898, pp.252-260.
PIGNON J., « L’esclavage en Tunisie de 1590 à 1620 », in Revue Tunisienne, n.s. I, 1930, pp. 18-37; n.s. III, pp.345-377.
RIGGIO A., « Tabarca e il riscatto degli schiavi in Tunisia. Da Kara Othman Dey a Kara-Mustapha Dey, 1593-1702 », in Atti della R. Deputazione di Storia patria per la Liguria, III, 1938, pp.255-346.
TENENTI A., « Schiavi e corsari nel Mediterraneo orientale intorno al 1585 », in Miscellanea in onore di Roberto Cessi, Roma 1958, II, pp. 173-185.
VALENSI L., « Esclaves chrétiens et esclaves noirs à Tunis au XVIIie siècle », in Annales E.S.C., XXII, 1967, pp. 1267-1288.
***
Hasan era certamente sardo, ma l'idea che fosse nativo dell'Asinara è un'invenzione di Luigi Pinelli che non si basa su alcun documento storico. Purtroppo l'idea è stata ripetuta ciecamente da alcuni lavori successivi al romanzo di Pinelli.
RispondiEliminaHasan il Sardo non era quindi dell'Asinara, isola all'epoca frequentata praticamente solo dai pescatori di corallo sassaresi, ma di Siniscola:
Un manoscritto spagnolo del XVI secolo, probabilmente scritto da Juan Perez De Castro, ed edito da Édouard Cat nel 1891 nel "Mission bibliographique en Espagne rapport à Monsieur le ministre de l'Instruction publique", specifica che Hasan nacque a Siniscola ed era cugino di un altro importante rinnegato sardo, Alcayde Ali, nativo di Posada.
Il racconto, che è il più specifico ed il più vicino ai fatti accaduti, oltre ad essere attribuito ad uno degli umanisti spagnoli più autorevoli di sempre, il già menzionato Juan Perez De Castro, presenta vari dettagli che ne comprovano la veridicità :
1) Siniscola fu effettivamente colpita da un devastante attacco barbaresco nel 1514, dove furono rapiti molti sardi. Il già citato manoscritto V 248, menziona che Hasan fu rapito all'età di dieci anni quando Siniscola venne attaccata. Quindi la data del 1514 concorda perfettamente bene con l'età di Hasan: nell'anno della spedizione di Algeri, quando Hasan raggiunse l'apice del suo successo, egli avrebbe avuto circa 37 anni, un uomo maturo, non troppo giovane, ma certamente non troppo anziano per ricoprire un ruolo importante e di prestigio come quello che egli rivestì all'epoca con vigore.
2)I cognomi dei genitori di Alcayde Alì, l'altro rinnegato sardo, nativo della vicina Posada, sono assolutamente realistici (Farres e Pelurço), e appaiono come deformazioni di cognomi sardi (notare che all'epoca i cognomi venivano scritti in maniera diversa anche all'interno dello stesso documento). Farre/Farris e Pilurzu/Pilurzi/Pilurtzu. Notare che mentre il primo cognome è diffuso in quasi tutta la Sardegna, il secondo cognome è abbastanza raro, e oltre il fatto che esiste solo in Sardegna, nella sua variante Pilurzi esiste solamente proprio nell'area di Posada e di altri paesi della zona come Siniscola e Orosei. L'Angius cita un Pilurzu di Posada che ebbe il coraggio di colpire il barone del luogo. Molto realistico anche il cognome del prete Nicolo (Nicolò) Iba il Sardo, un altro personaggio menzionato nel manoscritto spagnolo V 248. Il cognome Ibba, uno dei cognomi più diffusi in Sardegna, veniva spesso scritto Iba, specialmente in epoca spagnola.
3)Ancora più rilevante, il suddetto prete Nicolao/Nicolò Iba/Ibba, che nel manoscritto già citato come colui che trattò con i corsari barbareschi e che si recò ad Algeri, e che trattò anche con Alcayde Alì il Sardo (da cui probabilmente egli ottenne le suddette informazioni circa la nascita dei due rinnegati sardi, poi plausibilmente riferite a Juan Perez De Castro, forse direttamente) esistette realmente. Nicolao Iba/Ibba è menzionato in una serie di documenti risalenti al XVI secolo, e, cosa ancora più rilevante, è menzionata più volte la sua attività ad Algeri come negoziatore per il riscatto dei sardi rapiti dai corsari barbareschi, proprio come narrato nel manoscritto! Un dettaglio assolutamente reale. Prima che Cat pubblicasse il manoscritto cinquecentesco, l'unica menzione edita di Nicolao Ibba era quella del volume dell'anno 1877 di Historiae patriae Monumenta dedicata ad Iglesias, dove peraltro Nicolaus Ibba è menzionato solo come "sinidicus" di Iglesias. I documenti iglesienti menzionanti la sua attività di negoziatore ad Algeri sono invece stati pubblicati solo di recente (nel 2015) nella tesi di dottorato di Roberto Poletti sul notariato ad Iglesias. Una delle date (1551) in cui Nicolao Ibba era impegnato nel riscatto dei sardi catturati in Nord Africa secondo i documenti editi dal Poletti, coincide perfettamente con il periodo in cui il frate Nicolò era impegnato a negoziare con i corsari di Algeri.
EliminaQuindi, il manoscritto cinquecentesco V 248, scritto da un umanista autorevole, ed edito da uno studioso francese anch'egli autorevole, contente un racconto perfettamente realistico e caratterizzato da dettagli specifici comprovati da documenti indipendenti da esso, chiarisce senza ombra di dubbio l'origine siniscolese del famoso rinnegato sardo.
Ora c'è solo da chiedersi come mai un documento talmente importante sia stato totalmente ignorato, e perché sia stata preferita la storia inventata di sana pianta nel secolo scorso da Luigi Pinelli. Forse perché nessuno si è mai preso di scrivere un lavoro storico serio sulla sua figura?
Carissimo! Ti ringrazio per questo contributo che hai offerto e le preziose informazioni in esso contenute! Quello di Pinelli è stata per me l'unica pubblicazione reperita che parlasse più diffusamente di Hassan Aga... Altre, fonti franco-spagnole in particolare, lo hanno fatto più superficialmente. Personalmente mi ero fatto la convinzione che le notizie storiche su questo personaggio fossero attendibili perché avevo legato la presenza del Castellazzo dell'Asinara che molte fonti dicono appartenuto a uno dei fratelli Barbarossa, alla vicenda del piccolo Hassan dimorante in quell'isola. Però, come sostieni tu, non c'è certezza che sia stato veramente così come sostenuto dal Pinelli. Trarrò dai tuoi spunti quanto necessario per approfondire meglio la questione! Un caro saluto!
EliminaGrazie per la gentile risposta. Che Barbarossa abbia avuto base stabile all'Asinara è tutto da vedere, e comunque non proverebbe che Hasan fosse nato lì.
EliminaSappiamo che nel 1518 l'Asinara era disabitata e frequentata solo sporadicamente dai pescatori sassaresi e dai pirati barbareschi.
Proprio questo conferma che Hasan Aghà non può essere nato lì, visto che, anche se si volesse ignorare il già citato manoscritto cinquecentesco V, 248, che menziona esplicitamente la sua nascita a Siniscola, e rimane la fonte più vicina ai fatti accaduti, anche prendendo in considerazione solo la seconda fonte più antica dopo il manoscritto V, 248, cioè la "Topografía e historia general de Argel", in essa si narra comunque che Hasan venne preso quando fu attaccato un abitato (casal) dai Barbareschi in Sardegna, quindi non un' isola deserta come l'Asinara, ecco l'episodio menzionato nella "Topografía e historia general de Argel":
"Este había el Cheredin o segundo Barbarroja tomado
siendo mogo en la isla de Cerdeña, saqueando un casal; y como era de muy buen talle y hermoso, le hizo luego capón, que en turquesco se llama Aga, y le crió siempre en su casa como si fuera un propio hijo"
Quindi entrambe le due fonti più antiche menzionano che egli venne catturato quando venne attaccato un centro abitato, nel caso della fonte più antica, il manoscritto V, 248, il centro abitato viene identificato precisamente come Siniscola.
La richiesta fatta dai Sassaresi per poter costruire una torre all'Asinara nel 1518 è pubblicata in:
Acta Curiarum Regni Sardiniae, volume 6, parte 2.
Comunque, nel mentre ho trovato ulteriori notizie su Nicolao Ibba, il frate francescano sardo impegnato nelle trattive per il riscatto di sardi rapiti nel XVI secolo.
In una recente pubblicazione si racconta che egli cercò di ordire una trama che avrebbe coinvolto un gruppo di rinnegati sardi ad Algeri per prendere il potere nella capitale corsara:
"El franciscano insinuaba la posibilidad de tomar
la capital del corso berberisco a través de un complot montado por un cenáculo de
sardos, en el cual la religión no parecía importar tanto como en la tierra de origen"
Nella stessa pubblicazione si fa anche riferimento al fatto che il frate sardo Nicolao Ibba (o anche Iba/Yba) intrattenne trattative anche con un terzo famoso rinnegato sardo, Ramadan Pascià, governatore di Algeri.
Da: Gennaro Varriale, 2019, ¿La frontera mediterránea laboratorio de América? El espionaje contra
el Turco en el siglo XVI.
Tutto molto interessante! Perché non pubblichi qualcosa in modo da far riemergere tutta questa vicenda?
RispondiElimina