martedì 11 gennaio 2011

Ramadan Pascià

(Articolo pubblicato su "Sardegna Mediterranea" - semestrale di cultura n. 25, anno XIII, numero 1, 1° semestre 2009, pp. 24-27)


RAMADAN PASCIA’
IL SARDO CHE NEL 1500 FU RE DI ALGERI, GOVERNATORE DI TUNISI E TRIPOLI, AMMIRAGLIO DELLA FLOTTA TURCO-OTTOMANA PER CONTO DEL SULTANO SOLIMANO IL MAGNIFICO


Giuseppe Ruiu


Una delle più importanti cariche dell’Impero Ottomano, il Beylerbey che significa “Emiro degli emiri” designava il titolare della più alta carica nella provincia dell’Impero Turco in Nord-Africa o Maghreb (zona geografica che all’epoca era conosciuta nell’occidente cristiano con il nome di “Barberia”, “Berberia” o “Barbaria”). Titolo di rilevante importanza che non si ebbe prima dell’epoca di Arudj Barbarossa. 

Il più vecchio dei fratelli Barbarossa fu il primo a ricevere la Reggenza di Algeri e la sua nomina ufficiale venne fatta a Costantinopoli (Istanbul) nel 1534 da parte del Sultano Solimano il Magnifico. I Beylerbey di Algeri esercitavano la loro sovranità sui Pascià di Tunisi e Tripoli e non avevano superiori se non le direttive del “Divano”.

L’epoca dei Beylerbey (1518-1587), i “Re d’Algeri” così chiamati da Diego de Haedo frate benedettino spagnolo che aveva “visitato” Algeri tra il 1578 e il 1581, designò i primi anni della reggenza sotto tutela della “Sublime Porta” che nominava i suoi rappresentanti nel Maghreb.

I Beylerbey di Algeri:

1 Arudj Barbarossa (1516-1518)
2 Khayr ed-Din Barbarossa (1518-1533)
3 Hassan Aga Sardo (1534-1543)
4 Hadji Pascià (1543-1544)
5 Hassan Pascià (1544-1551)
6 Caïd Saffa (1551-1552)
7 Salah Pascià (1552-1556)
8 Hassan Corso (1556)
9 Théchéoli Pascià (1556-1557)
10 Yussuf (1557)
11 Yahya Pascià ( 1557)
12 Hassan Pascià (1557-1561)
13 Hassan Aga et Couça Mohammed (1561-1562)
14 Ahmed Pascià (1562)
15 Yahya Pascià (1562)
16 Hassan Pascià (1562-1567)
17 Mohammed Pascià (1567-1568)
18 Occhiali Pascià (1568-1572)
19 Arabo Ahmed Pascià (1572-1574)
20 Ramadan Pascià Sardo (1574-1577)
21 Hassan Pascià Veneziano (1577-1580)
22 Djafer Pascià (1580-1582)
23 Ramadan Pascià Sardo (1582)
24 Hassan Pascià Veneziano (1582-1587)


Tra essi ben due furono i Pascià Sardi, catturati in giovane età sulle coste dell’isola e portati nel Nord-Africa, dove in seguito a una serie di vicende e a indiscutibili abilità personali assursero alla più alta carica provinciale dell’Impero Ottomano.

Il primo fu Hassan Aga l’eunuco (sul quale poco ci si sofferma sia per la scarsità delle fonti a lui dedicate sia perché portato a conoscenza da Luigi Pinelli nel suo libro del 1972, e recentemente riscoperto dallo scrittore Massimo Carlotto nel suo romanzo: Cristiani di Allah, del 2008) catturato nientemeno che da Khayr ed-Din Barbarossa in persona, all’epoca dimorante saltuariamente nella fortezza detta del Castellazzo all’Asinara, il quale lo prese sotto la sua tutela e lo instradò verso la carriera corsara. Alla morte del Barbarossa prese il suo posto nella reggenza di Algeri nel 1535. Le poche fonti lo descrivono minuto di statura ma ben proporzionato e di bell’aspetto.

Fu il Khalifa Hassan Aga che diresse con successo la resistenza della città contro il famoso attacco dell’Armada spagnola dell’Imperatore Carlo V ad Algeri nel 1541: “Mai in nessun caso, un Re diede prova di coraggio, d’esperienza e di prudenza come lui in quella occasione” citano le fonti. Fu ben voluto e rispettato dalla popolazione e alla sua morte fu rimpianto da tutti quelli che lo conobbero. Il senso di giustizia e la generosità furono le sue doti migliori anche se crudele in certune circostanze.


Barbarossa

Il secondo Beylerbey sardo fu invece Ramadan Pascià, alcune fonti riportano varie grafie del nome: Rabadan Pacha, Ramadan Baja, Cayto Ramadan Pascià, Ramadan Sardo.

Fatto schiavo molto giovane in Sardegna è portato ad Algeri. Sposa in seguito una giovane rinnegata corsa (o sarda), di nome Emina.
Acquisì una buona reputazione negli anni in cui occupò la carica di Caïd in diversi paesi. Nell’ottobre del 1569 prese parte con l’ammiraglio Occhiali, anch’egli rinnegato cristiano calabrese di nascita, alla spedizione contro Tunisi.

Nel gennaio del 1570 venne lasciato dall’Occhiali al comando –governatorato- della guarnigione di Tunisi, rafforzò la sua posizione con l’ausilio dei giannizzeri (corpo militare d’elite ottomano costituito in gran parte da uomini nati cristiani e fin da fanciulli, dopo la cattura e conversione all’Islam, addestrati all’arte militare). Pacificato il paese, si dedicò alla guerra di corsa prelevando dai corsari la decima parte dei loro bottini, compresa la cattura degli schiavi.

Nel 1573 con la conquista di Tunisi da parte di don Giovanni d’Austria, venne richiamato a Istanbul. L’anno dopo venne inviato ad Algeri per ricoprire la carica di Beylerbey dove ne prese possesso nel 1574.

Rabadan Pascià regnò sulla Reggenza per tre anni e un mese. Nel corso di questo tempo, Algeri fu più tranquilla di quello che non fosse mai stata ed egli governò con giustizia ed equità tanto che non si ebbe un solo suddito che si lamentò di lui. Si contraddistinse per un’azione a Fez nel 1576 avente ad oggetto di ristabilire in trono il Sultano Moulay Muluch.

Nel 1577 lasciò Algeri per trasferirsi a nuovamente alla corte di Istanbul. Nel giugno del 1579 inviò un’accorata lettera al re di Francia Enrico III a seguito della cattura di una nave mercantile francese da parte dei suoi uomini. Nel 1580 ha il comando della flotta dell’Occhiali alla morte dell’ammiraglio calabrese.

Nella primavera del 1581 mediante una forte somma di denaro sborsata al Sultano, venne eletto pascià di Tripoli. Giunse a destinazione con la moglie Emina. Si trovò a dovere fronteggiare la rivolta delle tribù del circondario, che non furono comprese nel decreto di limitazione delle tasse emesso dal suo predecessore Chiafer Rais. Fece mettere a morte alcuni capi turchi che fomentarono la rivolta, i cui parenti in seguito lasciarono Tripoli.

Nel 1582 per la seconda volta assunse la reggenza di Algeri. Fu inviato su espressa volontà del Sultano Solimano il Magnifico, con il compito di far cessare la “guerra di corsa” dei Turchi e Mori del Nord-Africa contro i francesi alleati in quel tempo dei Turchi stessi.
In seguito il capo della Taïfa Mami Arnaute diresse una rivolta contro il Pascià che venne sconfitto e il Raïs si rese capo della città.
Nel 1583 fu di nuovo a Tripoli dove dovette controllare una nuova rivolta nel territorio circostante, nella quale i ribelli si spinsero sino alle porte del capoluogo.


Solimano il Magnifico

Nel marzo del 1584 giunse a Tripoli il vascello inglese "Jesus", accompagnato da due mercantili, uno dei quali comandato dal francese Sonnings. Arrivò nel contempo anche una nave da Bristol. Il capitano di quest'ultima, Miles Dickenson, venne truffato dal francese che, inoltre, cercò di sfuggire anche ai dazi imposti alle merci in entrata nel porto. Ramadan intervenne per mettere fine ai disordini causati da alcuni colpi di cannone; decise, alfine, di fare arrestare i contendenti. Intervenuti i giannizzeri, costoro misero a morte il Sonnings ed un altro capitano.

Negli ultimi anni del suo governatorato si mese alla testa delle truppe e diede inizio a una campagna nel Garian contro la popolazione dei Beni Oulid: non trovando eccessiva resistenza. I ribelli, infatti, si addentrarono nel paese interrando i pozzi d’acqua alle loro spalle. Nacque il malcontento fra i suoi uomini a causa della mancanza d’acqua. Alla fine fu obbligato a rientrare a Tripoli. E’ qui fu ucciso in una congiura dai giannizzeri.

Il frate benedettino spagnolo Diego de Haedo lo descrisse come: “Un uomo di cinquantacinque anni, di altezza media, con la carnagione scura, una folta barba nera, una certa pinguedine e gli occhi un po’ strabici. Buon governatore, equo e privo di cupidigia, egli amava molto leggere testi di religione, arabi e turchi, attività in cui occupava tutto il tempo lasciato libero dagli affari.”

Il Fisher disse anche lui che fu popolare e amato da turchi e mori, sotto il cui governatorato si ebbe giustizia ed equità, pace e tranquillità come non mai prima, così il popolo fu, in maniera poco naturale, dispiaciuto quando egli venne trasferito a Tunisi. 

Il De Grammont disse invece che aveva un cattivo carattere, ma cronache spagnole di Valencia lo descrivono come un uomo con uno spiccato senso di giustizia e dotato di buona diplomazia, preoccupato, comunque, dalla paura che potesse essere sospettato di favorire eccessivamente i cristiani… Egli ebbe una sola moglie, una corsa, e tre bambini. Entrambe le figlie sposarono dei rinnegati, rispettivamente uno spagnolo e un napoletano (o veneziano – ndc).


Solimano II ritratto dal Tiziano

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Più in generale per chi volesse approfondire la storia dei rapporti sociali e commerciali –schiavismo in particolare- tra Maghreb ed Europa dal secolo XVI fino ad epoche più recenti veda:

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