a cura di Giuseppe Ruiu
All'interno dei Quinque libri di Cargeghe si trovano alcuni resoconti delle visite pastorali che gli arcivescovi turritani compivano periodicamente nei villaggi della diocesi per amministrare le cresime e prendere visione della situazione generale delle parrocchie.
Le visite pastorali erano scrupolosamente calendarizzate e sovente preparate da una predicazione. La visita, dopo il rito della confermazione, si concludeva con un decreto, che analizzava con scrupolo ciò che fosse da correggere nella liturgia, nell'apparato liturgico e nell'arredo ecclesiastico in dotazione alla parrocchia. Si indicavano anche le novità da introdurre che sarebbero state verificate nella successiva visita.
Per Cargeghe, nel periodo in esame – il seicento –, è stato possibile prendere nota della frequenza delle visite dei vari arcivescovi turritani (singolarmente vi sono anche due visite effettuate dai vescovi di Bosa) succedutesi nel corso degli anni, e per alcune di esse trascrivere e tradurre dal castigliano le relative relazioni finali, presenti in copia sui registri parrocchiali dalle quali è possibile trarre una serie di interessanti informazioni storiche sullo stato dell'edificio di culto in ogni suo ambito e in generale sulla sfera religiosa del villaggio.
Come già accennato in altro lavoro, la prima visita pastorale della quale si fa menzione è quella dell'arcivescovo Alfonso Delorca (De Lorca, Delarca) il 23 aprile del 1598, ma non si conserva copia del resoconto nei registri. Delle visite, nel 1553 e 1555, dell'arcivescovo Salvador Alepus - figura di spicco di erudito, innovatore e mecenate nella Sardegna del XVI secolo - il quale effettuò le prime visite pastorali in assoluto nella diocesi turritana, si hanno resoconti editi molto dettagliati sullo stato delle parrocchie della diocesi, ma a differenza dei villaggi del circondario, egli non visitò la parrocchia di Cargeghe, così anche per quella della vicina Muros.
Tale dato potrebbe indurre a ipotizzare che all'epoca (nel 1555) la chiesa parrocchiale dei Martiri Quirico e Giulitta non fosse stata ancora edificata o completata, e dunque per tale ragione non si effettuò la visita pastorale (anche se andrebbe compreso il motivo per il quale non si visitò nemmeno la vecchia parrocchiale di San Pietro a valle del paese, ancora strutturalmente efficiente e si presume operante). I registri parrocchiali principiano dall'anno 1569 e dunque entro tale data essa fu già edificata e in funzione. Abbiamo così un lasso di tempo (14 anni) nel quale la parrocchiale venne probabilmente eretta, magari su impulso proprio dell'arcivescovo Alepus, e magari anche con il contributo del feudatario del paese, all'epoca don Geronimo Cardona y Castelvì barone di Ploaghe (la cui lastra tombale è ancora oggi visibile murata nel duomo di Alghero). Il lavoro fu con probabilità affidato alle esperte maestranze sassaresi riunite in corporazioni: picapedrers, albaniles, carpinteros, fusters, escultores, doradores, esperti nello stile tardo gotico di provenienza catalana ma dopo secoli riletto in originale chiave sarda, che alla fine del secolo XVI° su impulso dei gesuiti giunti a Sassari qualche decennio prima, verranno gradualmente edotte al nuovo - per la Sardegna - stile rinascimentale.
Elenco delle visite pastorali seicentesche:
1610, 18 novembre, visita pastorale del vescovo di Bosa don Gavino Manca de Cedrelles;
(1619?), 12 maggio, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Gavino Manca de Cedrelles;
1623, 19 maggio, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Diego (Giacomo) Passamar;
1626, 21 aprile, seconda visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Diego Passamar;
1630, 1 maggio, terza visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Diego Passamar;
1637, 8 febbraio, visita pastorale del vescovo di Bosa (già rettore di Cargeghe) don Giovanni Maria Del Olmo;
1645, 3 marzo, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Andrea Manca;
1651, 19 agosto, seconda visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Andrea Manca;
1662, 28 aprile, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Inigo (Ignazio) Royo (con resoconto);
1665, 26 aprile, seconda visita pastorale dell'arcivescovo turritano Inigo (Ignazio) Royo (con resoconto);
1673, 28 maggio, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Gavino Catayna;
1686, 30 gennaio, visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Juan Morillo y Velarde (con resoconto);
1688, 7 marzo, seconda visita pastorale dell'arcivescovo turritano don Juan Morillo y Velarde (con resoconto);
1694, 4 maggio, visita pastorale di Juan Francisco (Luguia?) delegato dell'arcivescovo turritano Juan Morillo y Velarde. (con resoconto).
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Visita dell'anno 1662
Noi fra don Ignacio Royo per la grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica arcivescovo ("Arzobispo") metropolita turritano, primate di Sardegna e Corsica e del Consiglio di sua Maestà.
Essendoci trasferiti in questo villaggio di Cargeghe ("villa de Cargegue") per proseguire la prima visita del nostro arcivescovado, abbiamo visto nella chiesa parrocchiale di detto villaggio la decenza nel quale si trova il Santissimo Sacramento dell'Eucarestia, gli Oli santi e la fonte battesimale ("El Santisimo Sacramento dela Eucharistia, los olios sagrados y Fuente bautimal"), quello che ci parve comandarvi, per maggior servizio di Dio e bene delle anime, è il seguente.
In primo luogo incarichiamo e ordiniamo al reverendo rettore e curato che tutte le domeniche all'ora che riterrà più opportuna chiami con una campanella i bambini ("llame con una campanilla los niños") e la gente del posto per insegnargli la dottrina cristiana, come abbiamo comandato nel nostro sinodo, con la citazione, che se non lo eseguissero bene, li castigheremo con le pene in essa contenute, e perché recepiscano meglio l'insegnamento, si faccia la spiegazione in lingua sarda ("lengua sarda"), procurando che le orazioni e articoli della nostra fede, li si apprenda nella detta lingua sarda, avendo sperimentato che conoscono la dottrina cristiana in latino, e quando gli si chiede come la capiscono, rispondono che non sanno cosa alcuna.
Comandiamo anche in virtù della santa obbedienza, e pena di maggiore scomunica ("y pena de excomunicacion maior") agli obrieri delle chiese parrocchiali di Cargeghe e Muros, che tutti gli anni senza alcuna remissione facciano pagare qualsiasi persona che voglia il diritto alla primazia, che consiste nel pagare per accendere la lampada del Santissimo e gli comandiamo sotto il medesimo precetto che facciano pagare anche quelli che sono in ritardo nel pagamento di detta primazia, e a coloro che hanno l'obbligo di pagarla e desiderano ancora ritardarla, gli comandiamo sotto la stessa pena e censura la paghino a detti obrieri, i quali se alcune persone fossero renitenti nel compiere questo pagamento, avvisino il rettore e il curato, ai quali comandiamo in virtù della santa obbedienza che dopo averli ammoniti una, due e tre volte, in tre giorni distinti e consecutivi li dichiarino pubblicamente scomunicati, se con effetto immediato non paghino questo diritto di primazia ("derecho de primicia").
Inoltre dato che nella chiesa parrocchiale di Cargeghe sia ha la necessità di alcune cose, ordiniamo all'obriere con pena di maggiore scomunica, che entro sei mesi esegua gli affari della chiesa, e se non li compirà, ordiniamo al rettore sotto la medesima censura di adempiere alla proprietà e rendite della rettoria. Una navicella d'argento perché serva con l'incensiere, tre corporali nuovi, quattro panni da lavabo, una cotta. Due panni grandi per il lavabo dei sacerdoti. Che si acquistino tre panni per le ampolle con i propri vassoi, e tre cartagloria per gli altari di S. Antonio, San Filippo Neri e S. Sebastiano ("los Altares de S. Antonio, San Felipe Neri, y S. Sebastian"). Si faccia una copertura in legno per la fonte battesimale. Che si raddrizzino le due porte della chiesa ("las dos puertas dela Iglesia"). Che si adattino gli altari portatili di modo che siano uguali ai fissi. Che si faccia di nuovo la copertina ai due vecchi messali. Che si ricuciano e adornino tutti gli ornamenti, mantelli o scialli che ne hanno la necessità in modo che [testo illeggibile] in particolare il pallio damascato ("palio de catalufa"), conservando il nuovo per le feste principali.
Inoltre che la chiesa di Muros, come quella di Cargeghe amministrino i cinque libri ("los cinco libros") nei quali si registrano i battezzati, cresimati ecc. Ordiniamo al rettore con pena di dieci scudi che entro un mese provveda, e compri due libri con fogli ben rilegati che cadauno abbia per lo meno cinque pagine di carta, uno dei quali venga consegnato al curato di Muros, affinché faccia dette registrazioni, e l'altro lo terrà il detto rettore per la medesima incombenza nella sua chiesa, e gli ordiniamo sotto la medesima pena che acquistando detti libri, ce li porti a Sassari ("a Saçer") affinché si ponga in essi autenticamente i mandati di questa nostra visita.
Inoltre avendo preso visione dei conti della chiesa di Cargeghe, abbiamo trovato alcuni sensali, i quali non si fanno pagare per incuria dei passati amministratori, e affinché non si perdano del tutto e si abbia la migliore diligenza possibile nel trovare le ipoteche e le proprie riscossioni. Imponiamo al rettore con la pena di una maggiore scomunica “ipso facto incurrenda”, che entro nove giorni, che gli precisammo con tre termini perentori, consegni subito a Thomas Querqui obriere di detta chiesa ("Obrero de dicha Iglesia") tutte le carte, atti, e scritture di tutti i sensali che detta chiesa possiede, e questo sia fatto con l'inventario di dette scritture e sensali, dei quali si facciano due copie firmate dal detto Thomas Querqui, nelle quali dica di incaricarsi di tali scritture, e sensali, e si obbliga a restituirle purché da noi vengano richieste, e una copia di questo che darà al rettore per verificarla e la medesima ce la invierà a Sassari affinché si inserisca nell'archivio della nostra curia.
Incarichiamo e comandiamo a detto Thomas Querqui che abbia tutta la diligenza possibile ("todas las dilegencias possibles") così come ci fidiamo della sua cristianità e buon zelo per raccogliere detti sensali e scoprire le ipoteche più vecchie cercando di riscuotere tutte le pensioni dovute, dal quale avrà da Dio nostro Signore il premio vigilando sulla proprietà della chiesa, che così celermente servono per la sua venerazione e adorazione divina.
Inoltre affinché questa nostra arrivi a conoscenza di tutti chiediamo al rettore di Cargeghe, e al curato di Muros, che ognuno nella sua chiesa la legga alla popolazione in alta e intellegibile voce in lingua sarda il primo giorno festivo al tempo dell'offertorio della messa maggiore, facendo una relazione ognuno di essi alla fine di detta visita come lo abbiano così eseguito firmandolo di propria mano. Dato a Florinas il 23 di aprile del 1662 ("los 23 de Abril de 1662"). Arcivescovo turritano. C C licenziato Martines Puliga.
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Visita dell'anno 1665
In Cargeghe
Noi fra don Ignacio Royo per la grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica arcivescovo metropolita turritano, primate di Sardegna e Corsica, vescovo di Ploaghe (“Obispo de Ploague”) e vessillifero della Santa Chiesa di Roma e del Consiglio di sua Maestà cattolica.
Avendo visitato la chiesa parrocchiale del villaggio di Cargeghe e la sua annessa di Monte Muros ci è parso comandare quanto segue.
In primo luogo al rettore e curato che proseguano come fino ad ora con tutta la vigilanza e cura nell'insegnare ai bambini di entrambi i villaggi la dottrina cristiana spiegandola e facendo in modo che la apprendano in lingua sarda affinché così la intendano e recepiscano meglio.
Inoltre rinnoviamo e confermiamo di nuovo gli editti che abbiamo inviato in ordine all'Opera delle feste (“Obrerania delas fiestas”) con comminazione delle pene, censure e riserve in essi contenute.
Inoltre avendo esaminato il modo e forma con i quali sono stati eseguiti i nostri comandamenti nella passata visita in entrambe le ville di Cargeghe e Muros, abbiamo constatato con grande dolore del nostro cuore (“con mucho dolor de nuestro corazon”) che non si è eseguita cosa alcuna di quelle che avevamo comandato specialmente per la riparazione e aggiustamento degli ornamenti e quello più grave è non avere aggiustato il sacrario del villaggio di Muros né vi è niente degli ornamenti che comandammo di essere fatti nuovi, sebbene la povertà della chiesa (“pobreza dela Iglesia”) come la rappresenta il rettore possa servire da scusa però non l'accettiamo, poiché tutte le cose possono essere aiutate: pertanto dichiariamo che il detto rettore sia incorso nella pena pecuniaria da Noi imposta in una precedente visita a Muros e Cargeghe, per la quale pena manderemo un esecutore in qualsisia proprietà delle quali si serve detto rettore perché dai profitti di esse si possa trarre ciò che necessita ad entrambe le chiese.
Inoltre affinché tutto ciò abbia l'effetto dovuto ordiniamo a Agustin Angel Sequi scrivano della nostra curia, faccia un embargo di qualche proprietà e beni che sono di detto rettore facendone un promemoria, e dando avviso di ciò, in modo da fornire ciò che è conveniente per l'esecuzione del nostro antecedente decreto.
Inoltre ordiniamo che questa nostra visita si copi in autentico nel libro della parrocchiale di Muros (“se copie authenticamente en el libro dela paroquial de Muros”), e in virtù della santa obbedienza e a pena di maggiore scomunica ordiniamo al rettore che la pubblichi in entrambe le chiese il primo giorno festivo al tempo della messa maggiore (“el primer dia festivo al tiempo dela missa mayor”) quando la popolazione è congregata, affinché tutti sappiano quello che abbiamo ordinado e il rettore darà fede sotto la medesima pena di averlo eseguito in tal maniera. Dato a Cargeghe il 26 di aprile del 1665. Arcivescovo turritano.
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Io il Dottor Gavino Branca rettore di detta chiesa (“Io el Doctor Gavino Branca Rector de dicha Iglesia”), dico e faccio fede che le pubblicai il primo giorno del mese di maggio, anno 1665. Giorno festivo dei gloriosi S. Filippo e S. Giacomo (“delos gloriosos S. Phelipe y S. Giaime”) al tempo della messa maggiore stando la popolazione congregata (“pueblo congregado”), in lingua sarda, ad alta e intelligibile voce, tutte le commissioni che sua signoria illustrissima ordinò, e per essere così la verità, firmo di mia mano con gli infrascritti testimoni. Giorno e anno come sopra. Idem Branca come sopra.
Il reverendo Pedru Paulu Sanna.
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Visita dell'anno 1686
Noi don Juan Morillo y Velarde, dell'Ordine di Calatrava (“dela orden de Calatrava”) per la grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica, arcivescovo metropolita turritano primate di Sardegna e Corsica e del Consiglio di sua Maestà. Trovandoci in questo villaggio di Cargeghe continuando la nostra santa prima visita pastorale abbiamo visitato la chiesa parrocchiale e il reverendo rettore e i venerabili curati, sacerdoti e altri nostri sudditi, e gli amministratori di detto villaggio. Vista la decenza del Santissimo Sacramento, dell'altare, gli Oli santi e fonte battesimale (“y vista la decençia del Santissimo Sacramento, del altar, los olios santos y fuente Baptismal”), ci è parso decretare e ordinare quanto segue.
In primo luogo ordiniamo e comandiamo al rettore e curati che tutte le domeniche e giorni festivi insegnino la dottrina cristiana radunando i bambini e anche la gente con una campanella e l'insegnino in lingua materna (“con una campanilla y los ensegnen en lengua materna”) e spieghino i principali misteri della nostra santa fede pena di due scudi al rettore per ogni domenica che non ottempera, per lui o per i curati, a questa ben precisa obbligazione. Al detto rettore e curati avvertiamo che non varrà dire per discolpa che non possono andare, ed è bene che noi non citiamo ("es bien no cité por nosotros") il detto secondo cui gli ignoranti devono essere accusati nel giudizio finale.
Essendo nostro obbligo assicurarci che i curati e i sacerdoti ordinati in ordine sacro che stiamo visitando siano uniti con l'esempio, la vita retta e la scienza così necessaria per illuminare i fedeli dalle tenebre dell'ignoranza (“la siençia tan necessaria para alumbrar alos fieles de las tinieblas dela ignorançia”), ordiniamo rispettivamente ad ognuno e a tutti insieme che un giorno di ogni settimana, nel pomeriggio, si riuniscano al suono della campana nella detta chiesa parrocchiale a conferire in merito ad alcuni casi morali per almeno due ore e che il rettore proponga una caso in particolare o questione la quale possa sembrare la più conveniente affinché il giorno della settimana seguente ognuno dica ciò che ha studiato in merito a detto caso o questione. E affinché vada avanti e si intensifichi tale necessaria importante pratica, nessuno si permetta di non praticarla (“ninguno se atriva a faltar a ella”), ordiniamo a detto rettore con pena di venti scudi per ogni volta che omettesse di praticarla e farla rispettare, e ai curati pena la sospensione dei loro uffici, e ai sacerdoti di dire messa con il termine di un mese, e agli ordinati in "ordinis sacris", che stanno per conseguirli, che non li promuoveremo a detti ordini (“no los promoveremos a dichos ordenes”) fin quando non constateremo tramite testimonianza autentica del rettore di avere assistito a tali incontri.
Inoltre per ciò che abbiamo inteso che i confessori confessano le donne davanti ai confessionali senza usare la griglia o grata (“los confessores confessan las muyeres por delante delos confessorios sin usar dela reja o rallo”), che fa parte del confessionale per tale scopo, siccome abbiamo riconosciuto che da questo abuso seguono molti gravissimi inconvenienti (“muchos y gravissimo incombenientes”) che abbiamo presentato ripetute volte alla Santa Sede Apostolica e alla Sacra Congregazione, ordiniamo e raccomandiamo al rettore e agli altri confessori pena una scomunica maggiore "ipso facto incurrenda" e la cui assoluzione ci riserviamo, che non si permettano di confessare donne se non attraverso la grata del confessionale cosicché le penitenti possano con meno pudore confessare le proprie colpe (“con que podran las penitentes con menos pudor decir sus culpas”) evitando così gli inconvenienti riferiti.
Inoltre per quanto conviene al servizio di Dio e per il bene della chiesa, in maniera più chiara stiano le messe e i legati pii: ordiniamo, comandiamo e inviamo al detto rettore e curati che non seppelliscano ogni volta ciascuno ("que no entierren cadaver cadauno") finché prima non prendano nota delle messe e delle opere pie estratte dal testamento e nella celebrazione della sua sepoltura, tramite tale nota potremo facilmente sapere nel giorno della nostra santa visita ciò che dovremo far rispettare, e da chi, e cosa stabilirono gli eredi, e fornire ciò che il testatore ha lasciato, e se dovesse succedere che morisse qualche "ab intestato" lo annotino così nella detta celebrazione e il rettore ce ne dia subito conto affinché si disponga per il bene della sua anima ("para que dispongamos en bien de su alma"), del quale abbiamo detto dando per inteso che non spetta [testo illeggibile] a noi disporre degli "ab intestati" secondo le costituzioni sinodali del nostro arcivescovado.
Inoltre avendo visitato la sacristia abbiamo trovato necessarie alcune cose, ordiniamo e comandiamo che entro un anno si faccia una navicella d'argento ("se haga una navicela de plata") e entro un mese due corporali, sei purificatori, quattro panni da lavabo e che nella chiesa di Muros si faccia quello che ordinerà il nostro vicario il quale farà le nostre veci nel visitarla.
Inoltre per quanto riguarda il dottor Solinas che fu rettore del villaggio di Ploaghe l'anno passato 1685, o seguente, che diede a questa chiesa parrocchiale cento libre a interesse del dieci percento secondo il volere di detto rettore mentre era vivo, e al presente li carica Bartholome Solinas suo erede di Codrongianos ("su heredero vecino de Codrongianos"), il quale contratto è illegale e usurario, e sappiamo che passano attraverso Thomas de Querqui di questo villaggio quarantaquattro scudi per pagare il capitale e gli interessi trascorsi dall'ultimo anno; ordiniamo al reverendo rettore obriere, e al detto Thomas de Querqui che non paghino alcuna cosa né riscattino detto censo a pena di maggior scomunica [testo illeggibile] sentenza, e sotto la stessa censura tengano il denaro senza spenderlo senza il nostro espresso ordine ("sin orden nuestro expresso"), e se il detto Bartholome Solinas lo chiede gli dicano di presentarsi nella nostra curia e lo sentiremo e amministreremo giustizia senza pregiudizio nei suoi confronti per i nostri mandati e dichiarazioni, e dei diritti del nostro promotore fiscale.
Inoltre avendo visitato l’altare della Vergine Santissima, San Giuseppe e San Giovanni che si trova nel lato della epistola il cui dipinto è molto bello e di grande devozione da parte del popolo (“el altar de la Virgen Santissima San Joseph y San Joan que està a el lado de la epistola cuya pintura es muy buena y de grande devocion al pueblo”), abbiamo anche sentito che è diminuita la devozione e che assiste poca gente con il rettore e i sacerdoti alla litania che si dice le domeniche nel pomeriggio, e perché da oggi si frequenti di più una così santa donna concediamo quaranta giorni di indulgenza a tutti quelli che assisteranno a dette litanie e così lo stesso li esortiamo a che le prime domeniche di ogni mese preghino il rosario di cinque decine in coro dopo dette litanie e concediamo loro altri quaranta giorni in più di indulgenza (“concedemos quarenta dias de indulgencia”) di modo che le prime domeniche pregando il rosario guadagnino ottanta giorni.
Inoltre ordiniamo e comandiamo che le primazie che pagano i vassalli di questo villaggio ("alas primissias que pagan los vassallos desta villa") e in quello di Muros, alle cui campane del Santissimo Sacramento sono applicate dette primazie, si conservino e si osservino i mandati del nostro predecessore in modo che non si perdano.
Inoltre avendo visitato il sacrario del Santissimo Sacramento abbiamo constatato che non ha tenda di fronte per la parte di dentro come si conviene. Ordiniamo e inviamo al reverendo rettore e obriere di metterla entro cinque giorni e che quando i curati andranno a Sassari per gli oli, mettano nelle cassette le lettere e i segnali ("que quando vayan los Curas por olios a Saçer hagan poner enlas caxas las letras y segnales") con cui si distinguono, che sono poi così mal poste e confuse di forma tanto che da esse non è possibile riconoscerli uno dall'altro.
Inoltre abbiamo preso i conti a Thomas de Querqui di questo villaggio delle diciotto vacche della chiesa che gli affidò il nostro antecessore Vergara nella sua ultima visita e abbiamo trovato che abbia ottenuto un buon frutto per l'utilità della chiesa (“haver procedido buen fruto en utilidad dela Iglesia”) e avere oggi ventotto vacche di [testo illeggibile], confermiamo tale decreto affinché si prenda cura indipendentemente dal rettore e obriere, e lo ringraziamo per avere ben operato, e opera, in questa materia.
Inoltre abbiamo preso i conti a detto Thomas de Querqui dell'Opera delle Anime del Purgatorio (“obraria de las Animas de Purgatorio”) e abbiamo trovato più o meno centotrenta capre [testo illeggibile], e che il frutto è stato ripartito molto bene a beneficio delle anime benedette (“en provecho de las benditas almas”) e lo confermiamo come obriere vita natural durante.
Concessione Ius patronatus e sepeliendi a Thomas de Querqui, anno 1673 (parrocchiale di Cargeghe, ex cappella Anime del Purgatorio)
Inoltre avendoci fatto una relazione il detto Thomas de Querqui che ha una casa in questo villaggio della lampada del Santissimo Sacramento che confina da un lato con la casa di Cathalina de Nurra ("que alinda de una parte con casa de Cathalina de Nurra") e dall'altro lato con una del reverendo Juan Matheo Mula e la casa di Juan Carta, via traversa, e che paga per quella cinque libre ogni anno ("que paga por ella sinco libras cada año") e che la vuole in proprietà dando per essa un censo di cinque libre di pensione annuale di proprietà sessanta, e due libre e dieci che li paga ogni anno Salvador Pinna e sua moglie Cathalina Angela Masala di questo villaggio e che si proceda al riscatto ed estinzione di detto censo con la sua persona e i beni e la stessa casa attendendo all'utilità e alla maggior sicurezza della lampada e accondiscendendo al desiderio ("acondessendo al deseo") del detto Thomas de Querqui comandiamo e decretiamo si faccia detta permuta nella detta formula e si proclami ciò con l'inserzione di questo decreto.
Inoltre Francisco Satta obriere di detta lampada ("obrero de dicha Lampana") ci ha fatto una relazione e dato una lista di molte persone che devono dei censi e affitti di case e [testo illeggibile] a detta Opera la quale abbiamo firmato di nostra mano e ci ha fatto relazione della povertà dei debitori ("nos ha echo relacion dela pobresa de los devidores"), ordiniamo e comandiamo con pena di maggior scomunica a detto Francesco Satta che raccolga dette partite ad agosto e ai debitori che le paghino con pena di maggior scomunica [testo illeggibile] e al reverendo rettore che li pubblichi, non pagando, come scomunicati ("descomulgados"), la cui assoluzione ci riserviamo. Infine comandiamo che questi nostri ordini si leggano al popolo in lingua volgare ("se lean al pueblo en lengua vulgar") il primo giorno festivo con i nostri personali editti che si leggano altresì il giorno del Giovedì santo con la bolla della [testo illeggibile]. Dato a Cargeghe il 30 gennaio del 1686.
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Visita dell'anno 1688
Don Joan Morillo y Velarde per la grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica, arcivescovo metropolita turritano, primate di Sardegna e Corsica e del Consiglio di sua Maestà. Trovandoci in questo villaggio di Cargeghe (“enesta villa de Cargegue”) continuando la nostra seconda santa visita, abbiamo visitato la chiesa parrocchiale, la sua sacristia, il Santissimo Sacramento, gli Oli santi e cimitero, con la confraternita di Santa Croce (“con la Cofadria de Santa Cruz”), i quali li abbiamo trovati con la dovuta decenza, e di questo diamo grazia alla divina Maestà, e per suo maggior servizio e gloria ci è parso decretare ciò che segue.
In primo luogo confermiamo tutti i nostri decreti e editti ecclesiastici nel corso della nostra santa prima visita, che trattano della disciplina e educazione ecclesiastica e cristiana (“disciplina, y educacion eclesiastica y Christiana”) della scienza morale e altre cose concernenti alla modestia dei costumi che devono avere i sacerdoti e ecclesiastici.
Inoltre decretiamo e inviamo che in merito agli effetti custoditi dall'obriere della chiesa parrocchiale si facciano in primo luogo due albe (camici) con le loro sopravvesti (mantelli) di stoffa ordinaria per l'uso quotidiano dei sacerdoti. Inoltre si facciano un piviale (pluviale) con le sue tuniche con collo a ciambella viola con le frange e guarnizioni di seta, inoltre una navicella d'argento (“navicela de plata”) conforme al turibolo di cui dispone detta chiesa.
Inoltre [testo illeggibile] si faccia un aspersorio d'argento [testo illeggibile] e direzione del reverendo rettore di questo villaggio che lo compia entro l'anno.
In fine confermiamo i decreti della nostra prima visita [testo illeggibile] dando testimonianza da parte di uno dei curati di averli pubblicati. Dato a Cargeghe il 4 di marzo 1688.
Inoltre ordiniamo che entro il mese si metta una serratura alla porta del sacrario del Santissimo Sacramento poiché abbiamo constatato che non chiude e apre come deve (“que no sierra y abre como se debe”), la quale incombenza commissioniamo al reverendo rettore che la compia entro detto [testo illeggibile] sotto pena di sei scudi applicati per la sacristia della parrocchia. Dato come sopra. Joan arcivescovo turritano.
Abbiamo appreso che nei funerali alcune donne perdono il senso della ragione - ma devono tenere in considerazione che la morte è comune a tutti e che proviene dalla volontà di Dio (“de ser la muerte comun a todos y que proviene dela voluntad de Dios”) - e iniziano a lamentarsi, cosa che la gente chiama “atitare” (“y passan a endechar que el vulgo dize atitare”), cose che portano all'odio e a cattive volontà; pertanto ordiniamo che d'ora in avanti i curati e il reverendo rettore del villaggio, che trovino simili donne in lamentazione (“hallando semejantes mugeres endechando”), le lascino il cadavere nelle loro case e non lo portino a seppellire sotto pena di sospensione, fintanto che si siano zittite e cessino di lamentarsi (“sino que sieren callarse y cessar de endechar”), e ci rendano conto per loro cautela, come è stato detto. L'arcivescovo.
Giorno 15 di aprile 1688
Io infrascritto curato faccio fede (“hago fe”) come mi è stato imposto in lingua sarda tutto quello che ha ordinato sua signoria illustrissima al tempo della messa principale il giorno di Giovedì santo (“jueves Santo”) stando il popolo congregato, del quale dò testimonianza, giorno e anno. Bachis Baquiddu curato.
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Visita dell'anno 1694
Avendo visitato, infrascritto delegato visitatore (“delegado visitador”), la chiesa parrocchiale di questo villaggio, il Santissimo Sacramento, sacristia, fonte battesimale, cimitero e inoltre le Opere, abbiamo trovato tutto con la dovuta decenza, si è decretato quanto segue.
In primo luogo restando confermati i decreti delle visite di sua signoria illustrissima a cui si era smesso di obbedire, si invia al priore e confraternita dell'oratorio di Santa Croce (“al Prior y Cofadria del Oratorio de Santa Cruz”) che tutti gli anni prendano i conti all'obriere e precettore di detto oratorio con l'assistenza e in presenza del reverendo rettore, per questo errore dunque si sono trovati i conti molto confusi (“pro esta falta se han hallado las cuentas mui confusas”), li compiano allora ogni anno sotto pena di dieci scudi e sotto giudizio di maggior scomunica, e le stesse pene le invia al detto priore e confratelli (“dicho Prior y Cofadres”) che i giorni festivi facciano le funzioni dell'oratorio in inverno alle ore otto e in primavera alle sette del mattino. Dopo di questo visiteremo gli inconvenienti che accadono nel rimanere la chiesa parrocchiale senza la dovuta assistenza al tempo delle funzioni (“en quedar la Iglesia Parroquial sin la assistencia devida al tiempo de la funciones”), che si facciano con il concorso che si richiede.
Infine si ordina e si invia a tutti gli obrieri che non prestino cosa alcuna della chiesa né grano né soldi (“los Obreros no presten cosa alguna dela Iglesia ni trigo ni dinero”) con pena di pagarlo con i propri beni, e tanto questi con gli altri decreti delle altre visite si rendano note al popolo il primo giorno festivo attuando la loro pubblicazione. Dato a Cargeghe il 28 di [testo illeggibile] 1694. Signor Juan Francisco (Luguia?) delegato.
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