di
Giuseppe Ruiu
Tra la
fine del XVII e il XIX secolo all'interno della ristretta cerchia
delle famiglie nobili della villa di Cargeghe -
Cargiegue, secondo la grafia spagnoleggiante del tempo -
risalta quella dei Satta poiché unici a fregiarsi del titolo di
eques, cavalieri del Regno di Sardegna.
Fra
tali famiglie della piccola nobiltà rurale per lo più non autoctone
del luogo ma provenienti per diverse motivazioni, matrimoniali per lo
più, da altri centri del logudoro interno quali, principalmente,
Thiesi e Banari - ed in seguito inurbatesi nella vicina città di
Sassari -, quella dei Satta può essere considerata una delle più
radicate, la cui presenza ascende alla fine del XVII secolo,
allorquando il primo di tale casata contrasse matrimonio in Cargeghe
con una nobile del luogo.
Equitis
señor
Franciscu Satta Grixoni de Utieri, nell'anno del Signore 1680 sposava señora
Giovanna de Querqui figlia del majore di Cargeghe, e obriere di San Quirico, Thomas de
Querqui.
I de
Querqui (leggi: de Cherchi) insieme ai de Serra, de Martis, de Fiumen
ed altri, rappresentavano le antiche casate di majorales, l'originaria
e originale nobiltà sarda di ascendenza giudicale, da sempre
presenti in questi luoghi. Di Thomas de Querqui rimane memoria in una
consunta targhetta datata all'anno 1673 posta all'interno di
quella che fu la cappella delle Anime del purgatorio
(l'originaria cappella tardogotica de sa Regina de sa rosa) all'interno
della parrocchiale, dove si descrive della concessione, per sé e per
i propri successori, dello ius patronatus sepeliende da parte
dell'Arcivescovo turritano Gavino Cattayna. In seguito tale patronato
passerà ai Satta-Querqui.
Concessione ius patronatus sepeliendi a Thomas
de Querqui nel 1673, in seguito ai Satta-Querqui
Poco
alla volta a queste antiche famiglie col passare del tempo
subentrarono per legami matrimoniali, come già accennato, quelle dei
Manca, Satta, Nurra, Flores, Solinas e Corda.
L'origine
della casata dei Satta è abbastanza controversa e si perde nelle
nebbie del tempo, ma c'è chi sostiene fosse di estrazione
corso-gallurese. Nel 1498 sembra sia stato concesso a questa famiglia
quello che appare essere l’ultimo privilegio di Generosità.
Certamente dopo tale data non risulta più alcuna concessione di tal
tipo (si ritrova una conferma del 1508) (1).
Le
fonti storiche menzionano un certo don Angelu Satta che nel 1502 ottenne la podesteria di tutta la zona del Coghinas dai Centelles conti di Oliva, che è stata mantenuta dai suoi discendenti fino al 1596. Egli fu, con tutta probabilità, genero del celebre condottiero ozierese don Leonardu Tola - distintosi nell'assedio di Granada contro i mori nel 1492 - avendo sposato la figlia Angelesa alla fine del XV° secolo (2).
Un Antonio Satta di Ozieri, forse affine del summenzionato Angelu Satta, nel 1599 fu armato cavaliere e i suoi figli furono ammessi al corpo militare. Dal XVII° secolo fu consentito ai cavalieri Satta di prendere parte allo Stamento militare del Regno di Sardegna.
Il
nostro equitis don Franciscu Satta Grixoni discende dunque da questo
ramo dei Satta ozieresi (3),
famiglia di nobili cavalieri rurali,
la cui ricchezza derivava dal possesso della terra coltivata a grano
e dall'allevamento del bestiame.
Egli era figlio di Francesco Satta del Mestre, figlio di Giovanni Maria
Satta (come documentato negli atti dello Stamento militare del Regno) coniugato appunto con una del Mestre, a sua volta figlio di
quel Antoni Satta già menzionato... i nomi nelle genealogie
familiari spesso si ripetono nel breve volgere di una generazione
come vedremo.
Partendo
dal nostro capostipite cargeghese, che tramandò il titolo di
“cavaliere nobile don” ai suoi figli maschi, è stato invece
possibile ricostruire attraverso un complesso lavoro di ricerca nei
Quinque libri del paese, l'albero genealogico del ramo principale e
del secondario della famiglia a partire dall'anno 1680 fino al 1831
quando la casata si estinse con la morte del suo ultimo
rappresentante: l'avvocato don Giovanni Maria Satta (i nomi si
ripetono come detto), il cui unico figlio maschio ed erede Francesco,
Cicito, premorì bambino al
padre a causa del vaiolo. Una triste vicenda
che merita di essere narrata, in appendice, così come è stata
tramandata da una fonte parrocchiale ottocentesca in quanto il nobile
avvocato istituì la chiesa di Cargeghe beneficiaria di tutto il suo
patrimonio.
Per eternare il ricordo di questo illustre benefattore,
l'amministrazione civica gli intitolò uno slargo nella parte alta
dell'odierna via Nazario Sauro, il “Largo Satta” visibile in una
mappa dell'abitato del 1901 (ma anche in altre mappe dell'epoca con la dicitura di "Piazza cav. Satta"), nell'area in cui era ubicata nell'abitato del paese la sua dimora; forse dove
oggi sorge una moderna palazzina nel cui ingresso è presente,
inglobato nella muratura, un portale di fattura tardogotica (o tardoromanica) istoriato
di simboli sacri. Un elemento decorativo di pregio destinato ad
abbellire una dimora gentilizia della quale sopravvive come ultima
testimonianza
(4).
Largo Satta, abitato di Cargeghe, 1901
(Archivio di Stato di Cagliari)
Portale tardogotico in casa privata
Memorie della partecipazione dei cavalieri Satta alle
Cortes del Regno sono presenti in alcune fonti della fine del
XVIII° secolo. In una in particolare del maggio del 1794, nella
quale il cavaliere Francesco Satta di Cargeghe non potendo
intervenire alle sedute dello Stamento
militare «por sus
diarias ocupassiones en la ciudad de Caller capital de este Reyno en
persona passar» alle
quali era stato convocato, istituisce come suo procuratore don
Ignazio Musso di Castellamonte. (5)
Albero
genealogico
Equitis
señor
Franciscu Satta Grixoni (Ozieri, 1659c.-Cargeghe, 1729)
sposa
a Cargeghe nel 1680 señora
Joanna de Querqui, figlia di Thomas de Querqui
Figli:
Anguela
Maria Satta Querqui (Cargeghe, 1681)
Joannes
Maria Satta Querqui¹
(Cargeghe, 1682-1746)
Antoni
Satta Querqui²
(Cargeghe, 1685-1750)
Thomas
Satta Querqui (Cargeghe, 1686-1688)
Juan
Antonio Satta Querqui (Cargeghe, 1689c.-1749)
Pedru Franciscu Jusepe Satta Querqui (Cargeghe, 1694)
Anguela Satta Querqui (Cargeghe, 1695)
Ignaciu Satta Querqui (Cargeghe, 1699)
Filipu
Ignaciu Julianu Satta Querqui (Cargeghe, 1697-1728)
Quirica
Satta (Cargeghe, 1704c.-1750)
*
¹Ramo
principale
Eques don Joannes
Maria Satta Querqui
Sposa nel 1721c. Margarita Usay (1687c.-Cargeghe, 1727)
Figli:
Joanna Maria Theresa Satta (Cargeghe, 1727)
Gavinus Raimundus Josephus Satta Usay (Cargeghe, 1726-1729)
_
Sposa
in seconde nozze nel 1731c. donna Maria Catharina Spensatello Ogiano
di Tempio (1709c.-Cargeghe, 1763) figlia Sebastiani
Figli:
Francisco
Raimundo Satta Ogianu (Cargeghe, 1732-1803)
Theresia
Satta (Cargeghe, 1735)
Maria
Josepha Raimunda Satta (Cargeghe, 1737)
Juana
Maria Michaella Satta (Cargeghe, 1739)
Philippus
Gavinus Satta Ogianu (Cargeghe, 1741)
Sebastianis
Satta Ogianu (Cargeghe, 1742)
*
Eques don
Francisco Raimundo Satta Ogianu
sposa
a Cargeghe nel 1756 Joanna Budroni, figlia Dominici
Figli:
Catharina
Raymunda Satta (Cargeghe, 1757)
Joannes
Maria Satta Budroni (Cargeghe, 1758-1831)
Dominicus
Satta Budroni (Cargeghe,
1763-1804), “Capitan
de la cavalleria y compania cazadora”
Maria Catharina Satta (Cargeghe, 1766)
Felicia Satta (Cargeghe, 1768)
Francisca Satta (Cargeghe, 1771)
Josepha Aloysia Satta (Cargeghe, 1774)
*
Eques
don Giovanni Maria Satta Budroni
sposa
nel 1818c. donna Maria Angela Martinez (Sassari - Cargeghe, 1821),
figlia don Giovanni Battista Martinez di Montemuros
Figli:
Joanna Maria Anna Quirica Gavina Effisia Satta (Cargeghe, 1819)
Franciscus
Gavinus Ephisius Linus Satta Martinez (Cargeghe,
1821-1829)
Estinzione
ramo principale
**
²
Ramo secondario
Eques don Antoni
Satta Querqui (Cargeghe,
1685-1750)
sposa nel 1713c. Juanna Maria Fiore Deliperi di Sassari.
*
Sposa in seconde nozze Maria Flores di Sassari
Figli:
Joanna Satta (Cargeghe, 1726c.-1776)
Francisco Satta Flores (1729c.-Cargeghe, 1779)
*
Eques don Francisco Satta Flores
sposa a Cargeghe nel 1759 Maria Dominica Manca Satta, figlia Gavini Ignatii Manca
Figli:
Joanna Dominica satta (Cargeghe, 1766)
Andreas Satta Manca (Cargeghe, 1768-1795)
Maria Magdalena Satta (Cargeghe, 1771-1772)
Estinzione ramo secondario
*Tratto da “Elenco Nobiliare Sardo”, a cura
dell’Associazione Araldica Genealogica Nobiliare della Sardegna,
Ed. Delfino.
4) Portale
tardogotico a Cargeghe, di Marco Sanna, in Sardegna Antica n. 22,
2002.
Articolo di Marco Sanna, in Sardegna Antica
5) L'attività degli
stamenti nella Sarda Rivoluzione, vol. 2, Luciano Carta, 2000, doc.
157/44, pag. 1294.
Appendice*
Don
Giovanni Maria Satta istituisce erede la chiesa di Cargeghe nel 1831
I destini provvidenziali della chiesa parrocchiale di
Cargeghe considerandoli dal lato puramente umano per controversie di
tempi si credono già involti in tenebre misteriose. Era però
scritto nel libro di Dio che nel tempo dovevasi suscitare anime
veramente generose e grandi, le quali con le loro pietose elargizioni
ne assicurassero ai poveri una sicura speranza.
Il nobile avvocato
don Giovanni Maria Satta temprato alla scuola dell’avventura dato
un addio al frastuono del mondo con pubblico testamento fatto nel
1831 istituisce la chiesa parrocchiale di Cargeghe erede del suo
vastissimo censo di famiglia. Il nome d’un sant’uomo passò
sempre benedetto nel labbro delle passate generazioni ed oggi più
che mai si ricorda con intima soddisfazione.
E ciò con fondamento,
giacché dalla tradizione costante raccogliesi essere stato il nobile
don Giovanni Maria Satta un uomo che all’acutezza dell’ingegno
accoppiava tutte le cristiane virtù. Per seguitar sviluppo d’ingegno
e provata esperienza viaggiò spessissimo in continente malgrado le
difficoltà dei tempi e dei mari.
Ritornato in Sardegna, carico di
regie onorificenze [?] solidamente la sua amicizia col celebre
giureconsulto don Nanni Sassu ed ambedue ebbero l’onore
d’incontrare l’augusto sovrano di Sardegna Carlo Felice nella
solenne circostanza che venne a visitare la [?] città di Sassari ed
il nobile avvocato ebbe contemporaneamente l’alto onore di ricevere
dal municipio le chiavi della città per aprirla all’augusto
personaggio ed assieme al nobile don Nanni Sassu sostennero il freno
del regio cavallo.
A una età piuttosto avanzata pensò accasarsi e
impalmò una delle figlie del Marchese Monte Muros con la quale si
ritirò a Cargeghe e per menar vita tranquilla e religiosa. Da questo
matrimonio ebbero un figlio di nome Cicito. Questo figlio al canuto
genitore era diventato doppiamente caro perché in lui aveva
concentrato tutti gli affetti di sposo e di padre essendo la sua
stimatissima consorte sopravvissuta al neonato figlio non più che
pochi giorni.
Su quest'uomo il povero trovava sollievo, l’afflitto
il conforto, il pupillo e l'orfano il sostegno nella loro sventura.
La sua familiarità unita alla sua influenza abbatteva gli odi
componeva le famiglie in pace l’innocente perseguitato dalla
giustizia in lui ritrovava il difensore.
In una parola il nobile don Giovanni Maria Satta siccome
era il padre del povero e del derelitto, siccome era il difensore del
calunniato così parimenti era il terrore dei malandrini che
infestavano non solo i paesi circonvicini alla sua patria Cargeghe ma
anche della Baronia.
[?] [?] l’illustre uomo per la perdita della
sua carissima consorte ma confortato dall’unigenito figlio Cicito,
passava giorni allegri e tranquilli senonché era scritto nel libro
del Signore, che dovesse sorso a sorso tracannare il liquido del
calice del dolore giacché quando più sicuro credeva il suo caro
figlio Cicito affezioni e paterne consolazioni nella verdissima età
di anni undici ed un mese il morbo pestilenziale del vaiolo arabo che
rapì improvvisamente dal cuore del vecchio genitore.
Stretto il tenero cuore dell’uomo settuagenario per la
perdita del suo unico figlio altro pegno più caro non credette sul
momento deporre sulla bara dell’estinto Cicito che i pochi suoi
canuti capelli. Sopravvisse alla morte del figlio un anno e mesi
cinque essendo morto il figlio negli ultimi mesi di settembre.
In
questo frattempo pensò effettivamente all’anima sua e a quella dei
suoi cari e con testamento come sopra abbiamo riferito stipulato
l’anno 1831 istituiva erede la chiesa parrocchiale di Cargeghe
sotto l’invocazione dei Santi Martiri Quirico e Giulitta Patroni
nostri.
Benedetto egli rese nella tomba a quelle consolazioni che non
poté fruire in terra la gloria oggi in cielo in merito della sua
pietà cristiana. Raccolse l’ultimo suo spirito il teologo
collegiato Giovanni Scarpa rettore di Cargeghe ma nativo di Nulvi.
* Testo presente anche in: Inedite memorie parrocchiali cargeghesi tra ottocento e novecento