di
Giuseppe Ruiu
(Si ringrazia sentitamente il prof. Alessandro Nesi per le preziose delucidazioni sul tema - la Sacra Famiglia - trattato in questo articolo).
«Nel
Vangelo non troviamo discorsi sulla famiglia, ma un avvenimento che
vale più di ogni parola: Dio ha voluto nascere e crescere in una
famiglia umana.»
Benedetto XVI
In ambito artistico il tema iconografico della Sacra
Famiglia, con San Giuseppe e sovente altri Santi tra cui Santa
Elisabetta, Sant'Anna o San Giovannino, ha ispirato gli artisti
rinascimentali fin dagli albori del XVI secolo. Fu però al tempo
della Controriforma che il soggetto sacro assunse un posto di rilievo
quale rappresentazione artistica, avendo grande diffusione,
allorquando i Gesuiti ne fecero un potente manifesto simbolico della
famiglia cristiana, modello di vita domestica e di virtù, parallelo
tra Trinità terrena e celeste.
Maria giovane madre premurosa e melanconica, Gesù
bambino, dolce e ricciuto, e San Giuseppe, un po' in disparte e già
avanti con gli anni, ma comunque protettivo... un tema classico
dunque, ma singolarmente complesso.
A tali figure spesso si aggiunge quella di San
Giovannino, che in alcune rappresentazioni si porta
l'indice sulle labbra nell'emblematico signum harpocraticum,
ad intimare il religioso e sacrale silenzio verso il sonno del
giusto: il bambinello dormiente, o forse, anche allusione artistica
ad ermetiche conoscenze che l'iniziato deve mantenere celate.
La Sacra Famiglia con San Giovannino di Cargeghe, del
manierista fiorentino Baccio Gorini, opera del primo seicento,
possiede questo bagaglio storico-artistico e simbolico, che offre
interessanti chiavi di lettura circa la sua genesi, la competenza
culturale dell'artista, e la sua committenza.
La Sacra Famiglia di Cargeghe, inizi XVII sec.
La prima storica rappresentazione della Sacra Famiglia
con San Giovannino, dalla quale l'opera in oggetto - e molte altre -
ha tratto ispirazione, potrebbe derivare da un disegno-prototipo a
sanguigna eseguito da Michelangelo Buonarroti (Caprese, 1475-Roma,
1564) probabilmente per Vittoria Colonna: “La Madonna del
silenzio”, c. 1538-40.
Di tale opera non rimane traccia, oppure fu
un'incompiuta dell'artista. La prima traduzione a bulino del disegno
michelangiolesco fu del pittore e intagliatore bolognese Giulio
Bonasone (c.1488 – dopo 1574), nel 1561. Altra incisione del
soggetto la ritroviamo ad esempio nel 1566 ad opera di Philippe de
Soye (1538 - Roma, 1572).
Madonna del silenzio, incisione,
Giulio Bonasone, c.1561
Giulio Bonasone, c.1561
Madonna del silenzio, incisione,
Philippe de Soye, 1566
Philippe de Soye, 1566
Madonna con bambino, acquaforte, Francesco Vanni,
XVI sec. "Ego dormio et cor meum vigilat"
XVI sec. "Ego dormio et cor meum vigilat"
Ulteriori incisioni, originalmente rivisitate, le
abbiamo ad opera delle prolifiche famiglie di incisori dell'Europa
settentrionale: i fiamminghi Galle (Philip, Theodoor e Cornelis) e
Wierix (Anton, Jan e Hyeronimus) che operarono tra la metà del XVI e
la metà del XVII secolo.
Incisione, Hieronymus Wierix, XVII sec.
Dettaglio, similitudini tra l'incisione
del Wierix e l'opera del Gorini
del Wierix e l'opera del Gorini
Incisione, Hieronymus Wierix, XVII sec.
Incisione, Hieronymus Wierix, XVII sec.
Incisione, Theodoor Galle, XVII sec.
Il tema originario della Sacra Famiglia viene così
idealmente ripreso dai fiamminghi spesso su committenza della
Compagnia di Gesù che in epoca di evangelizzazione delle popolazioni
amerindie dell'America latina: Perù e Messico, e asiatiche del
Giappone, di Macao e delle Filippine, ne fece, come detto, un modello
simbolico valido anche per i nuovi cristiani delle indie orientali e
occidentali.
Lo ritroviamo infatti in questi luoghi grazie alle opere
realizzate da alcuni artisti Gesuiti quali Giovanni Niccolò o
Nicolao o Nicolao da Nola (Nola, 1560-Macao, 1626), missionario in
Giappone e a Macao. Il quale realizzò degli altarini-icone
devozionali riconducibili all'arte
cristiano-giapponese definita Nanban bijutsu o Namban, di
epoca momoyama (1573-1615). Così come lo ritroviamo a Cuzco in Perù
sempre per tramite dei Gesuiti.
Altarino-icona, missione dei gesuiti
portoghesi in Giappone, XVI sec.
Altarino-icona, anonimo fiammingo, missione
dei gesuiti portoghesi in Giappone, XVI sec.
Altarino-icona, Giovanni Nicolò, Giappone, XVI sec.
Sagrada Familia, Andres de Concha, Messico, XVI sec.
La Virgen el niño y san Juanito, olio su rame,
scuola spagnola, XVII sec.
Sagrada Familia y san Juanito, olio su rame,
scuola spagnola, XVII sec.
El sueño del niño, Cuzco, Perù, XVIII sec.
La Sacra Famiglia di Cargeghe - la Sardegna spagnola del
XVI secolo era considerata terra incognita non meno delle indie, e
dunque la funzione evangelizzatrice della Sacra Famiglia aveva le sue
motivazioni religiose nonostante in realtà nell'isola il
cristianesimo si diffuse da epoche remote - è ipotizzabile venisse
dunque eseguita dal Gorini rifacendosi idealmente all'opera
michelangiolesca o ad altra versione successiva ma difficilmente
individuabile con precisione ma che comunque la diffusione della
stampa permise che le incisioni potessero circolare tra
gli artisti i quali possedevano svariate copie da cui attingere
sempre nuovi soggetti sacri, e il Gorini stesso non fu di certo
immune da questo stratagemma.
Sacra Famiglia, Mariotto Albertinelli
(attribuito), XVI sec.
Sacra Famiglia, Lavinia Fontana,
Escorial, XVI sec.
Madonna col bambino e san Giovannino,
Giovanni maria Butteri, XVII sec.
Sagrada Famìlia y san Juanito,
anonimo italiano, XVII sec.
La committenza dell'opera potrebbe essere quella di un
religioso vicino ai Gesuiti - tra la fine del XVI e gli inizi del
XVII secolo alcuni rettori della parrocchiale di Cargeghe, tra cui
Andrea de Aquena e Giovanni Maria del Olmo (Olmo o Desulumu) furono
in rapporti con i Gesuiti da poco installatisi a Sassari - forse per
una iniziale devozione privata, viste le non grandi dimensioni
dell'opera, oppure per impreziosire da subito una cappella della
chiesa parrocchiale (forse luogo di riunione della nascente confraternita di Santa Croce prima dell'erezione dell'oratorio nel 1630) dove dal punto vista artistico-architettonico i
richiami alla Compagnia di Gesù di sicuro non mancano.